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venerdì 15 ottobre 2010

Elogio della pizza.


Disco volante, astronave, quadro o tavolozza di colori. L’ho sentita chiamare in tutti modi possibili immaginabili, vedendo la fantasia delle parole e sentendone il profumino giungere fin davanti al mio naso. Chi non la conosce? Chi non l’ha desiderata nei momenti meno opportuni, quando un crampo allo stomaco ti prende e ti conduce a lei?! Bianca, rossa e verde come il tricolore ( la fogliolina di basilico non deve mancare), questo simbolo d’identità italiana diventa una sorta di ricetta d’esportazione nazionale. Economica, veloce, completa, la pizza rappresenta una soluzione al pasto veloce o alla più tranquilla cena tra amici, quando le finanze scarseggiano o la fame è tanta. Una delle parole italiane più conosciute e pronunciate nel mondo e termine di paragone nel giudicare il cibo estero, la pizza è stata oggetto di rappresentazioni artistiche, cinematografiche, musicali……. Il celebre Totò la citava spesso nei suoi film ( “posso offrirti una pizza…ce li hai i soldi?”), Pino Daniele ne ha scritto una canzone per celebrarla ( “Fatte na pizza”), e ancora oggi la pizza rimane una straordinaria occasione di socialità. Dalle serate di “pizza e birretta” nella pizzeria all'angolo alle pizze d’asporto che arrivano comodamente fin sotto casa, anche se un po’ lessate. Un rito senza esserne consapevoli, una tradizione nazionalpopolare, un desiderio democratico e trasversale e ancor più un segno dell’identità italiana che nel tempo diventa sempre più globale. Se fino a pochi decenni fa la pizza doveva avere un concentrato di napoletanità visibile e ridondante, oggi non è raro trovare pizzerie con pizzaioli milanesi, padovani, egiziani o finlandesi. La pizza vola, oltre i confini della storia e della politica che vorrebbe regolamentarla, diventa PizzaHut, Mexipizza, pizza con patatine o crema tartufata, pizza al trancio o speedypizza. La fantasia di pizzaioli ed imprenditori non ha limite e giorno dopo giorno un'intera economia si muove in direzione della pizza, ritenuta talvolta come una sorta di lasciapassare alla ristorazione facile. Per tradizione un napoletano o più in generale un italiano che emigrava all'estero sapeva bene che, alla fine, poteva sempre mettersi a fare le pizze e in quanto italiano i clienti non gli sarebbero mancati. Ma diventare pizzaioli nasconde allo stesso tempo insidie e difficoltà, ed ecco che anche il giornalismo ce ne vuole parlare, attraverso un libro inchiesta che fa passare la voglia di pizza. Della pizza originale poi, quella napoletana, rimane ben poco, forse solo il nome, e lo spirito d’intenti, che vuole questo cibo semplice e ridente, spigliato e nutriente. Forse pochi lo sanno ma a Napoli la vera pizza è solo Margherita o Marinara, senza possibilità di mille ingredienti esotici abbinati a chissà quale birra, perchè per tradizione con la pizza si beve solo acqua, possibilmente del sindaco. Chissà cosa ne pensano quelle pizzerie oggi diventate templi del gusto, dove una pizza costa 25 euro,(ma è sublime, provare per credere) e si deve prenotare con un mese d'anticipo! Voglio lasciarvi ai dubbi e alle considerazioni personali, perchè la pizza oltre che la fame suscita anche la riflessione. E intanto che rifletto, quasi quasi mi faccio na' pizza. Napoletana (piccola soffice e “alta”), o romana (bassa, croccante e larga)? Non ci sono dubbi, per me una napoletana, Margherita naturalmente.
Simone Ariot

6 commenti:

  1. Salve a tutti! Vedo che il blog è vivo e vegeto, e non posso che essere felice di ciò . Leggere i post e i commenti mi fa ripensare a quando ci ha presentato il suo progetto di scrittura creativa, l'anno scorso. L'idea di accostare il mondo di internet alla letteratura mi è piaciuta fin dall'inizio, e il suo metodo di insegnamento mi ha fatto veramente piacere la sua materia, che fino a quel momento consideravo un po' ostica. Devo dire che sono contento che il blog sia ancora vivo, in quanto trovo che il progetto "parolefantasiose" sia veramente un'idea geniale, e molto producente!

