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domenica 21 febbraio 2010

Libero post in libero blog: sull' infelicità


Incondizionatamente o forzatamente emancipato nella volontà di non dover sempre dichiarare una parvenza di felicità inesistente, mi lancio in un post triste, perchè non si può essere sempre felici. O forse non lo si vuole, visto che in fin dei conti è proprio nello stato d'infelicità che si conosce il più tipico tratto umano.
Gli animali possono essere nervosi, spaventati, euforici, contenti di dimostrare affetto per qualcuno o di riceverlo, possono essere tristi e nostalgici quando perdono il contatto con il proprio padrone, ma infelici..........infelici è un' altra cosa.
L'infelicità presuppone la consapevolezza dell' individuo rispetto allo stato emozionale che lo rappresenta, definendosi in misura della propria sensibilità e rivelandosi in modo manifesto.
La capacità di essere infelici rende necessario il suo riconoscimento e, come per tutto il resto, il riconoscimento di un qualcosa dipende dal confronto con qualcos'altro. Con la felicità quindi.
Si può essere infelici solo se si è stati felici, e tanto più la felicità è stata significativamente valutata tanto più la perdita del suo contenuto può portare all'infelicità più elevata.
L' essere umano più definito è quindi colui che riesce a passare da un estremo all'altro, colui che passa dall' estasi alla più profonda tristezza, un essere che conosce, a differenza degli altri viventi, quelle situazioni così estreme che lo portano a differenziare se stesso dagli altri suoi simili, come non avviene negli animali.
Avete mai visto animali che sviluppano le differenze individuali che conoscono gli umani? Direi di no, tranne che nei cartoni animati.
Vabbè, post triste si era capito, ma che volete che ci faccia, ci sono giornate così, caratterizzate da qualche fatto o, semplicemente, giornate che non vanno.
Le cose possono non andare a causa nostra, a causa degli altri, a causa di sfighe e incroci malevoli di circostanze favorevoli. Una cosa un po' alla Sliding doors. A volte un'occasione salta, o arriva nel momento sbagliato. Bisogna saperne aspettare un' altra, anche se preferiremo che quella stessa possa tornare.

Simone Ariot

p.s: mi riprometto di non scrivere più post tristi.

lunedì 8 febbraio 2010

Scuola e media: ci siamo anche noi.



