Da
qualche anno a questa parta il 27 gennaio ricompare ad intervalli regolari nel
calendario scolastico alla voce “non ci sono lezioni”. Molto
spesso si trasforma in giorno della tristezza, giorno della perdita di tempo,
giorno dello svago o , ancora peggio, giorno dello stare a casa. Sarei troppo
politicamente corretto se volessi a tutti i costi sostenere che in questa
giornata (scolastica s'intende) tutti gli studenti colgono l'occasione per
ricordarsi, sensibilizzarsi o istruirsi rispetto un tema tanto delicato quanto
importante. Molto spesso, purtroppo, non è così. Ma le occasioni possono
rendere l'uomo migliore, se almeno decide di provarci! E qui ne abbiamo un
esempio.
Alcuni
studenti del liceo Quadri di Vicenza hanno girato un
cortometraggio ( "Noi
come loro") per ricordare la tragedia della Shoha, e l’hanno fatto in grande
stile. Il premio? Una visita (non proprio allegra se dobbiamo essere sinceri)
nei campi di concentramento nazisti dove furono rinchiusi e torturati gli ebrei
vissuti in quella triste pagina di storia. Una gita insomma, diversa da quelle
più tradizionali a Parigi o Roma, ma pur sempre una gita, da conquistarsi con
tutte le forze. Non bastava certo partecipare: bisognava vincere.
Diciamo
subito che non ce l’hanno fatta, e poi scopriremo il perché, ma questo non
toglie che il loro lavoro sia molto apprezzabile e soprattutto creativo.
Questa parola che mi sta a cuore entra in gioco in un lavoro di gruppo ( cooperative
learning lo chiamano i moderni pedagogisti) tutt’altro che semplice. Stefano Niero, fratello d’arte
del regista Tiziano,
ci ha raccontato l’esperienza fatta insieme ad alcuni compagni, tra i quali non
posso non citare alcuni dei protagonisti del corto come Francesca Baldisseri,
Luca Mattarolo, Giovanni Munaretto, Luca Dal Zovo, Diego Lombarda, Carolina
Fanchin, Alessia Zaraccolo e Kristian Ristov. Una squadra al completo per
dimostrare, ancora una volta, che quando a scuola si porta la creatività si
impara di più, ci si diverte, e si lascia un segno.
-
Perchè avete deciso di partecipare al concorso?
Ci è
sembrata una buona occasione per conquistare una gita. Io, personalmente,
ero interessato a fare quest’esperienza da regista e vedere un po’ cosa
riuscivo a produrre.
Ad
aver partecipato al corto eravamo una decina, il resto dei compagni ha dato il
suo contributo allo spettacolo teatrale collegato ad esso. C'erano
attori,regista, montatore, tecnici.
- Dove
avete girato il filmato? Perchè la scelta del cortometraggio e non altre forme
di comunicazione, magari più semplici da realizzare ( ex disegni, articoli...)
?
La
prima parte è stata ambientata al cimitero
acattolico di Vicenza, la
cattura nel nascondiglio l’abbiamo girata nella mia cantina mentre per il
trasporto e l’esecuzione ci ha ospitato la campagna ai piedi dei colli Berici.
La scelta del corto…. Ci sembrava un’idea più concreta e originale,
rispetto alla solita rappresentazione teatrale. Avevamo pensato anche ad
un’animazione con i Lego ma è stata scartata all’ultimo.
- Quanto tempo avete
dedicato al progetto? Non
poco, soprattutto io e Kristian, che si è occupato del montaggio. Direi diversi
pomeriggi, circa una ventina di ore tra organizzazione, riprese e montaggio.
Siete soddisfatti del
risultato finale?
Beh “ogni scarafone è bello a
mamma sua”! Però ho ricevuto diversi apprezzamenti quindi mi considero
abbastanza soddisfatto. Sono contento, anche se ormai mi esce dalle orecchie da
quante volte l’ho visto e purtroppo non abbiamo vinto il concorso (aperto a
tutte le classi quarte del liceo Quadri).
-Cosa
vi ha insegnato questa attività?
Mi ha
insegnato ad organizzare un gruppo di lavoro e a prevedere gli imprevisti
che sono stati molti. L’idea originale era un po’ diversa dal risultato,
soprattutto nelle location scelte, ma alcuni di questi imprevisti credo abbiano
giovato al risultato finale (il luogo per il nascondiglio iniziale ad esempio).
Però ci ha lasciato un po’ di amarezza la premiazione del concorso perché
alcuni dei progetti vincenti non erano affatto originali. Uno era stato copiato
da unospettacolo
di Paolini ad esempio. Non sempre vincono i
migliori, non dico che i migliori fossimo noi, ma credo che avremmo potuto
giocarcela con altri progetti.
-Pensi
che la scuola debba sperimentare maggiormente queste occasioni in cui agendo si
impara? ad esempio attraverso sistemi alternativi di insegnamento e
apprendimento, come in questo caso?
