Translate

giovedì 17 aprile 2014

La scuola è come un vecchio palazzo difficile da restaurare


Stefania Giannini è da quasi due mesi ministro dell’istruzione. Come tutti i ministri che si sono succeduti negli anni, anche lei sta proponendo e proporrà alcuni cambiamenti nella scuola. Non si tratta certo di una vera e propria riforma, come invece ha fatto la Gelmini, la Moratti o Berlinguer. Ma quando si parla di riforma, che significato si dà a questo termine? Chiunque conosca la lingua italiana sa infatti che riforma significa assegnazione di una nuova forma, una presa d’atto che modifica in modo importante un soggetto assegnandogli una forma nuova, una nuova immagine, anche molto differente dalla precedente. Dal ministro Gentile nel 23’ in poi la scuola italiana ha conosciuto numerose riforme. Nessuna, però, degna di questo nome. Si è trattato piuttosto di operazioni di restyling, in cui il cambiamento, la trasformazione, è risultato minimo, a volte invisibile, rispetto la dimensione totale dell’oggetto. Per chi non mastica di scuola, propongo un semplice esempio. Immaginiamo che la scuola sia un edificio, un palazzo. 



La scuola italiana sarebbe quindi un edificio molto grande, e molto vecchio. Non necessariamente antico, ma vecchio. Nel tempo, però, quest’edificio ha presentato alcuni problemi. Le sue mura hanno cominciato a scrostarsi, le scale interne non consentivano l’inserimento di ascensori, coloro che la abitavano hanno cominciato a crescere a dismisura. Un po’ alla volta, uno dopo l’altro, gli architetti hanno cercato di risolvere qualche problema. Una porta veniva cambiata, pareti stuccate, dei cornicioni restaurati. Alcune sue stanze interne hanno cambiato dimensione, perché si sono ingrandite o rimpicciolite, ma l’edifico rimaneva comunque quello. Al suo interno, però, si patisce freddo d’inverno e caldo d’estate, non si riesce a far entrare in visita elementi esterni all’edificio stesso, non funzionano molti degli strumenti tecnologici che in tutti gli altri edifici si usano e…cosa da non sottovalutare, chi li popola ci entra sempre più malvolentieri.  Per di più è spaventosamente grande, e per essere governato, pulito, gestito, le complicazioni sono lunghe e infinite. I suoi capi stanno dentro l’edificio ma in stanze lussuosamente arredate, nascoste alle altre, senza mai entrare in contatto con chi invece popola l’edificio. Paradossalmente, però, più il disfacimento è sotto l’occhio di tutti, più ci si rende conto che cambiare veramente sarebbe difficile. Perché non servirebbero più lavori di ristrutturazione, che nel tempo si sono rivelati inefficaci e costosi, ma una vera e propria ricostruzione, che parta da un nuovo progetto. Il problema, infatti, sono le fondamenta e la struttura. Sono talmente compromesse da risultare inagibili. Da un momento all’altro potrebbe crollare l’edificio. Miracolosamente, però, non è ancora crollato, nonostante i mille errori di progettazione, i mille segnali di un crollo imminente.
Ecco, la scuola italiana è questo. Un mondo da ripensare ex novo, da zero, considerando i bisogni della società, l’evoluzione degli ultimi decenni, gli scopi e gli obiettivi che può avere. Il problema, però, è che dentro la scuola stanno persone ormai soggiogate dalla sua stessa forma, desiderosi e vincolati alla possibilità che tutto cambi affinché non cambi nulla. Come in una delle tante riforme.
Ricostruire come si fa con una vecchia casa di campagna, ormai pericolante e pericolosa. Per farlo, bisogna prima di tutto abbatterla. E per abbatterla, bisogna spostare le persone e le cose che ci sono dentro. E soprattutto, avere un progetto.
In Italia abbiamo un progetto per una nuova scuola? Una scuola diversa, veramente nuova?

Simone Ariot

2 commenti:

  1. Il Pigafetta, da fuori, sembra una fortezza inespugnabile. Poi, pensi e studi lì dentro, accorgendoti che si sta sgretolando come le persone che lavorano al suo interno, tranne alcuni pilastri validi e ben piantati.....

    RispondiElimina
  2. Ho letto. Considerazioni condivisibili. Il vero problema è che nessuno ha un progetto. Ovvero ci potrebbero essere tanti progetti. Difficile che sulla scuola si riesca ad avere una visione condivisa. Per questo ognuno osteggia e boicotta il progetto che non risponde alla propria visione. Che fare? O uno rinuncia e si adagia oppure fa qualcosa nel suo piccolo senza aspettare le grandi "riforme"

    RispondiElimina