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martedì 27 settembre 2011

Chi vuol esser lieto....sia




Ecco...magari evitiamo di esagerare, di farci prendere un po' troppo dall'entusiasmo, perchè se è vero che della vita si deve godere, il presupposto per farlo è che la vita esista. Quindi preserviamola.

Dopo questa parentesi buonista e protettiva, scialba nei toni e moralista negli intenti, posso pure cominciare ad esaltare il contrario, quindi concordare con il buon Fantozzi (Fracchia/Villaggio), che in questo caso mi da diversi spunti.
Il primo, ancor prima di guardare al contenuto, lo collego alla falsa rivendicazione di proprietà intellettuale dell'opera che Fantozzi rende propria. "Che bei versi, sono suoi?" chiede la divina Mazzamauro. "Eh si, una mia cosettina gioavanile" è la risposta dello sventurato, che di fatto si appropria di alcuni versi di una celebre poesia di Lorenzo De Medici, scritta in occasione del Carnevale del 1490. Tutto ciò fa tornare alla mente un'annosa questione: la poesia è di chi la scrive o di chi la usa? Magistralmente Mario Ruopolo, il postino interpretato da Massimo Troisi, offre una interpretazione e una risposta che non fa una piega. "La poesia non è di chi la scrive, è di chi le serve" prendendosi così il diritto di render propria un'opera altrui. In effetti è così, il poeta scrive, raccontando con parole nuove, ciò che molti sentono e pensano, senza riuscire a trasmetterne le emozioni. E allora entra in scena il poeta, seleziona parole che fa danzare in un palcoscenico, le mette in fila, una dopo l'altra, e le rende uniche. Dense o scarne, piene o volutamente vuote, la poesia riesce a confezionare emozioni, riporta a sensazioni dimenticate, accende stimoli a pensieri creduti morti e sepolti. E chi ne ha bisogno la può rendere sua, senza eccezioni.
Il secondo stimolo invece ha a che fare con il contenuto, perchè un testo tanto vitale è difficile trovarlo, ma siamo sicuri che la giovinezza trasmetta sempre queste sensazioni? Per una volta infatti non voglio citare il Carpe diem oraziano, il senso del tempo che fugge e quanto solitamente si collega a questi versi, ma voglio aprire un altro spiraglio, vedere se questa riflessione crea qualcosa di nuovo.

"Quant'è bella giovinezza,
che si fugge tuttavia!
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c'è certezza "

Ho qualche dubbio. Giovinezza significherà anche energia e bellezza, ma è proprio l'energia che consente molto spesso, quando si è giovani, di far fatica a dare un senso alle cose, perchè il cervello è sempre perennemente acceso e sintonizzato alla ricerca di qualcosa di più grande, complesso, artificioso. Giovinezza non è solo spensieratezza, o forse lo è quando c'è inconsapevolezza. Giovinezza è spesso e volentieri riflessione, dubbio, ricerca di un riconoscimento, e molto altro. Si tratta quindi di una lettura un po' diversa che mi viene da offrire a questa poesia, una lettura e un'analisi in cui non posso fare a meno di notare come i protagonisti dell'opera non siano ragazzi e ragazze ma ninfe, satiri, creature mitologiche e non umane. Come se la spensieratezza fosse destinata a loro, creature fantastiche, e non a noi.
Io, per me, ( come direbbe Montale) penso che la spensieratezza non esista, che la si possa paradossalmente ricercare come stato passeggero (alla Leopardi) e verso la quale ci si debba dirigere, ma non credo proprio esista una sorta di cittadina della felicità e della spensieratezza. Anzi, credo piuttosto sia facile perdersi nei meandri della tristezza e della depressione, e se mi concentro nei volti che incrocio ogni giorno, mi sembra che questa prevalga. Ma questo non significa che non la si debba rincorrere, la spensieratezza, anzi, è un obbligo!
E quindi?
Pensate vi stia invitando ad essere tristi? No
Ma vi invito a snocciolare, così come se fosse una carta di caramella, la vostra idea a proposito.

La giovinezza è l'eta della felicità?

