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martedì 27 settembre 2011

Chi vuol esser lieto....sia




Ecco...magari evitiamo di esagerare, di farci prendere un po' troppo dall'entusiasmo, perchè se è vero che della vita si deve godere, il presupposto per farlo è che la vita esista. Quindi preserviamola.

Dopo questa parentesi buonista e protettiva, scialba nei toni e moralista negli intenti, posso pure cominciare ad esaltare il contrario, quindi concordare con il buon Fantozzi (Fracchia/Villaggio), che in questo caso mi da diversi spunti.
Il primo, ancor prima di guardare al contenuto, lo collego alla falsa rivendicazione di proprietà intellettuale dell'opera che Fantozzi rende propria. "Che bei versi, sono suoi?" chiede la divina Mazzamauro. "Eh si, una mia cosettina gioavanile" è la risposta dello sventurato, che di fatto si appropria di alcuni versi di una celebre poesia di Lorenzo De Medici, scritta in occasione del Carnevale del 1490. Tutto ciò fa tornare alla mente un'annosa questione: la poesia è di chi la scrive o di chi la usa? Magistralmente Mario Ruopolo, il postino interpretato da Massimo Troisi, offre una interpretazione e una risposta che non fa una piega. "La poesia non è di chi la scrive, è di chi le serve" prendendosi così il diritto di render propria un'opera altrui. In effetti è così, il poeta scrive, raccontando con parole nuove, ciò che molti sentono e pensano, senza riuscire a trasmetterne le emozioni. E allora entra in scena il poeta, seleziona parole che fa danzare in un palcoscenico, le mette in fila, una dopo l'altra, e le rende uniche. Dense o scarne, piene o volutamente vuote, la poesia riesce a confezionare emozioni, riporta a sensazioni dimenticate, accende stimoli a pensieri creduti morti e sepolti. E chi ne ha bisogno la può rendere sua, senza eccezioni.
Il secondo stimolo invece ha a che fare con il contenuto, perchè un testo tanto vitale è difficile trovarlo, ma siamo sicuri che la giovinezza trasmetta sempre queste sensazioni? Per una volta infatti non voglio citare il Carpe diem oraziano, il senso del tempo che fugge e quanto solitamente si collega a questi versi, ma voglio aprire un altro spiraglio, vedere se questa riflessione crea qualcosa di nuovo.

"Quant'è bella giovinezza,
che si fugge tuttavia!
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c'è certezza "

Ho qualche dubbio. Giovinezza significherà anche energia e bellezza, ma è proprio l'energia che consente molto spesso, quando si è giovani, di far fatica a dare un senso alle cose, perchè il cervello è sempre perennemente acceso e sintonizzato alla ricerca di qualcosa di più grande, complesso, artificioso. Giovinezza non è solo spensieratezza, o forse lo è quando c'è inconsapevolezza. Giovinezza è spesso e volentieri riflessione, dubbio, ricerca di un riconoscimento, e molto altro. Si tratta quindi di una lettura un po' diversa che mi viene da offrire a questa poesia, una lettura e un'analisi in cui non posso fare a meno di notare come i protagonisti dell'opera non siano ragazzi e ragazze ma ninfe, satiri, creature mitologiche e non umane. Come se la spensieratezza fosse destinata a loro, creature fantastiche, e non a noi.
Io, per me, ( come direbbe Montale) penso che la spensieratezza non esista, che la si possa paradossalmente ricercare come stato passeggero (alla Leopardi) e verso la quale ci si debba dirigere, ma non credo proprio esista una sorta di cittadina della felicità e della spensieratezza. Anzi, credo piuttosto sia facile perdersi nei meandri della tristezza e della depressione, e se mi concentro nei volti che incrocio ogni giorno, mi sembra che questa prevalga. Ma questo non significa che non la si debba rincorrere, la spensieratezza, anzi, è un obbligo!
E quindi?
Pensate vi stia invitando ad essere tristi? No
Ma vi invito a snocciolare, così come se fosse una carta di caramella, la vostra idea a proposito.

La giovinezza è l'eta della felicità?

