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sabato 21 gennaio 2012

L'inforcata non convince




Premessa: forse è un post politico. Mi dispiaccio ma non me ne pento.

Dal primo momento, appena ho sentito parlare di questo movimento dal nome così letterariamente scelto, ho pensato alla presunta assoluta fatalità per la quale sia scoppiata la bomba solo ora. Risposta? probabilmente perchè il nuovo governo ha messo in dubbio alcuni storici e perseveranti assistenzialismi di cui la Sicilia gode, mettendoli in discussione e prevedendo una forse lenta ma sicura fine. A questo punto la ribellione, non del popolo (che mai sceglierebbe un nome così evocativo), ma di alcuni privilegiati fra gli assistiti dalle politiche assistenziali, clientelari e , perchè no, di stampo mafioso. Capi clan, sedicenti rappresentanti di categorie deboli, sprovveduti mezzi uomini dal coltello facile e lo sguardo cattivo. Mi sembra semplicemente che vi sia una protesta poichè alcune facilitazioni e alcuni trattamenti di favore verranno a mancare. Già Machiavelli diceva che se il popolo è abituato troppo bene farà poi fatica ad accettare un cambiamento che miri all'uguaglianza. Infatti. Il dramma è che in questo caso tutto nasce non dalla spontaneità, ma dal freddo calcolo di chi arriva ad usare gli inconsapevoli popolani, mascherati da passionali convinti, semplicemente per perseguire il proprio obiettivo. Il diritto a prendersi, fino alla morte, tutto quanto ci si possa prendere. Sovvenzioni, favori, voti, condizioni privilegiate. Ed allora si confeziona una messa in scena non troppo surreale (per chi conosce i fatti di una cultura che , purtroppo, prevede al proprio interno la dimensione mafiosa). Non nelle infiltrazioni, ma nel radicato stampo che fin da bambini si imprime in alcuni soggetti. Pochi, certamente, ma abbastanza per condizionarne molti. Ed è un circolo che si perpetua, come dato di fatto, come elemento identitario, che diventa prassi. Consuetudine la chiamano i giuristi. La stessa consuetudine che consente a tal capitan Schettino d’avvicinare spropositatamente alla costa la sua creatura mastodontica, per poi essere linciato pubblicamente al momento dell’impatto. La stessa consuetudine, se mi consentite la ripetizione e non solo, che eleva ad eroe popolare (forse nazional-popolare) un altro capitano (De Falco) che consente alla nave il passaggio vicino all’isola ( perché non è intervenuto quando il radar segnalava il cambio di rotta?) , salvo poi adoperarsi quando il danno era fatto. Ma così come è bello osservare il contadino con il forcone di legno e pensare a quanto possa essere disperato, magari nel suo agriturismo edificato illegalmente e ristrutturato con fondi regionali, così allo stesso tempo è bello ( o forse è proprio prassi), sapere che le consuetudini esistono e far finta di nulla. Con omertà. Ed anche questo fa parte del gioco.
Simone Ariot 

