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lunedì 21 novembre 2011

Ulisse, l'uomo moderno che ci chiama.





Luca ha 33 anni, due figli, una laurea in fisica e un impiego da ricercatore. Studia le cellule tumorali ed è vicino ad una cura per combattere il cancro. Lo volevano le multinazionali farmaceutiche e lo aspettavano una Porsche e i week end a Cortina. Ha detto NO, ha scelto di  viaggiare su una Punto scassata, pagare le interminabili rate del mutuo e andare in vacanza in campeggio, anche quando fuori piove. Luca come Ulisse sceglie, e sceglie di essere uomo, mortale, forte e debole al tempo stesso, coraggioso e pauroso. Luca come Ulisse vive le contraddizioni della vita affrontandole a testa alta, si sveglia ogni mattino con la consapevolezza che la vita è difficile e noi, essere umani, siamo solo uomini, o donne. E questo non è certo poco, perchè essere uomini significa scegliere la strada più difficile, più dura, più impervia, per sapere che alla fine, a prescindere dai risultati, sarà la strada giusta. Essere uomo significa anche voler andare oltre ciò che c'è e si conosce, significa voler abbattere i confini, non solo quelli del gretto municipalismo cerebrale, anche quelli della scienza, della cultura ufficiale, del canone. Significa, per Ulisse, andare oltre le colonne d'Ercole, oltre i confini conosciuti. Per Luca significa andare oltre le conoscenze scientifiche esistenti, per varcarle, superarle, abbatterle. Per Ulisse essere uomo è rinunciare all'amore di una dea, di Calypso, per Luca stare insieme a Chiara, che qualche diffettuccio lo ha, ma è bellissima così. Per Ulisse essere uomo è rinunciare a diventare Dio, per Luca rinunciare  ad un premio che gli darebbe molta visibilità e poche conoscenze (scientifiche).  
Ci sono molti Luca tra noi, e quindi molti Ulisse. Li vediamo tutti i giorni e tutte le mattine mentre sfidano la quotidianità, mentre affrontano le piccole e grandi insidie di una dimensione di vita che di certo non è sempre facile. Ulisse, eroe moderno e antico al tempo stesso, indica la via maestra da seguire, consapevole che non solo offrirà bocconi amari da ingoiare, ma addirittura un posto all’Inferno. E allora? 
Anche l’Inferno sarà una prova. E Ulisse l’accetterà.
Simone Ariot

3 commenti:

  1. Ulisse. Per essere come lui, a volte, ci vuole coraggio. Ci vuole coraggio perché non é cosa da tutti rinunciare alla via più semplice. Ulisse questo ce lo spiega e ce lo dimostra chiaramente: per lui sarebbe stato molto più semplice, oltre che vantaggioso, restare con la bellissima Calipso; ma lui sceglie di tornare da Penelope, sua moglie, di tornare dal figlio e di affrontare qualsiasi ostacolo pur di riuscire nel suo intento. Per Odisseo tutto questo significa ESSERE uomo, non cadere nell'ovvio o nello scontato ma stupire... E c'é riuscito alla perfezione!
    Lisa Miolato 2 es

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  2. Credo sia l'umiltà che rende questa storia straordinaria. L'umiltà e il coraggio di rinunciare alla via più facile, alla strada già spianata, perché la propria missione è un'altra. E allora si mandano giù bocconi amari, si accetta lo stipendio di un ricercatore o - perché no? - di un maestrino di provincia circondato da colleghe brutte e grasse: l'importante è guardarsi allo specchio e riconoscersi, senza doversi togliere troppe maschere.
    Ulisse rinuncia all'amore della dea Calypso, vero, ma è anche lo stesso Ulisse che passa un anno intero con Circe. Circe la maga pericolosa, orribile e cattiva, che trasforma gli uomini in maiali (magia che, tra l'altro, non implica un grande sforzo di immaginazione). Tuttavia, come spesso accade, la realtà è diversa dal pettegolezzo: Circe non è orribile, anzi, è molto bella. E non è nemmeno così cattiva; è triste, invece, perché tutti gli uomini che sono passati sulla sua isola l'hanno irrimediabilmente abbandonata. Anche Ulisse lo farà, richiamato da destini che gli déi hanno scritto per lui su ali d'uccello, per tornare dalla moglie che lo aspetta con una fedeltà disumana, per compiere fino in fondo il suo dovere da eroe.
    Quante Circe ci circondano? Donne forti, belle, determinate, più brave dei loro colleghi maschi, capaci di non piegarsi al compromesso perché consapevoli di poter camminare con le proprie gambe. E proprio per questo sbeffeggiate, a volte umiliate, quasi sempre abbandonate perché fanno paura. Donne che ballano da sole.
    Ulisse scende all'inferno, ma lo aspetta la gloria eterna del grande eroe. Per Circe questa gloria non c'è e non ci sarà, resta soltanto la sua isola, la sua solitudine, una compagnia frugale e poi un nuovo abbandono: chissà che non sia anche questo un po' di inferno?
    Onore a Ulisse, ma io starò sempre dalla parte di Circe.

    Antigone

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