Simone Ariot

32 commenti:

  1. La giovinezza è l’età della felicità?Sono convinta di no…perlomeno non lo si può dire in modo assoluto!Credo che questa domanda sia molto interessante e sarebbe bello poter sentire le risposte di persone di età diverse. Chi ricorda solo i momenti belli della gioventù, chi ha avuto grandi dispiaceri, chi ha cercato di dimenticare e ci è riuscito…e il passato viene in un certo senso “cambiato” in base a quello che una persona vuole ricordare!Personalmente, a 16 anni, non riesco a rispondere a pieno alla domanda fatta…ci sono periodi in cui mi sembra che tutto vada bene, attimi in cui mi ritrovo a fantasticare sul mio futuro… e ci sono altre volte in cui i dubbi mi assalgono, ogni piccola difficoltà mi sembra insuperabile!Penso che la giovinezza sia un’età di contraddizioni, di passioni forti, di sentimenti contrastanti, di voglia di crescere e di voglia di tornare indietro e non avere responsabilità… È difficile riuscire a dare una risposta. Per quanto riguarda la spensieratezza sono d’accordo con lei professore, si tratta quasi di qualcosa di liquido!Sì, è strano da dire ma per me è così!Puoi arrivare a raggiungere la felicità, a goderla, a sentiti bene e poi, per un insieme di eventi questa evapora all’improvviso e allora la cosa migliore da fare, anche se magari è difficile e ci sembra impossibile è quella di tornare a cercarla.

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  2. Non credo che la parola felicità possa essere collegata alla parola giovinezza (come dice Eleonora sarebbe bello avere testimonianze di persone di età diverse).
    In effetti, noi giovani d'oggi, non possiamo essere definiti felici o spensierati, in questo modo può essere "descritto" un bambino, che non ha problemi, che non ha niente a cui pensare se non il gioco, che non ha routine.
    Forse è proprio questo che ci diversifica dai bambini: la routine...Perché la routine è noiosa, monotona, non presenta svolte o colpi di scena, è semplicemente routine, è scontato tutto ciò che si fa. Forse apparentemente è questo che ci separa da spensieratezza e felicità, o forse no.
    Ma perché ci facciamo mille e mille problemi, tutti dicono che questa (tra 14 e 25 anni più o meno) è l'età in cui bisogna godersi la vita, in cui "si può fare di tutto" (entro ovvi limiti), ma se si può fare di tutto, se FACCIAMO di tutto, perché ci ostiniamo a definirci tutto eccetto felici?!
    Con questo discorso mi vengono in mente i bambini, i ragazzi e anche gli adulti che non hanno niente rispetto a noi, la gente del cosiddette "terzo mondo".
    Però, se loro appaiono felici, perché non possiamo esserlo anche noi, noi che abbiamo tutto e non ci manca niente? (Io compresa in quest'ultimo punto)
    Magari, però, mi sbaglio.
    Lisa Miolato 2Es

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  3. innanzitutto, fuori dal contesto della sua domanda finale, gliene vorrei porre una io: perchè Fantozzi, il ragioniere con una vita orribile ( e una foglia da far spavento), che io considero solo deprimente, è più volte usato come esempio, come profeta mal compreso? non è una critica, badi bene, è solo mera curiosità, perchè mi accorgo che, anche nella vita quotidiana, è spesso citato. chiuso l'inciso finale.
    la giovinezza è l'età della felicità? non voglio avventurarmi nei labirinti della letteratura italiana, cercando di modernizzare la poesia. mi sono appena svegliata, mi perderei sicuramente.
    personalmente parlando, credo che non ci sia un'età per la felicità, ma solo per la spensieratezza e, che, comunque, non coincida con la giovinezza, quanto piuttosto con l'infanzia (rimanendo nel contesto di persone fortunate quali noi siamo, che non devono affrontare ogni giorno guerre, pestilenze, carestie, fame, malattie,ecc...). infatti, quando si è bambini, non si conoscono i problemi della vita e della società in cui viviamo,oltre a quella globale; nozioni che invece, con l'avanzare dell'età, si cominciano ad acquisire. se spensieratezza vuol dire non avere pensieri che ci frullano per la testa, allora solo i bambini sono spensierati. credo infatti che la nostra generazione sia composta da ragazzi che si sono bruciati la gioventù, cercando di imitare gli adulti (ecco il perché, per esempio, dell'aumento dei ragazzi - e ragazze - che bestemmiano o imprecano; lo fanno i loro genitori, o i ragazzi più grandi, e subito cercano di imitarli). si incrina quella fantastica divisione tra il mondo degli adulti e quello dei giovani, che rendeva la nostra età così unica e irripetibile.
    l'infanzia è dunque l'età della spensieratezza. e la giovinezza allora? non corrisponde a nessuna età, è per tutti coloro che hanno capito che senza felicità l'immensa tragedia che è la vita sarebbe insopportabile. la felicità è comunione, di esperienze,di vita quotidiana, di sensi, di follie giovanili, e così via. la felicità si esprime nelle piccole cose tanto quanto nelle grandi, se non di più. la felicità è anche amore e viceversa, felicità è stare con gli amici, ma anche una serata fuori in famiglia; felicità è incontrarsi per strada, scambiare due parole, e sentirsi più leggeri nel nostro cammino. la felicità è un sentimento irripetibile, che varia nelle forme e nei modi a seconda della persona, e che tutti possono provare, con accezioni diverse grazie alle esperienze vissute che segnano sempre la nostra vita, nel male e nel bene.
    questo, secondo ciò che ho visto e vissuto, è felicità. il resto è spensieratezza, che ci scivola via in un attimo e che non ci lascia nulla dentro.

