Una volta era più
semplice, e ci si limitava a chiamarli matti, folli, fuori di testa o scemi. Li
si nascondeva in casa, come mostri di cui vergognarsi, come esseri non esseri a
cui a malapena ci si avvicinava, perchè molto spesso li si odiava. Nelle isolette,
o nei posti di mare, si dice che a volte, da bambini, partissero con i padri
pescatori e che misteriosamente cadessero in mare, al largo, inghiottiti da un
vortice, o più probabilmente da quel rifiuto di accettarli.
Eh
si, la vita è dura, e a volte fa brutti scherzi. A volte capita che una
famiglia sia colpita da questo tragico regalo, da un'esperienza che non riesce
quasi mai a rivelarsi attesa o aspettata. Eppure, anche se ad alcuni sembra
strano, esistono anche loro. E, a volte, un incontro può sorprendere.
Si.
Non
voglio essere fanatico e ridicolo come chi dice che avere un figlio autistico o
con serissimi problemi mentali sia una fortuna piovuta dal cielo, perchè c'è
chi preso dalla disperazione arriva a dirlo; credo piuttosto sia una batosta
difficile da digerire, ma so per certo che confrontarsi con un certo mondo non
solo è fattibile, ma addirittura che fare almeno una volta un certo incontro
molto spesso aiuta.
Aiuta
a crescere, a comprendere, a guardare diversamente e ad aspettare , a volte
infinitamente, di sintonizzarsi su una dimensione nuova, dove le regole che
regolano le relazioni ( gioco di parole) scadono e cadono, sbriciolandosi, per
disorientare e spaventare. Chi? Noi. Noi “normali”.
Ed
è per questo che vi invito a guardare questo documentario ( a questo link la
seconda parte, a questo la terza), perchè alcuni scopriranno un mondo nuovo.
A scuola, dalle
elementari in poi, può essere capitato a tutti di avere il compagno "un
po' strano". Più si cresce più si ha difficoltà a relazionarsi con loro,
si perde la pazienze e non si sa gestirne la comunicazione. Ma solo alcuni
arrivano a conoscerne l'esperienza fuori da scuola, in famiglia, o nel gruppo
di amici.
Io,
che l'ho vissuta e in modo abbastanza intenso, ho imparato qualcosa. Ho capito
che a volte è come cercare di imparare una nuova lingua, di cui ad un certo
punto si pensa di aver perso il libro di grammatica e il dizionario, e in altri
momenti invece torna a sorprenderci, prendendoci per mano per poi
nuovamente scomparire. E' un mondo che insegna che non tutto è programmabile,
non tutto spiegabile. Ma è un mondo che esiste. E, come Ulisse, se si ha
voglia di conoscere si vuole conoscere tutto. In questo caso per sentire.
Non
voglio dir altro, vi invito a guardare questo video, perchè da come questo
padre parla del rapporto con il figlio autistico si possono capire molte cose.
Una per tutte che la vita, anche se colma di disgrazie, è un po' una sfida, che
può portare molte sorprese, ma va vissuta e a testa alta.
Guardate
il video, è un consiglio.
Simone Ariot