mercoledì 18 gennaio 2012

Imparare divertendosi. Con i Lip Dub si può



Si chiamano Lip Dub, e sono una sorta di video girati in presa diretta (vale a dire senza montaggio), in cui un gruppo di attori canta con il labiale una canzone che fa da sfondo acustico al video. Un video che deve essere spontaneo, autentico, partecipato e divertito. Un video che coinvolga persone spesso giovani e spesso appartenenti ad un gruppo ben definito. Come un' Università. Non ci stupiamo infatti che in rete i video Lip Dub più diffusi siano quelli delle Università americane, canadesi, inglesi. Luoghi in cui gli studenti , oltre a studiare, sono abituati a collaborare per la realizzazione di un prodotto, un messaggio, un intento. 
In Italia, nelle scuole e Università, Lip Dub studenteschi non se ne fanno, per carità. Non li propongono i professori, non li chiedono gli studenti.
 Il tempio della cultura umanistica non li contempla e non li promuove, ma soprattutto li demonizza. "Perdita di tempo" potranno dire i conservatori, e forse hanno pure ragione, perchè di fatto una sorta di video musicale di certo non può portare uno studente ad accrescere la sua "formazione culturale", ma probabilmente lo metterà di fronte ad una situazione che nel mondo del lavoro è molto diffusa. La collaborazione. Collaborare per creare qualcosa, mettersi alla prova, saper gestire il proprio tempo e le proprie risorse all'interno di un gruppo, dove c'è chi lavora di più e chi di meno, chi è leader  attivo ( e decide) e chi invece è passivo (e obbedisce), chi si fa sentire e chi preferisce ascoltare. 
Ma, soprattutto, in un'occasione come questa si possono (si potrebbero) mettere in pratica competenze e abilità importanti: La coordinazione spazio temporale ad esempio, la capacità di sintesi motoria, il sapersi mettere d'accordo nella gestione e nella scelta di un contenuto e molto altro.
A noi italiani sembra strano, individualisti come siamo nel lavoro e nozionisti come pochi altri negli studi, ma il mondo va nella direzione della valorizzazione delle attività complesse in cui serva la collaborazione di più persone abituate a lavorare insieme, al di la degli individualismi. Dico questo perchè mi accorgo, ogni giorno, in classe, che la sfida vera, il lavoro complesso, non è capire un concetto, ma saperlo applicare. E non applicarlo da soli, ma in gruppo, perchè nel mondo del lavoro non si lavora mai soli, anche quando si pensa di esserlo. In un modo o nell'altro, si è sempre in relazione con altri, come un piccolo meccanismo all'interno di una grande macchina. Ed è bene capirlo presto. Sarà per questo che le attività di gruppo che faccio svolgere agli studenti sono solitamente ben gestite dai più giovani, magari dalle classi del biennio, perchè ancora pronti a confrontarsi con qualcosa di nuovo, ancora meno formati nella forma (perdonate il gioco di parole), mentre i più grandi ( non parliamo degli universitari o di chi è nelle classi terminali del liceo), fanno una gran fatica e gestiscono un tempo dedicato all'attività nel modo peggiore, come una sorta id vacanza.
Lip Dub quindi come esempio di possibilità per mettere in pratica una competenza ( quella al lavoro di squadra, sapendosi coordinare nei tempi e nelle decisioni), che agli studenti e ai lavoratori farebbe bene possedere. 
Voi, sareste pronti a mettere in scena un Lip Dub?
Potrebbe essere una sfida, o una provocazione.
Simone Ariot 

martedì 10 gennaio 2012

Ricordi sbiaditi




In Facebook circola questa immagine, e postandola sulla mia pagina mi sono trovato in pochi minuti decine di I like. Non c'è da chiedersi il perchè, in quanto ogni volta che si parla di qualcosa del passato si stimola la nostalgia, sentimento tanto instabile quanto diffuso, e si producono un'infinita serie di racconti del passato che si recitano soprattutto a sé stessi.
Non voglio parlare del passato in termini necessariamente nostalgici, e nemmeno lanciarmi in una pericolosa e saccente considerazione sociologica, ma semplicemente stimolare i ricordi, per ricreare il gioco silenziosamente proposto da questa immagine.
Ci sono state connessioni magiche, destini incrociati di oggetti o realtà, che se presi separatamente comunicano qualcosa e una volta uniti assumono una nuova, indissolubile, funzione? Ci sono storie d'amore tra piccoli e grandi aggeggi ( ma non solo aggeggi meccanici) che non riusciamo più a immaginare separati e che già ora, o tra qualche anno, saranno caduti nel dimenticatoio?

La cassetta e la matita usata per riavvolgere il nastro fuoriuscito è una sorta di topos irrinunciabile, che i nati tra gli anni 50' e 85' non possono nono conoscere. Ma ce ne sono altri. Molti altri. 

Comincio io, vediamo se indovinate, e vediamo se vi ricordate di altre combinazioni.









                                  







Sempre una penna protagonista, insieme ad un righello. Cosa mai diventeranno? Un allegro gioco, apprezzato soprattutto dai maschietti! L'avete indovinato?



Simone Ariot