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domenica 30 gennaio 2011

Retrofonino non stop

Visto così fa proprio pena.

Mezzo rotto, vecchio, smontato in due e buttato lì quasi a casaccio, sopra un compito in classe.

E dove altrimenti? Perchè in effetti questo è il classico telefono degli insegnanti (e nello specifico di lettere come il sottoscritto), non certamente identificabili come geek supertecnologici. Eppure l'idea di abbandonarlo mi fa star male. Sarà perchè mi affeziono alle cose, sbagliando probabilmente, considerando che si tratta solo di un pezzo di plastica. Ma mi affeziono veramente. Non tanto all'oggetto in sé, ma a quello che rappresenta, ad un'abitudine consolidata che mi porta a trovare gli sms con una precisa combinazione di clik e le chiamate perse con un'altra.

E in ogni caso mi ci sono affezionato, forse per via della sua facilità d’utilizzo, o forse perchè mi piace l'idea che se cade per terra venti volte al giorno non si rompe, non curandomi troppo della fine che potrebbe fare.

Ma che fine volete che faccia? Al massimo si scheggia un po', è praticamente immortale.

Sinora ha superato traumi, violenze, pressioni..........tra le quali:

· caduto in moto in autostrada, a 140 Km/h..............sopravissuto

· perso sulle piste da sci e ritrovato da onesto cittadino che aveva subito capito che al riciclo della plastica non gli avrebbero dato niente...........sopravissuto

· scivolato in mare dalla barca, rimanendo ostaggio di Nettuno per un'ora...sopravissuto

· utilizzato come schiaccia zanzare.......sopravissuto

· utilizzato come oggetto da sbattere sulla cattedra per richiamare l'attenzione in classe...sopravissuto

· cavia per esperimenti con rigurgiti di vino di Alberto Dal lago...sopravissuto

· sostenitore di imbarazzanti confronti con BlackBerry e Iphone in riunioni d'affari...sopravvissuto

· utilizzato come torcia senza ottenere risultati se non una serie di imprecazioni...... sopravissuto

· 12332 urti sul suolo... sopravvissuto

Potrei andare avanti all'inverosimile per difendere "Sfighino", così lo voglio chiamare, ma lui non ha bisogno d'essere difeso da nessuno...............lui va dritto a testa alta, fregandosene alla grande se è percepito come out o demodé!

Ma la vita va avanti, la tecnologia si evolve ed io sono sempre più sommerso dalle mail che devo poter leggere anche quando non sono alla scrivania con un pc davanti...e allora ecco che la febbre da smartphone comincia ad attaccarmi. Per ora sono rimasto immune sfruttando tutto questo tempo per capire a quale tribù appartengo. Popolo dell'Iphone o popolo del Blackberry? Apple addicted o seguaci del dio Rim? Da una parte creativi, architetti, modaioli e innovatori, dall'altra commerciali, imprenditori, uomini dall'agenda colma di appuntamenti e donne dal frustino facile.

Vedremo...........ma una cosa è certa, io il mio Sfighino non lo butto e non lo mando in pensione. Rimarrà vivo e vegeto, anche se accompagnato da un fratello più giovane e brillante. Ma lui in pensione non ci vuole andare e continuerà a servirmi fedelmente, con la sua batteria che dura una settimana, la vocina che mi dice che ore sono e il suo schermo fluorescente che fa tanto anni 80'.

Forza Sfighino.........se per caso arriva un fratellino non arrabbiarti, tu sarai sempre l'amministratore delegato delle mie comunicazioni, quell'altro al massimo diventerà responsabile web!

