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domenica 21 febbraio 2010

Libero post in libero blog: sull' infelicità


Incondizionatamente o forzatamente emancipato nella volontà di non dover sempre dichiarare una parvenza di felicità inesistente, mi lancio in un post triste, perchè non si può essere sempre felici. O forse non lo si vuole, visto che in fin dei conti è proprio nello stato d'infelicità che si conosce il più tipico tratto umano.
Gli animali possono essere nervosi, spaventati, euforici, contenti di dimostrare affetto per qualcuno o di riceverlo, possono essere tristi e nostalgici quando perdono il contatto con il proprio padrone, ma infelici..........infelici è un' altra cosa.
L'infelicità presuppone la consapevolezza dell' individuo rispetto allo stato emozionale che lo rappresenta, definendosi in misura della propria sensibilità e rivelandosi in modo manifesto.
La capacità di essere infelici rende necessario il suo riconoscimento e, come per tutto il resto, il riconoscimento di un qualcosa dipende dal confronto con qualcos'altro. Con la felicità quindi.
Si può essere infelici solo se si è stati felici, e tanto più la felicità è stata significativamente valutata tanto più la perdita del suo contenuto può portare all'infelicità più elevata.
L' essere umano più definito è quindi colui che riesce a passare da un estremo all'altro, colui che passa dall' estasi alla più profonda tristezza, un essere che conosce, a differenza degli altri viventi, quelle situazioni così estreme che lo portano a differenziare se stesso dagli altri suoi simili, come non avviene negli animali.
Avete mai visto animali che sviluppano le differenze individuali che conoscono gli umani? Direi di no, tranne che nei cartoni animati.
Vabbè, post triste si era capito, ma che volete che ci faccia, ci sono giornate così, caratterizzate da qualche fatto o, semplicemente, giornate che non vanno.
Le cose possono non andare a causa nostra, a causa degli altri, a causa di sfighe e incroci malevoli di circostanze favorevoli. Una cosa un po' alla Sliding doors. A volte un'occasione salta, o arriva nel momento sbagliato. Bisogna saperne aspettare un' altra, anche se preferiremo che quella stessa possa tornare.

Simone Ariot

p.s: mi riprometto di non scrivere più post tristi.

11 commenti:

  1. Bellissimo post, veramente. Mi sono rivisto in moltissime parti... anche se forse la mia non è proprio "infelicità" ma forse più una "tristezza repressa e perversa". Non saprei bene come definirla, so che delle volte riesco a sorridere e a star male contemporaneamente... pazzesco, se me lo dicessero non ci crederei, ma è così... più o meno. Solitudine, malinconia e delusioni varie che si fondono con il mio principio di andare avanti, di essere ottimista per quanto possibile... forse il tutto potrebbe essere spiegato così. Magari, tornando al suo post, non sono mai stato veramente infelice perchè probabilmente non sono mai stato veramente felice... che tristezza. Forse a volte è meglio non pensarci e, come già detto, continuare a camminare dritti per la propria strada senza badare alle innumerevoli intemperie che si incontrano lungo il percorso della nostra vita... rimurginare fa solo star peggio e siccome dimenticare a volte è impossibile, la cosa migliore penso sia cercare di evitare di pensare a ciò che ci rende tristi o infelici in continuazione.
    Luca Mattarolo

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  2. Come post direi che è rappresentativo per me per tutto questo febbraio. Passare dall'esaltazione della felicità alla completa tristezza è una cosa assurda. Ovvero è difficile capire come tutta la felicità possa finire. È difficile capire il motivo per il quale l'essere umano tende a far finire le cose belle. Ma è giusto così, non ci sarebbe la felicità sennò. È come scalare una montagna, ci metti impegno ogni passo è una conquista, finchè arrivi all'apice quindi alla vetta. Lì hai conquistato la tua meta che sarebbe la "felicità", ma prima o poi bisogna scendere.
    Eppure nell'infelicità si reagisce, s'impara a voltare pagine e ci si rafforza. Come ha detto Dr House "il segreto della vita è mantenere l'infelicità al minimo". È normale passare periodi così ed è normale rialzarsi. L'importante è saper reagire e il tempo non aiuta in tutto questo. Il tempo non è niente. Siamo noi che decidiamo di cambiare. Quindi l'affermazione che dicono tutti "vedrai che con il tempo cambia e passa" è sbagliata perchè siamo noi artefici del nostro destino e di come poi andranno le cose. Per combattere l'infelicità ci vuole tanta testa, buona volontà e ottimismo :)
    Infine bisogna un po' prendere tutto con filosofia e cambiare il punto di vista di come si guardano abitualmente le cose. Molte volte serve solo quello per renderci conto che la vita è bella lo stesso, anche senza la perfezione che ci faceva raggiungere la felicità! :)

    Carolina Fanchin

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  3. Anche per me questo post è veramente lo specchio del mio stato d'animo attuale. Spesso ci si trova a vivere momenti di felicità estrema, momenti in cui si sta talmente bene che tutto sembra più facile, la fatica si allevia e il tempo sembra sfuggire; ebbene sì, quando si è felici il tempo ci sfugge di mano. Molto spesso ci si trova in una condizione di felicità forzata, per cui il modo in cui appariamo agli occhi degli altri non rispecchia esattamente quello che è il nostro stato d'animo. L'infelicità ci sembra non finire mai, ogni cosa sembra più difficile di quello che realmente è e il tempo sembra non passare mai; arriva un giorno in cui il sole ti illumina di nuovo e un suo raggio entra anche nella caverna di infelicità in cui ci si è chiusi: arriva la luce, la voglia di guardare al mondo e alla gente e arriva anche la felicità, perché è proprio quando ci si risveglia dal sonno dell'infelicità e si impara a guardare il mondo con occhi diversi che comincia la felicità.
    Alessia Zaroccolo

