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venerdì 18 dicembre 2009

IO non aspetto


Non crediate di essere né i primi né gli ultimi ad ambientare un racconto all’ interno del vostro Liceo. Prima di voi illustri scrittori e ottimi giornalisti hanno scelto i corridoi di tetre scuole italiane o i giardini dei fantasiosi e forse mai esistiti college delle eavy league britanniche per consentire ai protagonisti più o meno squinternati di evolversi nelle loro azioni quotidiane. “Il Giovane Holden” che ben presto leggerete, “Dio di illusioni” ( Tartt), “Io sono Charlotte Simmons” ( Wolfe), “Prep” (Sittenfeld) e molti altri ne rappresentano un esempio. Probabilmente la scuola è un luogo dove tutti , chi più chi meno, hanno passato tempo prezioso della propria vita stimolando la fantasia più di molte innocue e banali case! Ma possiamo immaginare soprattutto che per l’ atmosfera di costrizione educativa che si respira e l’assoluta astoricità di molte lagne quotidiane, la scuola è e rimarrà realtà odiata a sufficienza da volerci scappare ma mai abbastanza da dimenticarla o non desiderarla diversamente. Abbiamo anche noi, nella dimensione del nostro liceo cittadino, un romanzo ( un vero romanzo) ambientato ( anche se non del tutto ufficialmente) in un liceo che potremo quasi identificare con il nostro. Si chiama “IO non aspetto”, ed è il prodotto della fatica di due insegnanti che si fanno rapire dalla trama della storia per portarci dentro una matrioska che scende sino all’ abisso della coscienza. Due professori ( un uomo e una donna) che si incontrano e decidono di scrivere un libro che parla di due professori che si incontrano, s’ attraggono e si lanciano nell’ avventura di un romanzo a 4 mani all’ interno del quale rinarrano le vicende di un’ altra coppia, questa volta non di insegnanti, alle prese con l’ amore, la quotidianità, l’amicizia, il lavoro……….
Federica Niola e Adriano Gennari sono gli autori insegnanti che spesso incrociate in corridoio , autori di un romanzo originale, spinto a tratti, che non risparmia battute di critica all’ambiente scolastico e a chi lo compone proponendo un’idea a tratti realistica dei momenti della scuola italiana. Una storia dentro la storia di una storia. Complicato?Matrioska? Meno di quanto si pensi. E sapete una cosa? Saranno loro a raccontarci come nasce e si sviluppa un racconto o un libro. Verranno a trovarci in classe!
E voi, giovani e promettenti scrittori? Siete pronti a perdervi tra i corridoi del liceo nel mezzo di una ricreazione, in palestra di notte o nell’ archivio blindato dove si depositano i compiti in classe? Siete sicuri di sapervi districare, almeno nella finzione, tra un insegnante inferocito e un altro timoroso degli studenti? E a cotte e cottarelle come state messi? Immagino abbiate diverse idee, io se fossi al vostro posto avrei da scrivere per centinaia di pagine per raccontare avventure sognate o capitate, come quella volta, l’ ultimo mio giorno di lavoro nella vecchia scuola, quando la sera della festa di fine anno, nel laboratorio di meteorologia………….
Simone Ariot
Io non aspetto, ex cogita editore, 12.50 euro

8 commenti:

  1. Da quando abbiamo cominciato questo progetto mi sono appassionato moltissimo alla scrittura... Ormai scrivo qualcosa ogni giorno: commenti, raccontini... ho comminciato persino a scrivere un diario personale. Adesso che abbiamo come compito di scrivere sui fatti accaduti nella scuola sarà ancora più interessante portare avanti il lavoro incominciato. Chissà che cosa ne verrà fuori.
    Lo ammetto, è Gian Marco quello che scrive nel mio gruppo, comunque anche la parte del lettore è interessante e divertente. Infatti bisogna saper aprezzare e comprendere opere altrui per poter sviluppare in modo migliore quelle proprie.
    Devo dire che è stata proprio una bell'idea invitare in classe questi due scrittori che, inoltre, sono anche professori del nostro istituto, quello che frequentiamo quasi tutti i giorni. Penso che sarà un'esperienza unica per noi e che ci aiuterà ancor di più ad andare avanti.

    Nemanja Rajic

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  2. Anche a me piace molto scrivere racconti. Ne ho almeno una decina nel computer, salvati e lasciati incompleti perché vengono fuori centinaia di idee e non si sa dove aggiungerle. Il problema principale però è come iniziare, poi la storia prosegue con più scorrevolezza. Certe volte si inizia in una situazione e si finisce nell'altra completamente diversa. :)
    Personalmente trovo interessante l'idea di scrivere un romanzo breve all'interno del nostro istituto, anche coinvolgendo qualche professore, magari come protagonista.
    Giulia