    Devo dire che disabituarmi al suo metodo non è semplice, ora ci troviamo in una realtà completamente diversa, che purtroppo a mio parere non è all'altezza di quella dalla quale siamo venuti. Ci abitueremo.

    Agli studenti della sua classe voglio dire che sono veramente molto fortunati ad aver trovato una persona come il professor Ariot, vi garantisco che vi divertirete, e che un progetto del genere, ovvero l'accostare il mondo di internet alla letteratura, è veramente molto producente e, facendo due tre conti relativi a quanto scrivete con questo metodo di studio, noterete dei risultati forse inaspettati.

    Buona sera a tutti, Giovanni.

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  2. Giovanni, cosa dire........dopo una così bella dichiarazione, per restare in tema direi che offrirti una pizza sarebbe il minimo!
    Grazie veramente, per chi fa l'insegnante queste sono soddisfazioni enormi, probabilmente maggiori di quelle che potrebbe dare un semplice aumento di stipendio.
    Grazie ancora, e ricordati che il blog è sempre aperto a voi della 3ast, che ne siete i primi sperimentatori e fautori!
    Ci vedremo presto!

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  3. caspita Miriam, dalle tue parole si capisce che la pizza ti piace veramente,sarà perchè non ho mangiato quasi nulla ma nonostante sia ormai mezzanotte mi hai fatto venire una certa fame...!!

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  4. Il libro ha qualche anno, eh. Riguardo la pizza, cosa dire? Quella linkata costa così tanto per la qualità degli ingredienti con cui è condita. Nel senso che sono davvero scelti tra i più cari (e penso buoni). Riguardo al lievito madre...diciamo che sì, ha senso il suo utilizzo per la pizza, il gusto è comunque diverso (la pasta ha un ph più basso rispetto a quella con lievito di birra - digressione sui lieviti: ne esistono svariate migliaia, ma per il lievito di birra si usano colture di saccaromiceti cerevisiae, mentre per l'altro, no. Si usano i cosìddetti "lieviti selvaggi". Il primo è un prodotto industriale, mentre per il secondo vengono usati prodotti...provenienti da una qualche industria - perché se uso puree di frutta, la frutta sarà di qualche azienda, se uso un miele, idem, e così via), ma la differenza la si nota molto di più nel pane, credo (a parità di farine utilizzate, ovvio). A meno di mangiare una pizza bianca. Perché con tutti i condimenti di cui a quel sito, non so. Va beh. La smetto.

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  5. Sinceramente non ho proprio idea di cosa scrivere avete già detto tutto voi, non farei altro che ripetere sempre le stesse cose. Però ho qualche opinione al riguardo che nessuno ha espresso.
    La vera pizza buona è quella cucinata in un forno a legna, ma in molte pizzerie viene cotta in un semplicissimo forno elettrico, inoltre deve essere stesa a mano non con presse o macchine industriali e impastata con la farina giusta. Avete mai mangiato una pizza gluten free? Beh ve lo assicuro ha proprio un sapore orrendo! Povero mio papà che è celiaco ed è costretto a mangiare proprio quella! Non sembra neanche una pizza ha tutt'altro gusto.
    Quest'estate sono andata in Spagna e una sera per mangiare una pizza ho dovuto aspettare due ore e solo quando ho mandato giù il boccone ho realizzato che era surgelata.
    E' proprio vero che la pizza è buona ma...solo quella fatta tradizionalmente.

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  6. In un piatto semplice come la pizza si nascondono l’esperienza e la creatività del pizzaiolo che grazie alla sua grande abilità ci prepara questa pietanza che è allo stesso tempo economica e deliziosa. L’arte della pizza è infinita: ogni giorno, ad ogni ora, si creano nuove pizze, con nuovi ingredienti. Tra queste ultime creazioni vorrei ricordare la “pizza Matador” creata in onore del giocatore e ormai idolo del Napoli Edinson Cavani. Che altro dire..la pizza è un piatto di orgoglio nazionale, un nostro riconoscimento in tutto il mondo. L’Italia oltre ad essere mafia e rifiuti è anche la pizza.

    Bazzan Nicola 2Ds

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