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domenica 13 febbraio 2011

Egitto libero. E adesso?

Una storia durata trent'anni. Un regime che si immaginava infinito, un uomo che rappresentava l'Egitto in sè, e il sè nell'Egitto.

Proteste, piazze, morti, esercito, media, facebook. Sono il vocabolario degli scontri, la grammatica di una protesta durata poco più di due settimane e conclusasi come gli egiziani desideravano. Libertà nei volti dei ragazzi laureati che vendono frutta agli angoli delle strade, libertà nella voce di ragazze che sognano un occidente più vicino, libertà nelle speranze di quei genitori che hanno voluto investire nel futuro dei propri figli e che ormai avevano perso ogni speranza.

E adesso? Quale scenario si aspre?

Controllo straniero?

Gestione dell'Onu?

Intanto pare ci siano i generali. Già, i generali. Quegli stessi generali di cui Mubarak stesso faceva parte. I generali.

Il popolo sembra felice e speranzoso.

E adesso?

La storia parla chiaro, è come una scienza che attraverso numeri e statistiche dimostra come vanno quasi sempre le cose. Difficile individuare una realtà in cui dopo una rivoluzione della popolazione e un ritiro del suo leader, ci sia la capacità di prendere in mano le redini di una nazione e ripartire. L'Egitto non è Sao Tome e Principe, piccolo atollo caraibico con poche migliaia di abitanti. L'Egitto ha 4000 anni di storia e 80 milioni di abitanti, 18 dei quali raggruppati al Cairo.

E adesso?

Elezioni libere con quali candidati? diventerà un feudo americano o si accenderà la miccia del fondamentalismo islamico? L'Egitto è lì, con le sue contraddizioni e le sue difficoltà evidenti, in un continente che gli sta stretto e che lo condiziona. Ma è lì, nella morsa di una scelta manichea, nel rischio di ricadere domani stesso.

Ma intanto ci sono i generali. Si, i generali.

Gridare libertà con l'inconsapevolezza è facile. E’ legittimo. E’ auspicabile. Ma allo stesso tempo talvolta sconveniente. L'Egitto dimostrerà di potercela fare?

E adesso?

Simone Ariot



5 commenti:

  1. Bella domanda!Come dice lei, per quello che dimostra la storia non è facile che dopo avvenimenti del genere una nazione si riprenda e, soprattutto si riprenda nel migliore dei modi.Forse gli stessi giovani che sono stati capaci di dare una così grande svolta al proprio Paese, riusciranno a prendere in mano la situazione.Potrebbero candidarsi e guidare il loro Stato verso il futuro.Certo ci vorrebbe una buona dose di volontà e chissà se sarebbe sufficiente questa.Spero proprio che avvenga qualcosa del genere e che la libertà che oggi è sulla bocca della maggior parte degli Egiziani non sia solo stata assaporata per poi essere messa da parte come una pietanza nuova e dal gusto strano.Sarebbe davvero un bel esempio di gioventù intraprendente e con gli occhi aperti sulla propria realtà.Quindi forza e coraggio, teniamo ben a mente il gusto di questa libertà e speriamo diventi uno dei nostri cibi preferiti!

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  3. Io credo che adesso il rischio maggiore sia quello che l'Egitto diventi, come è successo in Iran, uno stato a forte stampo islamico. Fino ad ora la rivolta è stata laica, ma se viene appoggiata attivamente anche dalle autorità islamiche diventerà un problema anche piuttosto pericoloso.
    E' curioso il fatto che adesso più o meno inconsciamente ci si trovi a sostenere una rivolta in un paese di cui non ci siamo mai curati molto. Voglio dire, credevamo che tutto andasse bene, da fuori non si vedevano dei problemi come invece si possono intravedere per la Libia ad esempio.
    Ed ora questa serie di rivolte, partita dalla Tunisia, si sta diffondendo a macchia d'olio in tutti i paesi arabi e del Magreb, portando alla luce diversi problemi che sono stati nascosti per decine di anni.

    Secondo me, è minore il rischio che questi stati vadano sotto un controllo straniero, piuttosto che sotto il controllo Islamico poichè è molto più facile che, in una situazione di caos come questa, possa prendere il potere una nuova figura, e se questa nuova figura fa leva sulla religione, è ancora più facile imporsi ed avere consensi.


    Stefano

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  4. È già passato quasi un mese da quando Mubarak si è dimesso, dopo trent’anni di regime, ma la situazione è ancora molto grave: è impossibile cancellare decenni di storia in così pochi giorni. Gli scontri, che continuano ad esserci, certamente non aiutano. Se questo popolo vuole veramente un paese ben governato, una vera democrazia, deve prima evitare i conflitti religiosi. Così, però, non sta avvenendo e i tafferugli tra copti e musulmani sono all’ordine del giorno.
    Io sono comunque molto ottimista e fiducioso: l’Egitto è una nazione di giovani e i giovani sono portatori di ideali democratici, di innovazione e di progresso. I giovani sono il futuro di un paese. Per questo motivo credo che l’Egitto potrà rinascere.

    Bazzan Nicola 2Ds

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  5. Sono passati 5 anni e nulla di buono è accaduto. La situazione è peggiorata, la mia analisi si è dimostrata vera.

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