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lunedì 4 marzo 2013

Alla ricerca della bellezza

Raffaello. Tre Grazie

Oggi, a scuola, si parlava di bellezza, di arte, di storia. Dall’Atene classica al Rinascimento fiorentino, di esempi in cui la storia ha portato bellezza ce ne sono molti. E sempre, senza alcuna eccezione, al principio di tutto c’era un buongoverno, retto da individui illuminati. Pericle, Lorenzo de Medici, persone accomunate dal culto bel bello, dalla ricerca di un armonia che si esplicita in palazzi, poemi, note di un pentagramma e molto altro. Una bellezze che si vede ancora oggi, perché rimane immutata, resistendo ai tempi e alla storia. Quando c’è fatica e perseveranza, le cose vengono fatte meglio, recitava il libro di testo, e rimangono. Uno spunto per avviare una discussione con gli studenti, chiedendo loro di indicare la bellezza che vedono oggi, frutto del nostro tempo. E qui cominciavano i problemi.
“Difficile trovarla tra le cose nuove, non mi viene in mente niente”, racconta Laura. “Penso ai tramonti, alla natura. Ma in effetti non è opera dell’uomo…” gli fa eco Matteo seduto due banchi dietro. “La musica è una cosa bella, ma non so se sarà ricordata nel tempo. La musica che piace a me intendo” , prosegue Valentina. In pochi minuti si parla, la classe si anima, e si fa fatica a trovare una linea, un elemento che metta d’accordo tutti. “La bellezza è soggettiva”, sottolineano i ragazzi. Certo, ma alla richiesta di definirla, entrano in crisi, e non riescono ad andare oltre a “è bello ciò che piace”.
Viene fuori, un po’ alla volta, che la bellezza è sempre più assente nella loro vita, che ormai non si sa più cosa sia. Eppure, nell’Atene di Pericle e nel Rinascimento di Lorenzo, la bellezza era riconosciuta. Sarà forse perché i governanti erano i primi a volerla cercare? Forse si. Ma chi è adulto e ha voluto trovarla, la bellezza sa che c’è. A volte è nascosta, non ha visibilità, a volte viene confusa con altro, relegata ai margini, occultata. La scuola, la famiglia, le agenzie educative, potrebbero cercarla insieme a loro, insieme ai ragazzi. Una sorta di educazione alla bellezza. Sono sicuro che gli effetti si farebbero sentire. Anche senza Pericle o Lorenzo.

Simone Ariot
*questo testo è pubblicato anche su La Nuova Vicenza

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