Premessa: forse è un post
politico. Mi dispiaccio ma non me ne pento.
Dal primo momento, appena
ho sentito parlare di questo movimento dal nome così letterariamente scelto, ho
pensato alla presunta assoluta fatalità per la quale sia scoppiata la bomba
solo ora. Risposta? probabilmente perchè il nuovo governo ha messo in dubbio
alcuni storici e perseveranti assistenzialismi di cui la Sicilia gode,
mettendoli in discussione e prevedendo una forse lenta ma sicura fine. A questo
punto la ribellione, non del popolo (che mai sceglierebbe un nome così
evocativo), ma di alcuni privilegiati fra gli assistiti dalle politiche
assistenziali, clientelari e , perchè no, di stampo mafioso. Capi clan,
sedicenti rappresentanti di categorie deboli, sprovveduti mezzi uomini dal
coltello facile e lo sguardo cattivo. Mi sembra semplicemente che vi sia una
protesta poichè alcune facilitazioni e alcuni trattamenti di favore verranno a
mancare. Già Machiavelli diceva che se il popolo è abituato
troppo bene farà poi fatica ad accettare un cambiamento che miri
all'uguaglianza. Infatti. Il dramma è che in questo caso tutto nasce non dalla
spontaneità, ma dal freddo calcolo di chi arriva ad usare gli inconsapevoli
popolani, mascherati da passionali convinti, semplicemente per perseguire il
proprio obiettivo. Il diritto a prendersi, fino alla morte, tutto quanto ci si
possa prendere. Sovvenzioni, favori, voti, condizioni privilegiate. Ed allora
si confeziona una messa in scena non troppo surreale (per chi conosce i fatti
di una cultura che , purtroppo, prevede al proprio interno la dimensione
mafiosa). Non nelle infiltrazioni, ma nel radicato stampo che fin da bambini si
imprime in alcuni soggetti. Pochi, certamente, ma abbastanza per condizionarne
molti. Ed è un circolo che si perpetua, come dato di fatto, come elemento
identitario, che diventa prassi. Consuetudine la chiamano i giuristi. La stessa
consuetudine che consente a tal capitan Schettino d’avvicinare
spropositatamente alla costa la sua creatura mastodontica, per poi essere linciato
pubblicamente al momento dell’impatto. La stessa consuetudine, se mi consentite
la ripetizione e non solo, che eleva ad eroe popolare (forse nazional-popolare)
un altro capitano (De Falco) che consente alla nave il passaggio vicino
all’isola ( perché non è intervenuto quando il radar segnalava il cambio di
rotta?) , salvo poi adoperarsi quando il danno era fatto. Ma così come è bello
osservare il contadino con il forcone di legno e pensare a quanto possa essere
disperato, magari nel suo agriturismo edificato illegalmente e ristrutturato
con fondi regionali, così allo stesso tempo è bello ( o forse è proprio
prassi), sapere che le consuetudini esistono e far finta di nulla. Con omertà.
Ed anche questo fa parte del gioco.
Simone Ariot