Commissari esterni di maturità. Grazie a Facebook gli studenti conoscono la scuola di destinazione prima degli insegnanti
Per l’ennesima
volta la scuola si dimostra indietro di cento anni. Questa volta lo fa sfacciatamente,
facendosi superare per intelligenza e furbizia dagli stessi studenti.
Mi
riferisco ad un fatto che sta avvenendo proprio in queste ore. Come molti
sapranno, da sempre la nomina dei commissari d’esame di maturità provoca non
poche angosce negli studenti, che cominciano ad informarsi da amici, conoscenti
o sconosciuti sulle caratteristiche dei commissari esterni, per sperare di
poter rimediare all’ultimo a qualche carenza nello studio degli ultimi mesi, o
semplicemente per essere più sicuri di ciò a cui andranno incontro. A volte
queste informazioni sono utili, altre volte possono essere dannose e controproducenti,
perché gli insegnanti si comportano spesso diversamente con i propri studenti
da come farebbero con studenti nuovi, mai visti, che rimarranno solo in una
parentesi d’esame.
Sta di
fatto che oggi sono uscite le commissioni, o meglio sono state diffuse alle segreterie delle scuole. In internet saranno pubblicate solo martedì 3 giugno,
tra quattro giorni ( e di mezzo c’è sabato, domenica, lunedì di festa). Questo
significa che gli insegnanti non conoscono ancora la loro sorte. Saremo nominati?
E, se sì, in una scuola che conosciamo? Vicino casa o a chilometri di distanza?
Per alcuni, come per il sottoscritto, saperlo oggi o saperlo martedì potrebbe
cambiare le cose, ad esempio per decidere quando partire per le vacanze, o per
qualsiasi altro motivo. Di fatto aspettare non è un dramma, il problema non è
questo. Qual è allora? Semplice, gli studenti, ancora una volta, hanno
dimostrato che sono molto più svegli di noi, capaci (loro) di parlare un
linguaggio comune (in questo caso Facebook) e in grado di collaborare tra loro
per raggiungere un obiettivo comune.
Cosa
hanno fatto? Semplice, hanno aperto un gruppo segreto su Facebook, moltiplicato
tante volte quante sono le città d’Italia, intitolato “Commissari esterni xxxxx 2014”, dove la xxxxx è sostituita dal nome delle città. Un gruppo chiuso, a cui
si può partecipare solo ed esclusivamente se si fa richiesta agli
amministratori, i quali controllano se l’interessato è uno studente ( lo si
capisce dalle informazioni anagrafiche). Lo studente di una scuola in cui è uscita la commissione, grazie alle segreterie che rendono ufficiosamente pubbliche le formazione delle commissioni, condivide il nome dello sconosciuto commissario esterno, aspettando che qualcuno di un'altra scuola che lo conosce commenti il post. Crearsi un profilo fake e tentare l’accesso
non serve, non ci sarebbe abbastanza tempo per crearsi anche gli amici (dato
importantissimo per dimostrare che la propria pagina è reale e non falsa)
e quindi risulta impossibile per un non
studente aver accesso al gruppo.
Indipendentemente
dal fatto che in questo gruppo vi è un vero e proprio ranking di valutazione
sulle qualità dei docenti rese pubbliche ai membri del gruppo (in poche ora la
sola città di Vicenza ha avuto un migliaio di iscritti), questi ragazzi conoscono in
largo anticipo, rispetto agli insegnanti, una cosa che dovrebbero
sapere prima gli insegnanti. E il bello è che, utilizzando lo stesso sistema,
gli insegnanti avrebbero potuto fare la stessa cosa, scoprendo in anticipo la scuola
di destinazione. Ho assistito ad una scena bellissima, in cui un mio alunno,
alle 11.35, ha scoperto che la mia collega (sua prof) di storia dell’arte era
stata nominata in una certa scuola. Lei l’ha scoperto solo alle 13.30, semplicemente perché ha
parlato con me, altrimenti avrebbe aspettato martedì.
Cose da
poco direte, e invece no. Sono sicuro che al ministero non ci hanno minimamente
pensato ad un fatto del genere. Hanno ragionato come sono abituati a fare,
consentendosi per l’ennesima volta di dimostrare quanto la scuola sia “un parco giochi dell’irrealtà” (questa è
una mia massima di cui vado molto fiero), non vedendo che la comunicazione in questi anni è cambiata, che esistono sistemi
veloci e semplici per condividere le informazioni, che si può arrivare alla
sostanza molto più velocemente rispetto a come avveniva prima.
Ecco. A
me, a farmi incazzare, non è il rendermi conto che i ragazzi sono più svegli
degli adulti, ma il notare che gli adulti nemmeno si rendono conto di quanto sono
veramente messi male, di quanto sono sintonizzati su un mondo destinato a
morire, o che è già morto.
Pensate,
ad esempio, se invece che demonizzare Facebook gli insegnanti si rendessero
conto che è uno strumento di semplificazione assoluta per gestire i consigli di classe, o alcune riunioni di gruppi di insegnanti che spesso e
volentieri si organizzano con evidentissime difficoltà. Un sistema che
velocizza la comunicazione, rendendola democratica. Ma noi invece, a scuola, ci
confrontiamo ancora con colleghi che non leggono le mail, che non hanno
presentato un solo progetto in vent’anni, che saprebbero perdersi in una
stazione di una media città italiana e che pensano che bersi uno Spritz sia sintomo di alcoolismo e disagio sociale. Per fare quello che questi ragazzi hanno fatto
in pochi minuti, il mondo degli adulti
che gestisce la scuola ci avrebbe messo qualche mese, senza ottenere probabilmente
il medesimo risultato, ma scrivendo e riscrivendo (farcita di commi e note
ministeriale) una “circolare” consegnata a mano dalla bidella. Un esempio come
tanti che dimostra come l’imbrigliamento formale, la burocrazia, un sistema
superato nella selezione e uno statuto giuridico da rivedere stiano distruggendo
totalmente la scuola e la dimensione scolastica italiana. Luogo in cui più che
apprendere e crescere si diventa furbi, perché si è costretti a farlo, perché poi,
là fuori, c’è bisogno anche e di questo. Viva la scuola, viva l’assurdità.
E con
questo chiudo.
Simone
Ariot