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venerdì 25 maggio 2012

Incontrando Milo Manara


Un giornalista ha il privilegio di incontrare personalità importanti. Politici, grandi imprenditori, sportivi famosi in tutto il mondo. Molto più raro è quando, oltre al personaggio, si trova la persona. In questi casi il privilegio diventa un piacere, una vera e propria occasione della vita. Ieri, per la rivista Sei Magazineho intervistato Milo Manara, il più autorevole esponente dell'arte del fumetto artistico in Italia, e forse nel mondo Le sue creature, come la seducente Miele ( nomen omen) , hanno scandalizzato e attratto le menti di uomini (e non solo), che grazie all'immaginazione hanno esplorato mondi che solo la fantasia può inventare. Erotismo, fascino e attrazione, ingredienti onnipresenti nella vita, e quindi nell'arte. Ma l'arte, controllata nelle epoche dai censori di turno, non è sempre riuscita ad esprimere in piena libertà le emozioni e gli istinti umani. In passatosi doveva giocare con le parole, usare simboli più o meno noti, rischiare il rogo o inimicarsi i potenti di turno. Salvo poi produrre su commissione quanto di più vietato esistesse. Per Milo Manara non è stato così, gli scandali non hanno dominato la sua vita,  perchè l'erotismo che contraddistingue i suoi lavori non hanno mai sfociato in pornografia. "Tutte le invenzioni tecnologiche degli ultimi decenni hanno trovato nella pornografia un perfetto campo d'azione. La Polaroid, internet, la viedocamera....., mentre l'arte figurativa, o il fumetto, prevedono ancora l'immaginazione, l'erotismo. Altra cosa rispetto l pornografia", spiega il maestro. E non possiamo dargli torto, perchè nell'osservare le sue donnine giovani e sensuali non si percepisce un mondo sporco o malsano, ma la semplice esternazione dei desideri umani, ancestrali. "Il fumetto è un pugno in faccia al super io, uno sfogo che ogni uomo o donna può consentursi."
Già, perchè contrariamente alle altre arti figurative, il fumetto è popolare e accessibile, motivo per cui ancora oggi molti la considerano una'arte di serie B, alla portata di tutti, ma in realtà importante e fondamentale quanto le altre arti. Con Milo abbiamo parlato per un paio d'ore, affrontando molti argomenti, anche al di là dell'arte, ma anche sbellicandoci dalle risate nel ricordare aneddoti o fatti che l'hanno visto protagonista, insieme a mostri sacri come Hugo Pratt, Federico Fellini o Andrea Pazienza, morto troppo giovane per essere conosciuto dai più, troppo presto perchè al mondo aveva ancora tante cose da dare. Ora è rimasto lui, Milo Manara, fumettaro come si definisce, ritirato sulle colline della Valpolicella dove vive e lavora. Nel suo studio, una piccola stanza dove il legno dei pavimenti è coperto da centinaia di libri e disegni, guarda tutte le colline, e quella pianura che negli anni si è trasformata.
Ma per saperne di più.....dovrete aspettare la pubblicazione di Sei Magazine, in uscita a fine giugno come allegato gratuito al Giornale di Vicenza, L'Arena e Brescia Oggi. Leggetelo, vi racconterò Milo Manara  fino in fondo, toccando temi inediti fin'ora inespressi. Il tutto fotografato da Lorenzo Rui.

Milo Manare e Simone Ariot nello studio del Maestro


Simone Ariot

lunedì 7 maggio 2012

Assemblee d'istituto oggi. Cazzeggio libero e collettivo


Questo sarà un post impopolare, ma avevo due possibilità. Commentare un interessante articolo  scritto da Marco Rossi Doria, sottosegretario all'istruzione, che riprende una questione molto cara alla scuola italiana, o meglio a chi la scuola l'ha pensata e studiata partendo dalla considerazione di Don Milani. Oppure cogliere l'attimo che mi si è presentato davanti questa mattina, quando ho scoperto che gli studenti della scuola in cui insegno chiedevano di poter svolgere un' "assemblea d'istituto" al parco Querini, parco pubblico a meno di un km dalla sede del liceo.
Forse chi legge potrà chiedersi cosa c'è di male nel voler organizzare e realizzare un'assemblea all'interno di un parco, dove gli studenti in questo maggio che finalmente ci regalerà un sole ritardatario potrebbero sciallare  amichevolmente. Effettivamente non è tanto il luogo in cui si chiede di celebrare l'assemblea  che mi sconvolge, quanto i contenuti. Negli ultimissimi anni infatti le assemblee d'istituto non prevedono più discussioni e dibattiti su temi collegati alla scuola (se non in qualche misura eccezionale, e comunque condotti  da insegnanti o esperti esterni) quanto la realizzazione di spettacoli, corsi, laboratori e momenti di socialità diffusa. Non più la cara e vecchia palestra gremita di studenti accalcati che stanno in fila per prendere la parola scagliandosi l'impossibile nelle rimbalzose offese tra fasci e compagni, ma momenti di ilarità collettiva in cui potersi impratichire in attività laboratoriali che esplorano vari argomenti, tra i quali:
  • Laboratorio di cucina
  • …..di giocoleria
  • ….di ballo caraibico
  • ....   di blog
  • …..  di espressione creativa
  • …..di yoga
  • …..discussione sulla Tav
  • ………..di mille latre cose.
  • ….orientamento universitario

