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venerdì 8 ottobre 2010

Chi c'è dietro la tua ombra?



Siamo gelosi della nostre cose, delle nostre parole, dei nostri affetti e delle nostre creazioni? Siamo gelosi e fortemente attaccati a quanto esce o entra in noi, a quanto viene identificato con il nostro lavoro e con la dedizione che mettiamo in qualcosa? Giorno dopo giorno, senza forse nemmeno accorgercene, arriviamo a produrre, fare, parlare. Tutte attività in cui mettiamo qualcosa di nostro. Perchè con le nostre parole, azioni, gesti e movimenti, diamo un valore e soprattutto un'identità a ciò che ci appartiene. E' come se, silenziosamente, dicessimo "in questa cosa ci sono io". Il discorso di un avvocato in tribunale per scagionare l'assistito da un'ingiusta accusa, le parole del poeta che scrive una lettera d'amore all'amata, lo slogan di un copywriter per pubblicizzare un prodotto. Possono essere solo parole, ma parole con una storia e un'identità, in alcuni casi con una proprietà. Come accade alle parole dei testi letterari, coperti dal diritto d'autore e dall'impossibilità di essere riprodotti per un determinato arco di tempo, o come avviene più semplicemente per i nomi dei prodotti e per i marchi, che non possono conoscere doppioni. Perchè in tutto, anche nelle cose inanimate e nelle parole, c'è un po' d'identità. Anche in ciò che apparentemente deve esprimere solo un concetto c'è dietro il mondo di colui il quale l'ha per la prima volta identificato, ideato o espresso. Già tempo fa ne avevo parlato, in un post di qualche mese addietro in cui cercavo di trasmettere il valore dell'autonomia mentre si scrive, della creatività e della personalità.
Certo, perchè scrivere quanto hanno già detto altri, ripetendolo magari all'unisono, è un esercizio troppo semplice, una prassi fin troppo inutile per lo sviluppo di alcune abilità, come quelle della comunicazione. Noi comunichiamo perchè siamo, ovvero perchè esistiamo, perchè siamo vivi. Se ci rifiutiamo di comunicare ciò che ci rappresenta, se ci rifiutiamo eventualmente di comunicare il vuoto che in quel momento ci attanaglia, per lanciarci nella facile avventura di prendere in prestito qualcosa che non è farina del nostro sacco, commettiamo un furto di qualcosa di più delle semplici parole. Commettiamo un furto d'identità. Teniamoci la nostra che è meglio, perchè qualsiasi originale ( anche se non perfetto o magari poco interessante) è sempre più straordinariamente vivo e vero della migliore tra le imitazioni.
Ho voluto ritirar fuori questo argomento perchè, sapete, prevenire è meglio che curare, soprattutto se a curare devono essere provvedimenti indelebili.
Siamo intesi?

Simone Ariot

3 commenti:

  1. Stavo giusto pensando di fare un bel copia-incolla del commento di Anna Remolato...:)naturalmente scherzavo! Ovvio che trascrivere quanto già ideato da altri è come rubare qualcosa a qualcuno. Tuttavia talvolta navigando su internet capita di trovare opinioni o concetti espressi così bene che ci sembrano nostri. E allora un bel copia incolla può quasi essere un tributo all'autore più che un furto (anche se sarebbe necessario in tal caso citare la fonte). Comunque il messaggio è arrivato forte e chiaro e il copia incolla è una tentazione a cui bisogna saper resistere.

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  2. Non avevo mai riflettuto su ciò che può significare e comportare un semplice "copia e incolla". Spesso noi ragazzi, se dobbiamo fare una ricerca, copiamo intere pagine da siti internet per mancanza di voglia o di tempo, senza renderci conto di ciò che stiamo facendo. Stiamo letteralmente rubando delle informazioni, delle idee agli autori che certamente hanno faticato per svolgere il loro lavoro. Visto che noi tutti siamo molto legati a ciò che per primi creiamo dobbiamo ben meditare prima di impossessarci di cose che non ci appartengono. Non dobbiamo essere dei "copioni" perchè prima di tutto violiamo i diritti d'autore, ma anche perchè, copiando, rifiutiamo di essere noi stessi; è meglio un testo semplice, fatto da sè, piuttosto di uno scaricato da internet.

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  3. Purtroppo in Italia , non essendoci molti professori al passo con la tecnologia, molti studenti presentato spesso temi e ricerche copiate da internet. Una scorciatoia che abbrevia il lavoro e spesso un tema che dovrebbe essere fatto in un paio d'ore viene preparato dallo studente in venti minuti.
    Probabilmente se in Italia fossero applicate le stesse norme dell'Inghilterra e dell'Australia in cui coloro che copiano vengono gravemente sanzionati, allora le persone sarebbero più sfiduciate e metterebbero da parte la pigrizia.
    Talvolta ci sono persone che non copiano per pigrizia , ma perchè intravedono nei temi trovati online qualcosa a cui loro non posso giungere con la farina del loro sacco.
    Eppure, a mio avviso, è meglio tentare e sbagliare piuttosto che non tentare e risolvere il tutto con un semplice" copia e incolla". Quest'ultimo ,se non si viene beccati, permette di ottenere un buon risultato , tuttavia le capacità non si miglioreranno mai e le lacune rimarranno sempre.
    Bisogna rimanere se stessi e capire che non tutti sono abili in ogni situazioni, ma è solo attraverso le proprie idee, lo sforzo e il tentativo che si può migliorare.

    Paiu Sergio

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