Nel settembre di quattro anni fa, con gli
allora studenti della 2°ast del liceo Quadri di Vicenza, partiva l'esperimento
Parolefantasiose, che non si limita a questo blog, ma fa da contenitore a
quelli tematici che vedete in basso alla vostra destra, più quelli gestiti
direttamente dagli studenti e nati per accogliere i loro racconti scritti a più
mani ( a questo link un articolo in cui si spiega il progetto, qui invece un servizio video). Nato come un gioco, in poco tempo si è trasformato in progetto didattico,
poi in metodologia didattica, infine in elemento inserito nella programmazione
di classe. Un percorso duro e faticoso, ma assolutamente stimolante, con il
merito di aver voluto sperimentare una nuova prassi che metteva al centro lo
studente e il lavoro da lui realizzato. Poche settimane dopo la sua nascita,
prendevano il via blog didattici tematici collegati a diversi romanzi, che a
distanza di anni continuano ad accumulare visualizzazioni e commenti da parte
del popolo del web, risultando utili strumenti di studio e approfondimento per
studenti e insegnanti a noi estranei, ma accomunati da un oggetto comune, come
un libro, un interesse, una ricerca didattica. Sette blog costruiti in tre
anni, più di 250 post scritti (o articoli), oltre 300.000 visualizzazioni da
tutto il mondo, diverse riviste cartacee e on line che se ne sono occupate,
dipartimenti universitari che l'hanno voluto studiare, trasmissioni televisive
che se ne sono occupate. Tutto ad opera degli studenti. Un attività di cui sono
fiero ed orgoglioso promotore, in cui ho rischiato in prima persona,
allontanandomi dalla sicurezza dei programmi scolastici, per cercare di
arrivare allo stesso obiettivo: l'apprendimento. Ci sono stati anche degli
errori, senz'altro. Ma, d'altra parte, sbagliando s'impara. E facendo si
sbaglia. Se non si sbaglia mai, è perchè non si fa! Questo pensiero, che oggi
sto esplicitando, dopo mesi di inattività in questo blog, viene dallo spunto
che uno studioso dell'apprendimento mi ha inconsapevolmente lanciato. GianniMarconato, che da anni si occupa di apprendimento, tecnologie per la didattica,
e formazione, ha appena scritto questa frase su Facebook: "La ricerca sull'apprendimento e sulla
cognizione in questi ultimi 30 ha prodotto conoscenze come mai nei precedenti
30. Oggi sappiamo cose che 50 anni non sapevamo su come le persone imparano, su
come funziona la mente, ma la scuola di oggi è in larga parte quella di 50 anni
fa. Qualcosa non torna".
Già, qualcosa non torna. Anzi, molto non torna. Sembra quasi
che la ricerca spiani la strada per dirci quello che potremo fare, ma la realtà
poi ci indichi che è meglio non rischiare, non essere divergenti, ma seguire il
flusso, mantenere lo status quo. Il progetto Parolefantasiose non è certamente
ricerca con la R maiuscola, ma può essere inteso come uno strumento per la
ricerca, o meglio un elemento su cui fare ricerca. E così è stato, e i
risultati, empirici, ci sono stati. Nell'ambito della didattica delle materie
letterarie, ad esempio, ho potuto sperimentare di come l'esercizio di scrittura
puro, non preceduto da lunghi percorsi di studio grammaticale, possa
portare al medesimo risultato di competenza grammaticale, facilitando
l'assimilazione delle norme grammaticali in modo diretto, senza far diventare
la grammatica oggetto di studio ma semplice strumento. In due parole, è come
imparare l'inglese perchè lo si parla molto e non perchè lo si studia senza mai
parlarlo. Si impara meglio, divertendosi pure, e sviluppando altre competenze. Ma
ancora maggiori sono state le competenze metodologiche, comunicative,
organizzative che il progetto consentiva di sviluppare. Tutto certificato,
eppure le resistenze di alcuni genitori, colleghi o dirigenti non sono mancate.
In alcuni casi si è trattato di piccoli episodi che non compromettevano il
mantenimento del percorso, che anzi lo stimolavano, perchè consentivano il confronto.
In altri casi, invece. lo hanno bloccato
con la forza della burocrazia, delle norme, dell'ottusità.
Parolefantasiose e il suo percorso sono quindi
momentaneamente in stand by, con la consapevolezza che tentare di percorrere
una strada quando ci sono troppi impedimenti diventa pericoloso e
controproducente.
Ma quanto è stato fatto, rimane. Ciò che si è prodotto, anzi,
continuerà a sopravvivere, a macinare pian pianino, consapevole di averci
provato, e di esserci anche, almeno in parte, riusciti.
E' per questo che ringrazio tutte quelle persone, e sono
molte, che mi hanno aiutato a mandare avanti il progetto, mandando invece
seriamente a fanculo quelle persone, e sono poche, che ne hanno reso difficile
la prosecuzione ma che, come sempre, possono bastare per bloccare qualcosa di
nuovo.
A
presto. Forse.
Simone Ariot