Cari studenti,
sono in ritardo lo so.
E sono pure stato poco diligente perchè avrei dovuto scrivere di
più e più frequentemente, soprattutto in questo ultimo periodo. Ma “meglio
tardi che mai….” potrei dire, un po’ per giustificarmi e un po’ per farvi
vedere che comunque il post di fine anno è arrivato, anche se non puntuale.
Un anno scolastico passa in fretta, sempre più in fretta. 8 anni
fa, quando entravo per la prima volta in un’aula di liceo come insegnante, le
giornate passavano ancora lentamente. Le ore sulla cattedra erano di più (nelle
scuole private gli insegnanti lavorano molto di più, e in condizioni più
difficili, guadagnando di meno), i problemi in classe erano ben più seri, i
confronti con i colleghi molto più costanti. Con gli anni le cose sono
cambiate, trasformandosi, ed evolvendosi.
Ora le ore in classe sembrano più veloci e leggere, il tempo
passato a casa nel preparare le lezioni e correggere le verifiche si è andato
razionalizzandosi in modo decisivo, e sono subentrati nuovi e importanti
impegni. Ormai il mio essere insegnante è in perenne dialogo con il mio essere
giornalista ed altre avventure professionali sono entrate in modo stabile e
accattivante nella mia vita. Ma la scuola rimane sempre lì. Non voglio
abbandonarla, perché mi piace e mi nutre, mi consente di confrontarmi
continuamente con menti giovani e disposte al dialogo e all’ascolto, di offre
spunti e suggerimenti costanti e continui e soprattutto mi guida, fungendo come
da regolatore dei mille salti e movimenti che la mia mente fa. Si, la
scuola per me è quasi come una terapia, ma allo stesso tempo un viaggio (anche
un po’ una vacanza), che faccio mai solo ma sempre accompagnato da voi studenti.
Voi, diversi l’uno dall’altro come diverse sono le pietre di mille
ambienti lontani, ogni giorno mi ricordate di essere un uomo, o meglio un
essere umano. La fuori, dove contano i numeri e i profitti, dove le persone
sono rappresentati da codici e le passioni viste come merce da vendere,
funziona in modo molto diverso. Voi già lo sapete, ed io non perdo occasione di
farvi vedere come funzionano le cose nel mondo reale per imparare poi a
prenderne quanto c’è di buono. E anche quando ve ne rendete conto continuate a
mantenere uno sguardo che vuole andare oltre, portandosi i sogni con sé
senza troppo sentirsene in colpa. E fate bene!
Fate bene a voler essere vivi e qualche volta a rompere le
scatole, e non poco. Credo si veda quando non vi sopporto, a volte capita, ma
so che capita meno di quanto pensiate. Io alla fine, con voi, mi trovo bene.
Mi trovo bene anche quando uno ad uno vi metterei un cerotto sulla
bocca o una sordina per coprire gli sbraitamenti vari, e mi trovo bene anche
quando vi ripeto che sembrate delle galline nel pollaio ( che aspettano il
gallo che passa tra i corridoi……vero Giulia?) o quando in piena catalessi
tenete lo sguardo fisso su un punto inesistente della lavagna, completamente
immersi in un viaggio chiamato boh. Mi trovo bene anche quando vi guardo
pensando che non abbiate capito molto di quanto ci siamo detti, e mi trovo
ancora meglio quando dopo il discorso di qualcuno ce ne stiamo un po’ zitti, in
silenzio, per pensare a ciò che è venuto fuori, ai segreti simbolici presenti
in alcune poesie, alle parole che non si dicono e alle emozioni che non si
vedono.
Insomma, quest’anno ne abbiamo passate di tutti i colori. Da
quelli accesi a quelli tenui, da quelli fluo a quelli chiari, da quelli veri a
quelli finti. Colori come sensazioni ed emozioni, che a volte stanno lì ad
aspettarti dicendo, “mi accendi o no?!”
Anche quest’anno è arrivata l’estate, tutto un colpo dopo i freddi
primaverili, ed è arrivata la fine della scuola che, nonostante tutto,
ripartirà tra tre mesi. Tre mesi in cui succederà molto o poco, tre mesi in cui
molti vorrebbero veder trasformata la propria vita ma solamente a pochi succederà.
Non abbiate timore, questi tre mesi ritorneranno l’anno prossimo e
quello dopo ancora, per molto tempo. Se non riuscite a viverli del tutto ora,
significa che non era ancora il tempo. Ma questo tempo, prima o poi, arriverà.
Ora vi saluto, dandovi un arrivederci.
Ci rivedremo l’anno prossimo?
Non lo so. Anche questo fa parte del gioco.
Au revoir
Simone Ariot
Prof un paio di anni fa c'erano almeno 10/15 commenti per ogni singolo post che lei aggiungeva, anche dopo pochi minuti, anche i finali dell’anno, anche quelli estivi e pure quelli di settembre, qualunque lei pubblicasse! Che è successo? Si sente la differenza da una scuola all'altra? O la differenza sta in lei, è lei a essere cambiato? Personalmente non penso sia lei, perché è dalla sua 'inaugurazione' che seguo questo blog e non noto radicali cambiamenti di stile, anzi.
RispondiEliminaCon questo le assicuro che non voglio criticarla, poiché sono un grande ammiratore del suo nuovo metodo d’insegnamento, in quanto ci sono passato personalmente e ho notato i vantaggi. Inoltre nutro grande stima per lei sia in ambito d’insegnamento che in ambito umano. Quindi la mia la veda come semplice curiosità, con magari una sola piccolissima parte di malizia.
Buona giornata.
Ciao,
RispondiEliminati ringrazio per l'intervento.......
che dire, il motivo credo sia presto spiegato: fino all'anno scorso gli studenti erano valutati anche in base alla quantità e qualità di commenti che inserivano, quindi si sentivano stimolati a commentare, oggi invece non essendoci l'obbligo i commenti come puoi vedere sono diminuiti in modo drastico. Però i dati riguardanti i lettori ( non chi commenta, ma chi legge) che io posso vedere grazie ad una particolare funzione del sito ( o di google analitycs) sono sostanzialmente sempre gli stessi, attestandosi sui 100 lettori quotidiani con punte di 200 a seconda del post inserito. Quindi, alla fine, il risultato è ancora buono. Ora, come è normale, vado in vacanza per un po' e il blog ritorna a settembre
Prof le vogliamo bene :)
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