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lunedì 30 novembre 2009

E' ancora possibile la poesia?



Domanda che si poneva, e soprattutto poneva alla platea svedese, Eugenio Montale quel 12 dicembre 1975 quando per la quinta volta un italiano vinceva il premio Nobel per la letteratura. È ancora possibile la poesia In un mondo nel quale il benessere è assimilabile alla disperazione e l’arte, ormai diventata bene di consumo, ha perso la sua essenza primaria?».
Questa è la domanda che pongo a voi, perchè dovreste essere più adatti a rispondere rispetto a qualsiasi adulto. Il vostro essere giovani, ancora non del tutto inquinati dalla cultura della vita e del libro, dalle nozioni e ancor più dall' esperienza che spesso rende gli individui più inumani, potrebbe offrire interessanti risposte. Cos'è la poesia? Sono solo versi sciolti o articolati, uno dopo l'altro, buttati giù più o meno velocemente che esprimono o vogliono esprimere qualcosa? O la poesia è anche altro? Poesia è aggettivo o nome? è fenomeno o noumeno? è essere o apparire? Montale diceva che si, è ancora possibile e sempre sarà possibile, che "non c'è morte possibile per la poesia". Poesia deriva dal greco, poiein che significa creare, ma nel tempo ha avuto sempre più un valore di attributo, una sorta di valore aggiunto al tutto.
Ieri sera, ad esempio, ho cenato a Chioggia a casa di una persona magnifica che apre la propria cucina alla gente. Il pesce che ci ha servito in tavola era delizioso, e ancor di più il modo che aveva di servirlo. In un ambiente buio, illuminati solo dal fuoco del camino, sentivo e vedevo poesia sprizzare da tutti i pori. Sentivo la purezza della sua persona e la voglia di essere se stesso facendo star meglio le persone. E' poesia anche questa, nonostante non vi siano versi? E' poesia una bellissima donna che cammina elegantemente passando inosservata? è poesia il volto di un bambino di pochi mesi che sorride alla madre? é poesia una montagna piena di neve? Una villa del Palladio, una spiaggia deserta?
Post malinconico, ma la giornata non offre nulla di meglio.
Simone Ariot

sabato 21 novembre 2009

Baaria: una piccola, grande storia italiana.



Vi sono film in grado di trasmettere sensazioni difficili da dimenticare, emozioni che si trasferiscono in colori e suoni che riportano il messaggio indipendentemente dalla presenza di volti noti tra gli attori o storie surreali nella trama. Possono essere esempi di piccole produzioni indipendenti o tentativi coraggiosi di esplorare generi e linguaggi poco frequentati, sta di fatto che, soprattutto nel vecchio continente, sia difficile trovare positivi riscontri critici nei confronti dei kolossal multimilionari, probabilmente per la pressochè totale assenza del genere nella dimensione del cinema europeo. Fino al momento in cui un regista schivo e appassionato non decida di cimentarsi ed impegnarsi anima e corpo nella realizzazione di un film tanto semplice nella progettazione quanto complesso nella realizzazione. Giuseppe Tornatore evolve la dimensione autobiografica di "Nuovo cinema Paradiso" con un film che lo ricorda ma allo stesso tempo lo supera. Il più costoso film italiano di tutti i tempi ricostruisce filologicamente, alla perfezione, un paese scomparso e sepolto dai ricordi, una Sicilia in trasformazione che viaggia fra i contrasti del meridione italiano driblando fra spinta all' innovazione ed attaccamento alla tradizione, dalle manifeste adesioni ad uno spirito di sacralità familiare alla volontà di ribellarsi alle imposizioni matriarcali. In Baaria si racconta una storia semplice, senza colpi di scena, una storia che potrebbe essere di tutti noi. Ma la si racconta con la forza del ricordo, con il sacrificio della pazienza, con la passione del frutto della fatica, attravreso una filologica ricostruzione di ambienti, costumi, dialoghi,musiche, tecnologie mai visti prima in un film italiano.
Non è semplice vedere ed apprezzare Baaria, un film per tutti se ci si ferma al primo livello di analisi (quello che ci porterà a dire " Film ben fatto"),ma allo stesso tempo film che diventa per pochi se si vuole entrare nel dettaglio della comprensione degli infiniti e continui riferimenti culturali disseminati nelle quasi tre ore di proiezione....
Dalle citazioni della strage di Portello della Ginestra ai nomi ( veri) dei sindacalisti ammazzati dalla Mafia. Dai versi dell' Orlando furioso cantati nei fienili dai cantari, ai detti siciliani ancora in uso nei paesini più isolati. Un insieme infinito di elementi che chi ha viaggiato con gli occhi aperti in Sicilia non può non notare, un insieme di testi e contesti che sprigionano malinconia da ogni dove.
Tornatore è un po' questo, un trionfo di riferimenti malinconici letti in chiave moderna, dalla parte di chi è consapevole che anche una storia normale, se aiutata dal contesto, può diventare una grande storia.
Simone Ariot

giovedì 12 novembre 2009

Ma dove vai, mammina in bicicletta!


