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giovedì 27 settembre 2012

A volte si muore

Maestro Giuseppe Nordio

C'è anche Lei.
C'è anche la Morte. 

Maiuscola come una sorta di entità più grande a cui si deve rispetto, forse perchè la si teme o forse perchè non la si conosce se non nelle proiezioni che ci facciamo. Però c'è.
A volte arriva all'improvviso come nel caso del Maestro Nordio, che pochi giorni fa se ne è andato in silenzio, in solitaria, senza fare troppo rumore. 
Non conoscevo bene il Maestro Nordio, ci avevo parlato qualche anno fa in una delle mie prime supplenze alle elementari, nella scuola dove insegnava, mentre ancora studiavo all'Università. Allora come adesso incontrare un maestro maschio in una scuola elementare era cosa rara e inaspettata, una sorta di evento straordinario. Ma quando capitava mi faceva sentire più umano e meno animale in estinzione. Con il maestro Nordio condividevo questo, la scuola. E soprattutto l'essere un maestro elementare, titolo di cui vado fiero ancora oggi, più di quello professorale. Ricordo che il maestro Nordio, Beppe come lo chiamavano gli alunni, stava bene un po' con tutti, con i colleghi e con i bambini, soprattutto con i bambini. Cercando in internet qua e là si trovano testimonianze di alcuni suoi ex alunni che lo ricordano citando aneddoti e momenti di vita scolastica e non solo. Una vita passata nella scuola, vissuta per la scuola e per lo sport.......e soprattutto dedicata ai bambini, quei bambini con i quali parlava e si divertiva, ma che allo stesso tempo sapeva sgridare e avvicinare allo studio. Il Maestro Beppe però non è l'unico ad essersene andato in questi ultimi tempi.  Prima di lui, la morte ha chiamato Alvise Ravazzolo , 


Alvise Ravazzolo
un amico amante della montagna che in montagna ha perso la vita, tradito da una natura che ancora oggi sa essere matrigna, anche se la si rispetta e la si ama. Perchè Alvise la montagna l' amava, e sono sicuro la ami ancora oggi. Con lui ho fatto il mio primo e unico serio Trekking della mia vita, tre giorni e tre notti in val Travenanzes, dalle parti di Cortina, in luoghi e paesaggi che non credevo esistessero. Elvis era più giovane di qualche anno, ma era di gran lunga più esperto di montagna e vita all'aria aperta. Lui e la natura erano un tutt'uno, dialogavano con una semplicità e con un rispetto quanto più naturale si potesse immaginare. Ricordo che avevamo raggiunto le montagne a bordo di un vecchio pulmino Wolkswagen partendo di notte per arrivare all'alba. 5 disperati pronti a spaccarsi la schiena, ma ben equipaggiati. Non certo per merito mio, il più scarso del gruppo. Elvis era il più giovane, si era da poco diplomato al Pigafetta. Jacopo Nordera il più grande, una sorta di nostra guida alpina personale e mentore del gruppo. Poi c'era Nicola Rezzara e Matteo Bozzo, mio cugino. Un gruppo misto, improbabile, messo insieme in quattro e quattrotto ma molto entusiasti.  In quei giorni abbiamo riso e scherzato, ma anche condiviso momenti importanti ed emotivamente forti. La montagna, e la natura in generale, fungono come da collante e da detonatore emotivo. E' come se le emozioni  le si provasse più intensamente, come se fossero più forti. Negli anni successivi ho visto Alvise molto poco, giusto quei momenti in cui ci si poteva comunque dare un'abbraccio e raccontarsi velocemente le ultime imprese della vita, come l'ultimo nostro incontro di fine luglio, del tutto casuale, in Croazia. E anche in quell'occasione il suo sorriso e il suo abbraccio mi sono venuti incontro. Già, perchè Alvise aveva una bellissima e rarissima abitudine: Sorrideva, ma soprattutto ti stringeva con un bell'abbraccio. Cose d'altri tempi. 
Sono felice di averti incontrato nella mia vita.

Simone Ariot
   

mercoledì 19 settembre 2012

Ricomincio da 100 (post)




A volte, per ripartire, serve una scossa. O uno scossone. 
Serve uno stimolo che ci fa riprendere, vedere all'orizzonte la direzione, e partire.
Ma se la pausa è durata tre mesi, più che una scossa serve un terremoto. Di quelli emotivi.
Il mio terremoto emotivo per riprendere in mano il blog dopo la pausa estiva ha avuto epicentro ieri pomeriggio, nella campagna tra Verona e Vicenza. 
Me ne stavo alla guida della mia auto ascoltando Radio24, stazione che mi accompagna nelle giornate  alla guida parlandomi di tutto e di più. Ascoltavo "I Magnifici destini", trasmissione tanto riuscita quanto entusiasmante in cui si raccontano i momenti di vita salienti di quelle persone che lasciano il segno nella storia, che siano cantanti o capi di stato, guide spirituali o campioni olimpionici. La puntata del giorno raccontava la vita spericolata di Vasco Rossi, cantautore dall'indubbia popolarità, amato oppure odiato, uno di quegli uomini per cui la via di mezzo non esiste. Per fortuna.
La storia di Vasco potete ascoltarvela qui  e di sicuro non vi annoierete. La storia di questo blog invece, per chi non la conoscesse in quanto non lettore seriale, nasce 100 post fa, nel settembre 2009, quando in preda ad una crisi esitenzial-professionale decisi di dare una svolta nel modo di fare didattica. Da quel momento sono cambiate tante cose, professionalmente e personalmente, alcune anche grazie a questo blog, che nel frattempo è arrivato a superare le 60.000 visite. 
I blog, si sa, sono tanto facili da far partire quanto difficili da mantenere. Il 90% di loro non supera il primo mese, molti non arrivano al secondo post e pochissimi superano il primo anno di vita.
Parolefantasiose sembra sopravvivere anche se non sempre puntuale nelle uscite, ma ci si difende.
Non voglio però parlare del blog ed essere solo autoreferenziale, voglio ri-accogliere tutti quelli che vorranno contribuire leggendo e commentando, approvando e disapprovando, costruendo o distruggendo tutto ciò che si dirà.
Ma cosa centra tutto questo con Vasco Rossi? Forse nulla, forse era solo un pretesto. Ma mi è venuto in mente, e l'inconscio a volte lancia molti più messaggi di quanto si pensi. Tra i tanti messaggi , ce n'era uno che mi diceva in modo esplicito "Svegliati blog, è ora di rinascere". Ed ora, beccatevi Vasco, in una canzone vecchia e semisconosciuta.





Simone Ariot