Per carità, tutte belle iniziative. Una l’ho pure condotta io ( laboratorio sul blog), ma avrebbe avuto più senso farlo in un altro momento e mi chiedo il motivo per cui in un’assemblea studentesca non si possa parlare dei problemi veri e propri che vivono gli studenti quotidianamente: mancanza di spazi, litigi con i professori, diritti dello studente, aggiornamento tecnologico a scuola, il bluf dei programmi, le azioni intimidatorie di alcuni docenti, l’orientamento politico di una dirigenza piuttosto che un’altra…... Insomma, parlare di argomenti che riguardino la vita quotidiana di uno studente reale. Invece no, di questi problemi a scuola non se ne parla, salvo poi passare ore ed ore in chat a dire a questo o quell’altro compagno di classe quanto ci si senta male, quanto i professori siano cattivi e quante altre nuove compagne siano diventate anoressiche. Si, ad esempio di questo se ne potrebbe anche parlare, invece che far finta di nulla. Ogni tanto, o meglio, ogni due per tre, a scuola sfilano scheletri travestiti da persone che dicono in un modo o nell’altro che stanno soffrendo. “Non mangio, sto male”. Ma nessuno sembra accorgersene, se non gli impiegati di Villa Margherita, clinica specializzata nella cura dei disturbi alimentari che sembra aver fatto una convenzione con la scuola in cui insegno, da quante studentesse (tutte con medie elevatissime) riesce ad accogliere ogni anno. Ma l’importante è non parlare nemmeno di questo. Allora, alla fin fine, mi chiedo perché gli studenti non sentano il bisogno di parlare di queste cose. 
Quando nel 1997 facevo il rappresentante d’istituto al Fogazzaro le assemblee che organizzavo erano momenti in cui scannarsi, discutere, litigare se fosse stato necessario. Momenti in cui volevamo prenderci lo spazio per affrontare i problemi che sentivamo  all’interno della scuola, della nostra scuola. Tutti insieme, 1300 persone che discutevano. Chi non aveva il coraggio di prendere la parola al microfono scriveva un biglietto che veniva letto da uno di noi. Chi voleva parlare direttamente, lo faceva. La scuola allora era diversa. Sono passati solo 15 anni ma era veramente diversa. Non c’era internet prima di tutto, solo alcuni geek della prima ora lo avevano a casa, ma era una rarità. Non c’erano le mail di classe, lo psicologo scolastico, o i voti nel registro elettronico. La scuola era molto diversa perché se uno studente prendeva 4 tornava a casa e si trovava 4 sberle stampate sul viso. Oggi dare 4 significa spesso e volentieri doversi giustificare con il genitore di turno che ti rinfaccia la genialità del figlio e la tua incapacità nel comprenderla. Ma soprattutto all’epoca le assemblee volevamo organizzarle noi, da soli, senza l’aiuto degli insegnanti (che erano un po’ tutti nemici, e questo non è detto che fosse positivo). Volevamo organizzarle noi perché potevamo creare e fare qualcosa, noi, con le nostre forze. Personalmente, in quei momenti, ho imparato moltissimo. Credo di poterla considerare la mia prima vera esperienza di lavoro, anche se non retribuita. Passavo ore su ore a programmare le assemblee, e molte erano le ore di lezione che perdevo, ma poi mica me le scontavano, anzi,dovevo recuperarle da solo, muci muci in silenzio, sapendo che all’interrogazione mi avrebbero chiesto ancora di più. Eppure, come direbbe Renzo Tramaglino, ho imparato, e quelle esperienze sono state fondamentali. Ma evidentemente questi sono pensieri vecchi, oggi si preferisce sciallare a seguire un corso di ballo caraibico in palestra, tanto i problemi non ci sono. 
Forse è proprio così, e allora sciallamoci tutti al parco.

Esempio di assemblea "scialla", inutile, in pieno stile 2012. 


Simone Ariot