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lunedì 23 aprile 2012

Li chiamavano "matti"



Una volta era più semplice, e ci si limitava a chiamarli matti, folli, fuori di testa o scemi. Li si nascondeva in casa, come mostri di cui vergognarsi, come esseri non esseri a cui a malapena ci si avvicinava, perchè molto spesso li si odiava. Nelle isolette, o nei posti di mare, si dice che a volte, da bambini, partissero con i padri pescatori e che misteriosamente cadessero in mare, al largo, inghiottiti da un vortice, o più probabilmente da quel rifiuto di accettarli.
Eh si, la vita è dura, e a volte fa brutti scherzi. A volte capita che una famiglia sia colpita da questo tragico regalo, da un'esperienza che non riesce quasi mai a rivelarsi attesa o aspettata. Eppure, anche se ad alcuni sembra strano, esistono anche loro. E, a volte, un incontro può sorprendere. 
Si. 
Non voglio essere fanatico e ridicolo come chi dice che avere un figlio autistico o con serissimi problemi mentali sia una fortuna piovuta dal cielo, perchè c'è chi preso dalla disperazione arriva a dirlo; credo piuttosto sia una batosta difficile da digerire, ma so per certo che confrontarsi con un certo mondo non solo è fattibile, ma addirittura che fare almeno una volta un certo incontro molto spesso aiuta.
Aiuta a crescere, a comprendere, a guardare diversamente e ad aspettare , a volte infinitamente, di sintonizzarsi su una dimensione nuova, dove le regole che regolano le relazioni ( gioco di parole) scadono e cadono, sbriciolandosi, per disorientare e spaventare. Chi? Noi. Noi “normali”.
Ed è per questo che vi invito a guardare questo documentario ( a questo link la seconda parte, a questo la terza), perchè alcuni scopriranno un mondo nuovo.
A scuola, dalle elementari in poi, può essere capitato a tutti di avere il compagno "un po' strano". Più si cresce più si ha difficoltà a relazionarsi con loro, si perde la pazienze e non si sa gestirne la comunicazione. Ma solo alcuni arrivano a conoscerne l'esperienza fuori da scuola, in famiglia, o nel gruppo di amici. 
Io, che l'ho vissuta e in modo abbastanza intenso, ho imparato qualcosa. Ho capito che a volte è come cercare di imparare una nuova lingua, di cui ad un certo punto si pensa di aver perso il libro di grammatica e il dizionario, e in altri momenti invece torna  a sorprenderci, prendendoci per mano per poi nuovamente scomparire. E' un mondo che insegna che non tutto è programmabile, non tutto spiegabile. Ma è un mondo che esiste. E, come Ulisse, se si ha voglia di conoscere si vuole conoscere tutto. In questo caso per sentire.

Non voglio dir altro, vi invito a guardare questo video, perchè da come questo padre parla del rapporto con il figlio autistico si possono capire molte cose. Una per tutte che la vita, anche se colma di disgrazie, è un po' una sfida, che può portare molte sorprese, ma va vissuta e a testa alta. 
Guardate il video, è un consiglio.
Simone Ariot

1 commento:

  1. Dopo aver rivisto questa intervista, che ancora una volta mi ha lasciato senza parole perchè si riesce a capire con quanto amore questi genitori amano il prorpio figlio; mi rendo conto che una disabilità mentale é molto più difficile da affrontare di una disabilità fisica, almeno così la penso io.
    Io che sono affetta da una disabilità fisica ho realizzato che anche se si hanno delle parti del corpo "non fonzionanti" comunque si riesce a relazzionarsi con gli altri, a costruirsi una vita e una famiglia; mentre se si ha una disabilità mentale putroppo le cose diventano molto più difficili perchè tutto ti sembra irragiungibile e complicato, troppo in alto per le tue possibilità.
    Tutti i ragazzi autistici come Andrea credo che si sentano in trappola, perché l'autismo non ti permette di comunicare con gli altri, o almeno non come vorresti poter fare; molte persone hanno paura dei ragazzi autistici e ancora oggi nel 2012 li chiamano matti.
    Una cosa assurda, per quanto mi riguarda, perchè questi ragazzi hanno un mondo intero di sentimenti, emozioni, pure e desideri da raccontare ma purtroppo non riescono a farlo e la società in questo,purtroppo,non aiuta molto, anzi credo che in quest'ambito si debbano capire ancora molte cose.
    Forse una delle più importanti é che i ragazzi autistici sono delle Persone esattamente come tutti noi, capaci di amare e percepire ogni cosa... forse con molta più intelligenza di altri. In conclusione posso dire che da questi ragazzi bisogna solo imparare, perchè nessuno di noi può lontanamente immaginare quanta fosrza di volontà e grinata ci voglia per uscire da una vita che invece di farti sentire libero, come é giusto che sia a 18 anni, ti fa sentire in gabbia.

    GIULIA BELLOTTO.

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