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  4. ciao Jack ( Jackstarebbe per?), ti rispondo subito. Nella quotidianità, dal popolo, Fantozzi è spesso preso come esempio perchè negli anni 80' ha avito un successo stratosferico. Ogni settimana in tv c'era un film di Fantozzi e tutti, giovani, bambini e adulti, guardavano i suoi film. Proprio il successo mediatico ha fatto si che gli intellettuali lo ripugnassero, per poi rivalutarlo da qualche anno a questa parte nel momenti in cui ha cominciato ad avere meno successo ( popolare). Fantozzi è un personaggio inventato, un ragioniere che incarna il prototipo dell'uomo medio, desideroso di migliorarsi ma incapace nell'ottenere quello slancio necessario per centrare l'obiettivo. Fantozzi è sfigato, a lui capita di tutto e di più, e diventa un caso quando ancora non era film ma solo racconto pubblicabile nei giornalio. Paolo Villaggio, che secondo molti è semplicemente Fantozzi, era ed è un pensatore, un intellettuale, un poeta. Ligure come Fabrizio De Andrè, uno dei suoi migliori amici, o lo Bruno Lauzi e molti altri esponenti della scuola ligure o del gruppo 63'. Fantozzi rappresenta il ceto medio e lo sfottimento nei confronti della classe impiegatizia, perennemente mobbizzata, dove ipocrisia, servilismo verso i superiori ( il Megadirettore)o l'arrivismo pur di conquistarne le lodi erano pane quotidiano. Pensa che Fellini stesso definì Fantozzi ( come personaggio) geniale......leggi in Wikipedia la pagina Fantozzi, capirai ancora meglio

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  5. Mah, così senza pensarci sopra mi verrebbe da dire che la giovinezza sia l’età dell’Hakuna matata di Timon e Pumbaa de “Il Re Leone”, il “senza pensieri” per intenderci. Però, poi, ripensandoci su, mi accorgo che non è proprio così. In effetti, se penso a me stessa, non mi sembra di essere così spensierata anzi mi faccio un sacco di problemi, paranoie che si rivelano delle inezie molto spesso; ho in mente tante cose, ho tanti dubbi come la maggior parte dei ragazzi.
    Penso che l’unica età dove si è veramente felici sia l’infanzia, quell’età dove non ti chiedi neanche se sei felice o no, dove non ti fai problemi, perché sei ingenuo e inconsapevole della realtà che ti circonda. Quindi, noi che abbiamo varcato la soglia della fanciullezza come facciamo ad essere spensierati? E’ praticamente impossibile. La nostra vita sarebbe tranquilla, perfetta, forse troppo perfetta da risultare monotona; e comunque impossibile.
    Non credo quindi che la giovinezza sia l’età della felicità, anche perché la felicità è secondo me qualcosa di effimero, che dura per poco, sfugge via per poi magari ritornare.
    Lisa

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  6. La citazione tratta da "Il postino" mi ha fatto tornare in mente la frase con la quale Gabriel Garcia Marquez termina la prefazione di "Relato de un nàufrago": "Por fortuna hay libros que no son de quien los escribe sino de quien los sufre, y éste es uno de ellos." (Per fortuna ci sono libri che non sono di chi li scrive ma di chi li soffre e questo è uno di quelli.) Mi conforta sapere che esistono libri le cui pagine trasudano vita, vita declinata in tutte le sue sfaccettature e sfumature. ("Hominem pagina nostra sapit", tanto per fare i latinisti!)
    Conclusa questa premessa fuori tema quanto basta, parliamo di felicità. Non penso che la felicità sia una prerogativa della giovinezza, così come la vecchiaia non è sinonimo di saggezza (a questo proposito Laura Pariani scrive: "La saggezza della vecchiaia non è che un inganno: non si fa che correre nella vita e alla fine ci si ritrova stanchi e feriti." Sottoscrivo.)
    Bisogna accordarsi, poi, su cosa si intende per 'felicità'. Quella che traspare dalla ballata di Lorenzo de' Medici è, a mio parere, una felicità che tende all'euforia stimolata dall'ebbrezza (non è casuale la presenza di Bacco), un appagamento dei sensi che poco coinvolge la mente, una volontà di "godere senza pensare" che spesso, ma non necessariamente, caratterizza il comportamento dei giovani. Sono convinta, tuttavia, dell'esistenza di una felicità più profonda e duratura, più concreta e appagante, che non ha bisogno di essere continuamente stimolata da una qualsivoglia forma di ebbrezza. Una 'felicità consapevole' che alcuni potranno intendere come 'serenità', altri come 'consapevolezza', altri ancora come 'saggezza'; non è qualcosa di immediato, bisogna costruirsi un percorso per saperla riconoscere e gustare, come l'occhio clinico o l'orecchio musicale.
    Ma, ammesso di riuscire a vivere questa felicità, non è detto che sia il non plus ultra: tutte le emozioni hanno un valore impagabile. Trovo che la tristezza, il tormento interiore abbiano un fascino tutto loro, così come la malinconia, il rimpianto, il rimorso, per quanto difficili da essere affrontati, valgano la pena di essere vissuti a fondo.
    Fanno parte della nostra umanità, fragile ma bella.
    In fede,
    la ragazza degli amaranti verdi.

