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lunedì 9 aprile 2012

Perchè odio Pasquetta




Già metterci la maiuscola mi da fastidio. Non so, lo ammetto, se ci vada o meno, ma la metto per lamentarmene. 

Odio la Pasquetta.

L'ho sempre odiata.

Ho sempre odiato questo momento semi imposto in cui tutti, e dico tutti, sentono come per miracolo la voglia di passare del tempo tra amici cercando di creare una situazione bucolica. Con i risultati che tutti conoscono. Orde di compagnie di giovani e meno giovani che si riscoprono grandi appassionati di natura, torte salate e partite a palla (non pallavolo, palla e basta che fa più sfigato). Si sceglie un posto, quasi sempre disordinatamente raggiunto da tre o quattro auto che disseminano timore e pericolo fra le strade, procedendo a 25 Km/h quando il limite è di 70 e guardando a destra e sinistra per individuare un bel prato vergine. Poi lo si punta.... e infine l'agguato. L'obiettivo è di arrivarci con l'auto,  aprire il portellone, accendere la radio e strabbuffarsi di cibo fino a sera, per poi ripetere fino a sera "che bella giornata, fossero tutte così". Poi, per i 364 giorni successivi, non una passeggiata, non un picnic, non uno sguardo al patrimonio agri-pastorale italiano. Negli ultimi anni i pasquettari (o pasquettisti), si sono tecnologizzati, postando su facebook foto della scampagnata con tanto di commentini prodotti dai parenti impossibilitati a raggiungerli. E vogliamo parlare di quelle allegre famigliole che si fermano sul ciglio della strada per andare in montagna, in un microspazietto di 10 mq, tirano fuori la sdraio dall'auto e decidono di accamparsi per ore per respirare un po' di gas di scarico e godersi la bella visuale di "auto che passa"? Se non li avete mai visti, salite ad Asiago per la strada che passa per Lusiana, ne vedrete delle belle. Spesso hanno la targa VE come Venezia, e secondo alcuni decidono di fermarsi a metà strada perchè non essendo abituati all'altimetria si accontentano di qualche centinaio di metri per sentirsi in montagna. 

Tra le varie Pasquette ridicole, mi vengono in mente quelle di qualche città urbana, dove le aiuole sono prese d'assalto (manco ci fossero lingotti d'oro nascosti all'interno) e le vie del centro miracolosamente svuotate.

Non mi stupirei se per Pasquetta i geni del marketing che promuovono i  centri commerciali organizzassero degli angoli (scusate, ora si dice corner) con dei prati finti dove poter "far pasquetta" anche con la pioggia. Ve l' immaginate l'allegra famigliola che se ne va alle Piramidi con tanto di uova sode e tramezzini farciti comprati nel bar interno, a due passi dal prato sintetico? Questo sarebbe veramente il massimo del minimo.

Odio ancora molte cose di Pasquetta, potrei parlarne per ore, ma per essere un po' politicamente corretto ne faccio a meno, non vorrei urtar la sensibilità altrui.

Insomma, se non l'avete ancora capito, lo ribadisco.

Io odio Pasquetta.


Simone Ariot

p.s: Pasquetta esiste dal dopoguerra, una sorta di contentino dato al popolo per prolungare la vacanza di Pasqua. L'origine della scampagnata? Forse per emulare il cammino verso Emmaus da parte dei due discepoli di Cristo. 



4 commenti:

  1. HAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHA!!! XD

    _Schema_

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  2. Anche la domenica è il giorno del riposo, siamo a casa da scuola e dal lavoro. Cos'è, abbiamo tempo solo a pasquetta per andare a fare una scampagnata? Non sono per niente d'accordo con il post sopra. 'una buona scusa per passare una giornata diversa...'. Ah, i prati verdi e un pic nic sono disponibili solo il giorno dopo Pasqua?!
    Eppure il giorno dopo di pasquetta c'era il lavoro o la scuola ad aspettarci, proprio come un solito lunedì. Per caso ci si diverte di più a pasquetta che non in una domenica qualunque? Ignoravo questo fatto.

    Sofia 4cs

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  3. Questi commenti acidi quanto insulsi su una tematica di per sé inconsistente sono per me fonte di grande sollazzo. Pare sia di moda esprimere la propria contrarietà alla pentola a pressione ultimamente. Pasquetta sì, pasquetta no? Francamente non mi pongo il problema.

    Daphne

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  4. Daphne, arrecami sollazzo e prodigati nel raccontarmi della tua pentola a pressione. Sempre tu ne abbia una

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