Come ci si fa a conoscere? O ancor meglio,
come ci si fa a far conoscere, lanciando suggerimenti, offrendo spunti
per dire chi siamo e da cosa ci sentiamo rappresentati? Marcel Proust, autore di
"A' la Recherche du temps perdu", deve essersi
posto queste domande quando ha inventato il suo celebre questionnaire,escamotage forse
trovato per fermarsi un po' nel processo della sua monumentale opera. Si tratta
di un gruppo di domande da porsi o da porre, alle quali rispondere in modo
molto molto istintivo e veloce, dedicandoci poche parole. Certo, non possiamo
pensare si tratti di un sistema esaustivo e completo per penetrare la psiche di
una persona, e nemmeno per poterla rappresentare in modo completo, ma la
sensazione che si prova quando ci si pone queste domande e si tenta si offrirne
una risposta è curiosa. Sembra quasi di guardarsi da fuori, provare a darsi una
forma tentando di descriverla. Ve le spalmo qui, una dopo l'altra, invitandovi
a farvi queste domande. Mi sono permesso di fare due piccole modifiche nelle domande contrassegnate da un
*, sostanzialmente ho aggiunto un contenuto tra parentesi, per adattare il
questionario ai nostri tempi. E se
volete conoscere le risposte che si è dato Marcel Proust, qui le
trovate.
- Il tratto principale del mio carattere
- La qualità che desidero in un uomo.
- La qualità che preferisco in una donna.
- Quel che apprezzo di più nei miei amici.
- Il mio principale difetto
- La mia occupazione preferita
- Il mio sogno di felicità.
- Quale sarebbe, per me, la più grande disgrazia:
- Quel che vorrei essere.
- Il paese dove vorrei vivere.
- Il colore che preferisco.
- Il fiore che amo.
- L'uccello che preferisco.
- I miei autori preferiti in prosa.
- I miei poeti preferiti.
- I miei eroi nella finzione.
- Le mie eroine preferite nella finzione.
- I miei compositori ( o cantanti) preferiti. *
- I miei pittori preferiti.
- I miei eroi nella vita reale.
- Le mie eroine nella storia.
- I miei nomi preferiti.
- Quel che detesto più di tutto.
- I personaggi storici che disprezzo di più.
- L'impresa militare (o politica/umanitaria) che ammiro di più. *
- La riforma che apprezzo di più.
- Il dono di natura che vorrei avere.
- Come vorrei morire.
- Stato attuale del mio animo.
- Le colpe che mi ispirano maggiore indulgenza.
- Il mio motto.
Simone Ariot
Non ci si conosce mai fino in fondo, purtroppo. Se si potesse, le cose sarebbero molto più semplici (oppure no?). Ma in realtà ad ogni situazione reagiamo in modo diverso e spesso, a distanza di tempo, non ci riconosciamo in scelte fatte in precedenza. E' un riscoprirsi diversi ogni giorno che passa, grazie agli incontri (anche se più spesso si tratta di scontri) che accadono. E non possiamo certo dire di essere noiosi, noi umani... :D
RispondiEliminaE.
Non so chi abbia scritto questo commento ma di certo mi ci ritrovo moltissimo, non riusciremo mai a conoscerci veramenete fino in fondo perchè ci sarà sempre una parte di noi stessi che non emergerà mai o che reagirà in modo completameente diverso da ciò che avremmo immaginato.
RispondiEliminaFino a un anno fa avrei giurato di conoscermi bene e credevo che non sarei cambiata di molto... invece dopo un anno le mie idee e i miei comportamenti rispetto a determinate situazioni sono completamente diversi, adesso rispetto ad un anno fa non mi riconosco più.
Quindi in conclusione possodire che questa é la dimostrazione che non potremo mai sapre come siamo veramenete, perché non semtteremo mai di subire dei cambiamenti seppure impercettibili.
Come ha detto E. noi esseri umani non siamo per niente noiosi.
GIULIA BELLOTTO 2el.