Simone Ariot

martedì 20 settembre 2011

Timidezza, ovvero...paura di sbloggarsi


Già, sbloggarsi. Non si tratta di un errore di battitura. Non volevo scrivere sbloccarsi, ma sbloggarsi, con la G di Genova, di Gatto o di Gesù ( curiosa questa triade, immagino già Gesu che rincorre un gatto a Genova, oppure un gatto di nome Gesù che miagola in genovese).
Sbloggarsi, ovvero sbloccarsi dal blocco del blog, sorta di scioglilingua che potrei canticchiare e ripetere fino a renderla una "quasi filastrocca", per poi ripeterla, memorizzarla ed insegnarla.
Sbloggatevi.
Che succede?! Zero commenti al primo post del nuovo ciclo di questo terzo anno di Parolefantasiose. Non il massimo per la mia autostima, ma nemmeno il massimo per il vostro estro!
Mi rivolgo alla 2°e, chiedendo alle signorine e al Teo Pigafettiano cosa stiano aspettando a sbizzarrirsi nello scrivere e commentare.
Mi rivolgo alla 3°d, nuove arrivate in Sede, intimidite forse da non riuscire più ad esprimersi? E i nuovi?
Mi rivolgo ai seniores di 4°c, che forse sono ancora in fase di recupero dopo essersi consumati nello stendere autobiografie che ho letto tutto d'un fiato nella sala d'attesa dell'ordine dei giornalisti di Venezia.
Belle autobiografie.
Immaginavo di trovare righe prestampate e contenuti simil scazzati, invece nulla di ciò. Una ventina (qualcuno me la deve dare domani) di straordinarie dichiarazioni di vita e voglia di viverla, di densi interessi, di voglia di parlare di sè. Forse perchè di sè non si ha spesso l'occasione di parlare e quando qualcuno ce lo chiede ci coglie impreparati. Ma questa richiesta ha prodotto qualcosa anche in Schema, trasformata in qualcun'altra, costringendomi quindi a cambiarle soprannome. Che non ho ancora deciso.
Dai ragazze e ragazzi di 4°, non fate finta di non conoscere questo blog perchè lo so che l'avete guardato, google analitycs parla chiaro e i numeri sono numeri. Commentate, senza problemi, senza pensare di fare figuracce ( al limite sappiate che ci sono solo alcune centinaia di persone che ogni giorno leggono questo blog), ma soprattutto andate a leggervi e a commentare i vecchi post, anche quelli che parlano del "Giovane Holden" che alcuni di voi hanno letto.
Dai, date il buon esempio ai più giovani, me lo aspetto da voi!

Intanto, io cerco di rispondermi alla domanda alla quale dovrete rispondere domani in classe.
"A cosa serve la letteratura?". E magari potete abbozzare la prima risposta proprio qui!
Io intanto torno al lavoro, un articolo sulla "nuova moda dell'agricoltura urbana" mi sta aspettando.....forse per un po'.

Simone Ariot

martedì 13 settembre 2011

Ricomincio da tre


Di sicuro c’è che siamo ripartiti. Così, senza troppo sapere dove finiremo, con un’idea forse, una meta abbozzata ma non ancora certa. Questo sarà il terzo anno di parolefantasiose, una creatura nata per gioco e cresciuta un po' alla volta, grazie a molte persone, grazie a voi e ai vostri contributi.

A giugno abbiamo girato pagina con una certa foga, lasciandoci dietro una tappa di un anno impegnativo ma proficuo, ricco di spunti per discutere e riflettere, ma soprattutto per comunicare.

Ci si ritrova qui, tra le pagine di questo blog, per ricominciare a parlare di tutto e di più, senza troppo criterio o programmazione, semplicemente ispirati dall’evento del giorno o dalla riflessione della notte. Parole, che una dopo l’altra, distese su uno schermo che sa cambiare colore, si presentano a voi nuove o conosciute, impenetrabili o affascinanti. Parole pronte a suscitare emozioni controverse che parlano di felicità, rabbia, attesa, curiosità. Parole che possono poi perdersi nei meandri di un vocabolario lasciato come sopra un comodino, impolverato e con l’odore di vecchio, parole che si rincorrono in compagnia di virgole e punteggiatura, parole fantasiose insomma. E quindi giù a capofitto per parlare, scrivere, guardarsi, cantare, gridare…. Comunicare. E la comunicazione nasce da una semplice quanto non scontata esigenza: la curiosità, quella vostra, accompagnata dalla voglia di sentirsi legittimati ad usarla

Certo che per vedere e sentire tutto ciò serve la curiosità. Perché senza curiosità si è già un po’ finiti, pronti a morire prima del tempo, quando le gambe continuano a muoversi ma non sanno dove andare, perché non sono curiose di scoprire nulla di nuovo. Tiratela fuori, la curiosità! Stimolatela, riconoscetela, coltivatela. E soprattutto usatela nei commenti ad ogni post, e ancor di più in tutto ciò che riguarda la vita.

Simone Ariot