In principio fu il maestro Manzi: era il 1960 e con la trasmissione televisiva "Non è mai troppo tardi" ha insegnato a più di un milione e mezzo di italiani a leggere e scrivere. Innovativo sperimentatore della didattica a distanza, ha creduto in un nuovo strumento che alcuni vedevano ancora come il Diavolo fattosi macchina. Probabilmente è stata una delle prime occasioni in cui l'insegnamento è uscito silenzioso dalle pagine di romanzi come Cuore e Pinocchio ed è entrato nemmeno troppo in punta di piedi nella scatola grigia destinata a diventare di lì a poco l'elettrodomestico preferito da milioni di italiani, e non solo.
Da quel momento in poi la scuola farà la sua comparsa nel grande e piccolo schermo mostrando un quadretto non sempre corrispondente alla realtà e contribuendo a costruire la forma stereotipata di diversi tipi umani presenti nel mondo della scuola. Dall' insegnante frustrato del "Maestro di Vigevano" con un sofferto Alberto Sordi, al pluriripetente Chicco Lazzaretti dei "Ragazzi della terza c", talmente affezionato alla scuola da risultare sconvolto il giorno del superamento dell' esame di maturità. Non solo ruoli comici, oltreoceano film come "L' attimo fuggente"( 1989) hanno fatto sognare a generazioni di adolescenti di incontrare un insegnante carismatico e anticonformista come il professor Keating che liberava i suoi scolari dalla morsa delle aspirazioni/imposizioni familiari, o come Mel Gibson ne "L'uomo senza volto" (1993). Tornando in Italia, dobbiamo a Daniele Lucchetti e ancor di più all' autore dei romanzi che l' hanno ispirato, Domenico Starnone, il film che meglio ha raccontato la realtà anacronistica, spesso incoerente, della scuola italiana nell'onomimo "La scuola" (1995)a cui seguirà senza ottenere lo stesso successo "Auguri Professore" con lo stesso e magnifico Silvio Orlando da molti ricordato come il migliore attore-professore del cinema italiano.
Ma vi sono anche sceneggiati (telefilm) per la tv come "Sei forte maestro" con Emilio Solfrizzi o "Caro maestro" con Marco Columbro, questa volta ambientati nelle scuole elementari, o veri e propri quiz televisivi ( "per un pugno di libri") dove si testano le conoscenze letterarie di classi a confronto capitanate da un rappresentante e guidate nel percorso di gara da Neri Marcoré e Piero Dorfless. Non dimentichiamo infine, in ordine di tempo, "Mtv school in action", un programma della popolar rete televisiva tanto amata dai teen agers in cui si organizzavano spettacoli musicali all' interno delle scuole ( 2005-2007)e, per citare la radio, l' appuntamento del sabato mattino di Radio24 "Obbligo di frequenza".
Poi di scuola se ne parla al telegiornale soprattutto per vicende che sarebbe meglio non sentire di cui spesso ci chiediamo il senso ( bambini disabili picchiati, bulli allo stato brado, professori impazziti)ma mai una volta che se ne parli per raccontare quanto di buono o comunque interessante si riesca a realizzare dentro la scuola. Bene, dobbiamo fare ammenda e smentire questo luogo comune secondo il quale la scuola non interessa i media, perchè abbiamo appena scoperto che è vero il contrario.
Venerdì 5 Febbraio la trasmissione "Ti racconto un libro" (della rete Iris del digitale terrestre di Mediaset) ha inviato una troupe per registrare un' intera puntata proprio qui da noi, nella 2AST del liceo scientifico Quadri di Vicenza. Incuriositi da questo metodo che vede i blog protagonisti della didattica si sono spinti in terra vicentina per documentare una lezione tipo ( 50% d' aula, 50% di laboratorio) e intervistare il sottoscritto e gli studenti che stoicamente sono restati a scuola al pomeriggio nonostante non fosse orario di lezione. ( Chapeau). Già, perchè se tra chi ci segue regolarmente ( mi riferisco ad esempio ai silenziosi amici di Bomba, Chieti e giù di lì)qualcuno si fosse chiesto da dove salta fuori questo blog e quelli ad esso collegati, possiamo rispondere che si tratta di un esperimento autonomo di didattica che chi scrive e la sua classe stanno portando avanti da alcuni mesi. Forse, per capire meglio, potreste leggere l' articolo che lo stesso Venerdì 5 febbraio il Giornale di vicenza ha pubblicato, probabilmente mosso dallo stupore suscitato dal saper essere in città un' importante rete televisiva di Mediaset. Bene, una puntata televisiva e un articolo in un solo giorno, entrambi utili a far comprendere anche a chi non fa parte del progetto le caratteristiche e le peculiarità di un percorso che stanno garantendo sempre maggiori soddisfazioni e che stanno avvicinando sempre più alla lettura e alla scittura chi prima poteva definirsi lontano.
Non appena la puntata sarà uscita dalla sala di montaggio posterò il link e il filmato, e a quel punto tutto apparirà molto più chiaro.

Simone Ariot

lunedì 1 febbraio 2010

Io e Raffaele



A volte si cercano risposte a complesse domande molto più lontano rispetto a dove le si potrebbe trovare. A volte può essere sufficiente fermarsi e guardarsi dentro, in altre occasioni è più consigliabile affidarsi a qualcuno che possa ascoltare, e individuare nella confusione che c'è in noi quella nube da schiarire, quell' ostacolo da superare. Nella vita come nella scrittura ci sono difficoltà e nella vita come nella scrittura ci si imbatte in esse. Grazie a Giovanna Viola(scrittrice e insegnante nel nostro liceo) e al suo libro ( IO e Raffaele,ed Domna), ci avventureremo proprio in queste difficoltà. Qeulle che nella vita ogni individuo incontra, e quelle che nella scrittura ogni scrittore sperimenta almeno una volta ( e spesso molte di più). Un libro che ci parla della vita , e un' autrice che ci parla di scrittura. Il tutto, giocando in casa ( Liceo Quadri)

Quando si capisce se l' idea del romanzo è quella giusta? Come si superano i blocchi creativi? Come avvicinare la penna a quel foglio di carta o schermo del pc che tanto spaventa? E ancora, quando si capisce che l' idea è finalmente quella giusta?
Sarà un incontro-conversazione, passando dalla presentazione del romanzo di Giovanna ai dubbi che voi, giovani scrittori, continuate giustamente ad avere. Copywriter, editor, webmaster, ce n'è per tutti. Voglio vedervi attivi e curiosi, con domande interessanti e spunti che diano il la a un "concerto letterario estemporaneo" ( mi piace l' idea n.d.r)
Simone Ariot