Simone Ariot


5 commenti:

  1. É vero : si può affezionarsi agli oggetti; telefonini, vecchi peluches, libri, Ipod, vestiti, mascara, scatole, lettere..e chi più ne ha, più ne metta! Ci appartengono, perché li abbiamo acquistati o ci sono stati donati, ma, in qualche modo, anche noi apparteniamo a loro. Ricordi ed esperienze ci legano a questi aggeggi ed è come se dentro l'involucro di plastica ci fosse un pezzettino di noi. O almeno questo vale per me!
    Un oggetto che mi è molto caro è, ad esempio, il mio orologio: mi è stato regalato dal mio papà e non esco mai senza di esso, mi sentirei quasi nuda. Ha qualche graffio e il cinturino non è in ottime condizioni, ma non lo cambierei mai e poi mai con uno più nuovo, perché mi ricorda che, anche se il tempo passa, il mio papà ( e la mia famiglia) ci sarà sempre, qualunque cosa accada.

    P.s.: cellulare scivolato accidentalmente fuori dalla tasca dei jeans e caduto nella turca di scuola... sopravvissuto!

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  2. ahahahaha
    Grande Eugenia, Grande Anita, i vostri commenti mi sono piaciuti molto e mi hanno fatto sorridere. Ci voleva dopo una giornata lavorativa che non è ancora finita.
    Ciao

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  3. ....soprattutto perchè non sono le 14:49, ma le 23:49!

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  4. E' vero:in realtà sarebbero semplici oggetti, ma chi si sognerebbe mai di buttarli via dopo una vita che stanno con noi, che ci seguono a destra e a manca senza(quasi)mai lamentarsi.Non sono persone, ma viene spontaneo trattarle come tali.
    A proprosito, mi ricordo della mia prof di mate delle medie che ogni tanto ci parlava della sua lavatrice:diceva che ormai era vecchia e cominciava a non lavare più bene come una volta...poi, però, aggiungeva che l'aveva chiamata C.(ci vuole un po' di privacy anche per le lavatrici!)e che spesso la incoraggiava a tirare avanti ancora un po'.E vi giuro che da come ce lo raccontava sembrava si riferissse a un cane.
    Per quanto mi rigurda ho la camera piena di gingilli di ogni epoca e sono sicura che se mia mamma potesse eliminerebbe almeno metà di tutto quello che conservo...disegni,foto peluche mezzi impolverati in grado di suscitare ogni genere di ricordo quando li si ritrova dopo un secolo di sepoltura negli anfratti di scatole,scatoline,mensole e cassetti.Per quanto inutili e assolutamente non essenziali, sono parte del mio bagaglio di ricordi e non sarebbe più la mia camera se mancassero!

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  5. Gli oggetti, in particolare quelli prodotti in serie, sembrano inizialmente tutti uguali. Piatti, comuni, caratterizzati solo dalla funzione per la quale sono stati creati. Quasi come se aspettassero un padrone che “riponga” in loro qualche ricordo, di diventare uno “scrigno”del passato di una persona. La scelta (lenta ed inconsapevole) dell’oggetto al quale affezionarsi è soggettiva e dipende dalle esperienze vissute, anche se con un cellulare risulta più facile. Non conserva solo le parole degli amici, le foto, a volte l’aspettativa di un messaggio mai ricevuto. A ciò si aggiungono le botte (lo schermo graffiato del mio telefonino mi ricorda la scivolata fatta da entrambi sul ghiaino nel tentativo di andare in bici) che lo rendono davvero “vissuto”. Ma soprattutto tutte le volte che ci ha accompagnato giorno per giorno sia nella più piatta quotidianità che nelle occasioni speciali.
    L’oggetto al quale sono più affezionata però è un mio braccialetto, anzi il mio braccialetto dal momento che gli altri li tengo quasi sempre chiusi in un cassetto. Quando non lo indosso sento che mi manca qualcosa, allora mi tocco il polso e realizzo che non ho più nulla da strofinare per allentare la tensione, nulla da allacciare e slacciare quando mi annoio, nulla da tenere in mano prima di una prova e che mi dia forza ricordandomi che in passato qualche prova, insieme, l’abbiamo già affrontata.

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