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mercoledì 5 ottobre 2016

Fuoriclasse, un docu-film da vedere dentro e fuori dalle scuole


Il cinema può raccontare la scuola? Certo. E se lo fa attraverso un documentario che vede la scuola non solo come oggetto ma come soggetto protagonista, allora lo farà anche meglio. Fuoriclasse ne è l’esempio vivente, esperimento di cinema sociale e laboratoriale che parte dal basso, grazie a un crowdfunding con forte valenza pedagogica e narrativa. Il progetto del regista Stefano Collizzolli realizzato grazie l’associazione ZaLab è la conseguenza di un’azione di finanziamento, da parte dell’associazione stessa, di alcuni progetti didattici per scuole resistenti e ad alto grado di sperimentazione. E perché non documentarne alcuni di questi, sparsi in un’Italia che va da Napoli a Padova, dalla periferia romana al Mugello?
E allora maestre e tecnici, registi e operatori, hanno girato intorno i veri protagonisti di questo esperimento della macchina da presa: i bambini. Vivaci, divertiti, talvolta casinari, ma allo stesso tempo riflessivi a dimostrazione del fatto che i piccoli, non solo quando vogliono, possono darci grandi lezioni. Ma per ogni piccolo in grado di sferrare un colpo che resta impresso c’è almeno un grande, un educatore, un maestro o…..un regista, che sviluppa un progetto e offre ai piccoli l’opportunità di fare qualcosa che rimarrà. Fuoriclasse racconta tutto questo. Una webradio che mette in comunicazione classi di scuole lontane, in cui si affrontano temi che didatticamente sono affrontati solo sui libri. Il lupo del Mugello che si avvicina alle case e fa razzia di pecore, l’Antigone esplorata da piccoli uomini e piccole donne di 9 anni, passando per un grande cavallo di legno e cartapesta imprigionato dentro una scuola e veri asini che conoscono i bambini e brucano in cortile. Senza dimenticare le interviste a chi popola il quartiere e i racconti degli anziani del territorio. Un esperimento cinematografico, didattico e pedagogico che merita d’essere visto e gustato e che, non farebbe certamente male a nessuno, porterebbe un gran contributo se visto e discusso in primis dentro le scuole.


Simone Ariot

p.s: Questo post è stato scritto dopo due anni di pausa. Non preannuncia alcuna ripresa, ma pensavo ne valesse la pena.