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  3. Piacerebbe tanto anche a me poter scrivere un racconto ambientato nella mia scuola, parlare di qualcuno con cui mi confronto tutti i giorni e mettere su carta quella che è una realtà che vivo quotidianamente. L'esperienza che questi due insegnanti hanno fatto è del tutto particolare perché ritrovarsi a lavorare tra colleghi ambientando il tutto proprio nel luogo di lavoro è veramente interessante. Sicuramente il fatto di scrivere a 4 mani si avvicina molto a quello che è lo stile che noi adottiamo per i nostri racconti e, sebbene qualche volta le idee di un compagno possano sembrare davvero uniche e speciali, altre volte è davvero difficile mettersi d'accordo perché ognuno ha una propria testa ed è giusto che esprima le proprie opinioni. L'incontro con i due professori mi ha fatto capire che la collaborazione tra più persone può portare a dei risultati molto lusinghieri quale appunto la pubblicazione di un libro che, soprattutto per la professoressa che non aveva mai affrontato prima la scrittura, dev'essere stato un traguardo importante. Concludo dicendo che nella scrittura come in qualsiasi altra attività è sempre importante sapersi confrontare con gli altri perché ogni persona che ci circonda è in grado di darci degli stimoli per farci migliorare e di insegnarci cose nuove.
    Alessia Zaroccolo

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  4. Beh se devo essere sincero questo incontro mi ha lasciato un po' (non so bene come dirlo) a bocca asciutta, non so se mi sono espresso bene. Voglio dire, come spiegazione delle tecniche di scrittura, i professori, hanno detto molto (anche se non hanno aggiunto niente a ciò che già sapevamo e avevamo appreso dall'incontro precedente con la professoressa viola, ma del resto credo non ci fosse altro da dire), ciò che mi ha un po' deluso è stato il poco entusiasmo per aver scritto ma soprattutto pubblicato un libro. Ne parlavano troppo esternamente, come se neanche lo avessero fatto o come se non l'avessero scritto loro. Mi sono sembrati alquanto delusi da quest'esperienza o comunque non abbastanza entusiasti (può essere anche modestia, io non lo so).
    Ho capito che a scrivere un libro non si guadagna quasi mai, ma mi chiedevo, si riesce almeno a coprire le spese o è semplicemente un'emorragia di denaro?

    Stefano

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  5. Nemmeno io sono stato molto impressionato da quest'incontro se devo dire il vero. Non c'è stato un rapporto diretto come con la professoressa Viola e forse è per questo che non lo ho così apprezzato. Concordo in molti punti con quanto detto da Stefano, ma ciò nonostante è stato abbastanza interessante ugualmente. Mi è rimasto particolarmente impresso quando il professore ci ha raccontato del loro esperimento di scambiarsi i personaggi di cui narrare le vicende ed i pensieri. Se ci penso, non so quanto bene riuscirei a scrivere dei pensieri di un personaggio femminile in un racconto, forse anche per questo i nostri sono prevalentemente maschili! Anche il fatto del confronto, quando la professoressa ha mostrato i suoi primi tre fogli di racconto e il suo "compagno di scrittura" li ha decimati, lo recluto significativo: anch'io inizialmente scrivevo lunghi periodi con fiumi di virgole e lei professore sistematicamente me li segnava nei temi; ho cominciato così a privilegiare le frasi brevi e oggettivamente è vero che sono migliori e più chiare rispetto ad altre lunghe e sconfusionate. E' dal confronto che si migliora, si prende dagli altri tutto ciò che di buono possono offrirci e si migliora così il proprio stile, almeno è così che cerco di fare io.
    Luca Mattarolo

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  6. Personalmente, non mi è sembrato un incontro scontato e banale ma al contrario, in questo caso, a differenza del precedente con la professoressa Viola, è stato più concreto e approfondito; durante la spiegazione delle tappe che i due scrittori hanno insieme affrontato, mi sono molto rivisto in certi aspetti e comportamenti, ma soprattutto ho notato un pizzico di sofferenza quando gli autori hanno descritto la parte più tragica, ma anche più importante, dello scrivere un romanzo: la rilettura.
    La descrivo come “più tragica” per il semplice fatto che molte, anche moltissime cose che a te scrittore possono sembrare perfette e molto ben costruite, vengono invece viste agli occhi di un lettore esterno come superflue e scontate. Tutt’ora durante questo progetto di scrittura creativa mi è già difficile sentirmi dire dai miei compagni del gruppo che questa parte non va bene, che non si capisce niente…, figuriamoci se in un futuro volessi mettermi a scrivere un romanzo; che impresa!

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  7. Trama un pò complicata se posso dirlo. Storia nella storia nella storia se così possiamo riassumerlo. Sono stati bravi a renderlo ben capibile ai lettori. Ora per esempio dopo la fine della lettura del giovane holden, anche li il tema iniziale era la scuola (anche se non principale).

    In due però è simpatico scrivere, uno corregge gli errori dell'altro e viceversa (come accade paradossalmente in ogni gruppo).
    L'incontro mi è piaciuto, i due prof. erano molto disponibili e anche allegri.
    Samuele Saggiorato

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  8. Io mi sono immaginata stranissime storie nel nostro liceo. Vi racconto quando ho provato ad immaginare che dal quadro elettrico si potesse arrivare attraverso un passaggio segreto ad un laboratorio di fisica del nostro professore di fisica.
    A scuola a volte, in momenti di noia, la mia fantasia vola e crea starne situazioni in laboratori, aule o giardini.. è così divertente!

    Marta Iselle

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