La
scuola dovrebbe sperimentare maggiormente queste attività, fanno fare
esperienza nell’organizzazione e soprattutto nella collaborazione all’interno
del gruppo. Questi sistemi alternativi sono senz’altro molto efficaci, ma
andrebbero seguiti e curati un po’ di più e accolti con più partecipazione
dagli studenti.
Dalle
parole di Stefano traspare una nota di critica in queste ultime parole. Una
nota significativa. Le occasioni sono utili, a volte ci sono, ma non sempre gli
studenti le sanno sfruttano, pensando quasi che sia normale averle, o ancora
peggio pensando che le avranno per sempre. Nulla di più sbagliato. Carpite diem, adulescentes!
Simone
Ariot
Parte 2/2
RispondiEliminaChe lezione hanno imparato Stefano e compagni? Che piuttosto di fare qualcosa di originale era meglio fare qualcosa di collaudato, una formula vincente. Il compitino. Chiaro, se fosse sempre cosi' non ci sarebbe progresso e certamente un capolavoro come Maus non sarebbe mai stato scritto e disegnato.
Il rischio di rendere queste iniziative standard e' che Mussolini e le brigate rosse diventino figure astratte, appartenenti ai libri o a qualcosa appartenente a generazioni passate. C’era una volta un tipo pelato che camminava come paperinik e poi l’hanno appeso alla pompa di benzina…
Gli studenti dovrebbero essere interpellati, coinvolgendo la filosofia sul fatto che il linciaggio e’ sempre sbagliato. Lo e'? E’ giustificabile la fine di Mussolini o Geddafi? Tribunale internazionale come per Milosevic o nostrano con video come per Hussein? La pena di morte e’ sempre sbagliata? La morte di Mussolini e’ rappresaglia?
Prepariamo le nuove generazioni accantonando le maledette civilta’ mesopotamiche e diamo ampio spazio alla storia che conta che e’ quella che ci riguarda da vicino. Parliamo di Auschwitz ma gli sudenti devono sapere cosa e’ successso a Marzabotto e alla Stazione di Bologna e in via Caetani a Roma.
Un recente premier italiano fece una gaffe su Auschwitz. Per “riparare” disse che avrebbe portato suo figlio in visita a vedere I campi. Lo ha fatto? Certo che no ma lui sapeva che tutto quello che doveva dire era questo. Che era dispiaciuto di essere stato frainteso e come segno di autoflagellazione se ne sarebbe andato in Polonia. La gente ha capito e l’ha rivotato con conformismo e noia.
Detto questo, sostengo da anni che il modello scolastico italiano e’ ottimo. Te ne accorgi dopo, guardandosi indietro o confrontandosi con un inglese che magari pensa che Kirkegaard e’ il nuovo attaccante svedese in procinto di approdare all’Arsenal. Loro la filosofia, per esempio, non la studiano.
Si, cogliete l’attimo, vi restera’ comunque una vita per rimpiangere le occasioni perse. Vale anche per I professori…
Parte 1/2
RispondiEliminaPenso in parte che molta gente non "capisca" l'olocausto perche' non ci appartiene nel senso stretto della parola. Penso che insegnare la resistenza che era composta da varie fazioni politiche e' importante tanto quanto l’olocausto anche perche' ci si puo' relazionare direttamente. I suoi valori, il senso di unita'e divisione...di vittoria tradita sono elementi importantissimi per capire la storia italiana. E’ fondamentale per capire l’italia di oggi; la mafia degli ultimi 60 anni, gli anni di piombo, il PCI, gladio, l'importanza del papa polacco, il terrorismo nero e il craxismo.
E' importante che i ragazzi capiscano che l'italia fu unita anche prima di festeggiare i mondiali di calcio. Si perde tanto tempo a studiare gli egiziani...i sumeri...i maledetti etruschi. Cose completamente distaccate, popoli che appartengono solo ai libri. "Il criptoportico e' una c***** pazzesca" direbbe Fantozzi. Si studiano le piramidi ma non si studia la primavera araba e cosi’ facendo non si aiuta l'integrazione perche' si guarda a queste civilta’ come un qualcosa di lontano che bisogna studiare, non capire; ci si distacca.
Questo non aiuta l’integrazione ma fomenta la paura per lo straniero, il diverso.
Ecco, forse (metto forse per essere politicamente corretto) la ragione per cui alcuni studenti hanno copiato Paolini e Maus (una bestemmia comunque metterli nella stessa categoria, Paolini sta a Maus come l'ottone all'oro) e' perche' si sentivano in dovere di fare il compitino, usare una formula gia' usata e applicare delle modifiche. Piramidi=olocausto.
Mi auto censuro e mi limito a dire che e' diseducativo premiare un lavoro non originale. Sempre e comunque.
Non si premia l'iniziativa ma bensi la formula; e' un messaggio sbagliatissimo. Allora un remake di Kakkientruppen era meglio?
http://www.youtube.com/watch?v=MH68BQPNrVs
Certo, gli ebrei sull’ape car sa da coppa Cobram ma un adolosciente cammuffato da pantegana non solo non e’ serio ma neppure originale.