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  4. A questo punto io dovrei dire che non sono infelice, tanto per cambiare, però più mi sforzo a pensarlo e più mi sento infelice... La mia non è una vera e prpria infelicità. Forse si, però in parte la mia è depressione e la depressione infatti è una conseguenza dell'infelicità, almeno a mio parere. è orrendo questo periodo per me: voti bassi, voti bassi... altri voti bassi... è principalmente questo che mi rende infelice. inoltre ci sono svariati motivi che non riguardano la scuola.
    Adesso che sto scrivendo di queste cose, battuta dopo battuta, mi rendo conto che sto diventando ancora più infelice e più depresso. Meglio se finisco qui se no non riuscirò più a pensare ad altro per il resto della giornata...

    Nemanja Rajic

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  5. Beh, a giudicare dall'argomento del post devo dedurre che non sta passando un momento molto allegro, prof.
    Comunque sia è vero: l'infelicità può essere sofferta solo da coloro che hanno conosciuto per un lungo (o anche corto ma intenso) periodo di felicità, felicità che sembra di avere per sempre quando si è felici, felicità che pare non possa essere turbata da nessuno. Ma proprio quando ci si abitua a questo senso di felicità, ecco che arriva un elemento estraneo che rovina tutto, che ci fa cadere in quell'emozione che ormai si conosceva solo per sentito dire, che piuttosto che subirla meglio prenedere un calcio nei denti: la tristezza. Ed ecco che tutto comincia ad andare in discesa e si vede tutto con negatività. Meglio se taglio corto sennò deprimo quelli che leggono il commento.

    Gian Marco Carlan

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  6. Secondo me la felicità e l'infelicità sono due emozioni che vanno a braccetto: prima sei felice per qualche motivo, dopo sei infelice per qualcosa che ha turbato la felicità. Sembra quasi un rapporto matematico, ma qui non ci sono in ballo i numeri ma le emozioni. Anche io vado da momenti di felicità a momenti di infelicità con una velocità pazzesca. Come per esempio prendere un 8 e subito dopo prendere un 5 in un'altra materia. Ecco, queste sono le cose che ti rovinano la giornata, che ti pervadono di infelicità. Per superare questi momenti ci vuole soltanto forza d'animo e tanta, tanta buona volontà.

    Alessandro Bregalda

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  7. Professore, scusi se non centra niente con il post, però le lo devo dire. Alla fine ce l'abbiamo fatta! Abbiamo un sostenitore esterno!

    Nemanja Rajic (Scrivendo Fantastico)

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  8. Secondo me l’infelicità è uno stato d’animo a dir poco assurdo. Non c’è un significato che gli si possa attribuire poiché può essere rappresentato da tante cose. Una persona può essere triste per i voti scolastici, per amore, o per l’amico con cui ha litigato. Per quanto mi riguarda, essere infelici, cioè non apprezzare ciò che si sta vivendo, significa stare in una stanza dell’ospedale, perdere qualcuno legato a noi o andare in depressione. Insomma si è infelici quando tutto va male, quando non c’è nulla di positivo … anche a me capita di avere le giornate storte, molto spesso. Giornate in cui anche il regalo migliore potrebbe sembrare inutile. Ma è normale, altrimenti non esisterebbe nemmeno la felicità. Viviamo un’alternazione di periodi belli e periodi meno belli, ma anche questi ultimi faranno parte del nostro passato e ci aiuteranno a ripensarci prima di rifare un errore. A volte piangere fa anche bene, e ci sarà sempre qualcuno che ci farà star male, ma ci sarà sempre anche qualcuno che ci metterà nuovamente il sorriso. :)
    Giulia

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  9. L'infelicità è tristezza e spesso anche depressione. Ci fa sentire piccoli, impotenti e senza il controllo della propria vita . Quest'ultima non può essere definita tale se l'infelicità l'ha caratterizzata per un lungo arco di tempo. Certe persone non lo fanno vedere, ma sicuramente hanno avuto brutti momenti e non vogliono esternarlo. Però, a momenti infelici , ne seguono fortunatamente di belli e spensierati dove ci si diverte , si ride, e si ripensa a brutti episodi passati ridendoci sopra. Del resto che è la vita senza sofferenza? senza essa non la potremmo gustare fino in fondo...o sbaglio?
    Samuele Saggiorato

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  10. A volte dobbiamo ringraziare l'infelicità perché essa ci aiuta a dare un grande valore alla felicità. Se noi ogni giorno fossimo felici dopo un po' sarebbe tutto monotono, ma state tranquilli non corriamo questo rischio. L'infelicità , la tristezza e la malinconia mi avvolgono molto di più quando sono sola e quando c'è silenzio.In quei casi la mia mente viene assordata da tutti i problemi e questo mi rende infelice. Che strano, il silenzio mi fa più male di tanti rumori. Ora concludo perché riflettere su queste cose mi rende più triste ancora.

    Marta Iselle

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  11. Non mi sembra così triste, il post. Un post sull'infelicità può non essere triste. Come un post sulla felicità può forse essere triste. A volte chi scrive è triste, ma non è triste ciò che scrive. Come quando si è giù, ma facciamo battute per. Così questo non mi sembra un post triste, anche se tratta dell'infelicità. Ma non so, in fondo. O forse sono solo più triste di questo post, adesso, e così non mi sembra triste come è. Chi sa.

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