Era una scena piuttosto frequente per chi ha vissuto l' infanzia sino agli anni 80', quando di mattina, pomeriggio, o talvolta di sera, flotte di giovani o meno giovani madri ( sicuramente meno fashion di quelle odierne)sfrecciavano in città come in campagna in sella a una bicicletta rigorosamente senza palo portandosi dietro un bambino non sempre leggerissimo. Sole o nebbia, vento o pioggia, quello era l' unico mezzo a disposizione per quelle molte donne che non avevano o non volevano avere un' auto. Anni in cui le mamme stavano a casa senza essere considerate svogliate, indaffarate come poche tra fornelli e assi da stiro. Pallavolo, scout o danza che fosse erano sempre pronte ad inforcare la bicicletta ( i caschetti che si usano oggi non sapevano manco cosa fossero) e si cimentavano nella consueta passeggiata. Senza rischiare di ricevere una telefonata poichè i telefonini grazie a Dio ancora non esistevano. Avevano la sola preoccupazione di arrivare a casa sane e salve con il loro pargoletto.
Oggi, queste scene non si vedono più, le mamme che riescono ancora ad andare a prendere i ragazzini a scuola hanno sostiuito le biciclette con i più invasivi SUV, mostri a quattro ruote ma altamente chic, e la scena descritta poco sopra rimane un ricordo dell' infanzia o è relegata alla realtà delle più lontane terre di campagna.
Questa mattina, nel traffico vicentino, mi è capitata una scena che non mi aspettavo.
Un padre (evidentemente l' emancipazione femminile ha trovato la sua strada) , sulla cinquantina, che pedalava energicamente trasportando nel portapacchi di una vecchia bici da donna una ragazzina di circa 12 anni.
Non ho potuto fare a meno di subire una sorta di operazione di flasback, un remeber dei tempi passati in cui il potere dell' immagine sblocca dal congelatore della memoria figure e ricordi ormai dati per dispersi. Ma c' era qualcosa di nuovo: alla guida della bici ( per giunta da donna), c' era un uomo, che sembrava pure felice.
Siamo arrivati alla parità dei sessi, anzi al superamento?
O, molto più semplicemente, complice la crisi, riscopriamo abitudini che, in fin dei conti, non erano poi così disdicevoli?
D' altra parte, il tragitto casa scuola può offirre occasioni validissime per il dialogo padre-figlia se attuate in modo ecologico, sempre che il padre sia disposto a pedalare e la figlia a farsi vedere in compagnia del padre ( in questo caso non alla guida di mercedes o bmw ma di una semplice , e sgangherata , bicicletta).
Saranno tornati i tempi umili?
Simone Ariot

p.s: spunto per un prossimo romanzo: abitudini di un tempo che se tornassero vi farebbero felici o vi renderebbero la vita un inferno.

martedì 3 novembre 2009

Potere alle parole ( nel web)!!!!!!


Basta poco per creare qualcosa di nuovo e di diverso.
Basta guardarsi intorno, cogliere l' ispirazione da un fatto già noto, vivo e vegeto e importarlo nella propria dimensione. Il progresso è anche questo, evitare di chiudersi in un mondo autoreferenziale ed aprirsi a quello che c'è lì fuori. Come abbiamo fatto noi con questo ( e gli altri ) blog.
Forse non pensavo che così velocemente sarebbero arrivati i primi riconoscimenti, e invece eccoci qua, a festeggiare i contatti che vengono da fuori del gruppo classe e, lasciatemolo dire,...si tratta di conttati autorevoli.
Il primo domenica. Leggo la mail e trovo questo messaggio, scritto da Davide Nonino, un web scrittore ( e non solo) che ci ha scovato nella rete:

Caro prof. Ariot,
le scrivo per complimentarmi per il progetto di scritttura creativa che sta portando avanti con le sue classi sia sul lato propriamente "scrittivo" che 2.0 con la rete di blog impostata con i ragazzi. Un esempio che le buone idee e l'entusiasmo nella scuola ci sono...dubito come sempre che giornali e tv segnaleranno un'iniziativa di questo tipo (preferiscono, si sa, mostrare le cose che non funzionano). Nel mio piccolo vi ho segnalati su Appunti di scrittura creativa (che su facebook ha un buon seguito di 600 iscritti)

http://appuntidiscritturacreativa.tumblr.com/post/229844547/scuolascrittura

dove raccolgo le migliori risorse gratuite del web per scrivere meglio e tutti con l'idea di condividerle (sperando possano essere utili anche a voi). Ho cercato di commentare sul blog del progetto ma non mi pare sia andato a buon fine. Se può girare i complimenti anche ai suoi studenti.

Un caro saluto

davide

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Davide Nonino
web writing/gestione contenuti on-line

p.s: ( non sarebbe male intervenire nel suo sito/blog per raccontare la nostra esperienza).
Vedete che vale la pena sperimentare?! Senza fare alcuno sforzo ci hanno trovato e si sono fatti vivi con tanto di complimenti.
Ma non è finita qua. Questa mattina mi ha telefonato Radio 24, una delle maggiori radio italiane, del gruppo del "Sole 24 ore", per chiedere un mio intervento alla trasmissione di Gianluca Nicoletti "Melog 2.0" ,una delle trasmissioni radiofoniche più seguite e apprezzate, che oggi si occupava di scuola e di insegnanti. Ho subito colto l' occasione per parlare del nostro progetto e di quello che stiamo facendo e se volete potete riascoltare la replica questa sera alle ore 22.00 alla frequenza 101.3 o 106.8 o più semplicemente scaricarla al link http://www.radio24.ilsole24ore.com/player/player.php?filename=091103-melog.mp3 ed ascoltarvela per conto vostro.
Tutto ciò ci impone di impegnarci/vi sempre di più. Quindi ora parlo soprattutto a voi editor: sappiate che ci sono altre persone che vi leggono, cercate di migliorare il più possibile il vostro lavoro di correzione e il labor lime deve produrre un risultato sempre più fine. Per scrivere ci vuole tempo, quindi prendetevi tutto quello che vi serve.
Potere alla parola quindi ( per il momento su web) e buon lavoro!!!!!!!

Simone Ariot