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  7. Credo che la "grande" felicità sia una ricerca continua che è destinata a concludersi senza raggiungere la meta. La "grande" felicità, per me, non esiste. Esiste una "piccola felicità", breve, fluida, spesso inafferrabile che si manifesta in piccole gocce durante la quotidianità. A questo proposito ho letto un libro, "Momenti di trascurabile felicità", nel quale l'autore scrive tutte quelle piccole (trascurabili) cose che lo rendono felice. Così, ho iniziato a farlo anche io: mi appunto tutte le situazioni che mi fanno sentire bene, che mi piacciono, tutte le azioni, piccole piccole, ma percepibili, che sprigionano la mia felicità. Credo che sarebbe un bell'esercizio per tutti, perché troppo spesso le cose buone della vita sfuggono, sommerse dai grandi problemi.
    Per quanto riguarda la poesia, questa appartiene al lettore, a chi ne ha bisogno. I poeti compongono versi soavi e carichi di significato, ma siamo noi a rendere vere le loro parole: utilizzandole.

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  8. P.S: ho letto da qualche parte che "la felicità é fatta di emozioni in punta di piedi", è proprio quello che penso io.

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  9. giusto Federica, concordo in pieno. Bisogna stare attenti infatti ai picchi emozionali, saranno belli e appassionanti, ma sono instabili e precari

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  10. Personalmente, ritengo che la felicità non sia circoscritta al periodo della giovinezza: si può essere felici anche nelle vesti di un adulto imprenditore sempre pieno di impegni o di un anziano pensionato che trascorre la maggior parte della sua giornata seduto sulla poltrona. Ci sarà sempre qualcosa(un oggetto, una persona, un'esperienza) che ci può rendere gioiosi e positivi...ad ogni età, l'importante è non rappresentare la felicità con un unico concetto. Come dice anche il libro che sto leggendo, dobbiamo "ricordarci di essere felici" e non sminuire sempre ciò che si ha perché se dovesse capitare di non averlo più, solo allora ci si renderà conto della ricchezza che per molto tempo si possedeva ma di cui non ci si è mai accorti. Inoltre -e questo è uno degli aspetti che mi piacciono di più- ognuno vivrà sempre col sorriso i bei momenti della vita, ma allora non sarà consapevole di ciò che lo sta facendo felice, ci penserà solo in seguito quando quella felicità verrà a mancare.

    Martina Scortegagna

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  11. Per me la giovinezza non è necessariamente l’età della felicità. Secondo me è uno dei periodi più speciali della vita umana: dall’infanzia all’adolescenza avvengono molti cambiamenti, si fanno scoperte sulla vita, si prova a vivere. Ovviamente ognuno ha esperienze diverse e derivanti opinioni differenti a seconda di dove ha passato la propria giovinezza, con chi, in che epoca…
    Posso immaginare che alcuni poeti e scrittori del passato l’abbiano vista soprattutto come l’età in cui si è felici e non si hanno pensieri e probabilmente per alcuni di loro è durata talmente poco che se ne sono resi conto quando è terminata.
    Per me oggi è un po’ differente. Di certo quando ero più piccola non avevo tanti pensieri e solo crescendo e anche con l’arrivo di mia sorella ho compreso cos’erano le responsabilità. Tutto comunque sotto la supervisione di un adulto. Penso sia giusto così e anche se immagino che un po’ mi mancherà questa comodità, non credo sarà un grosso trauma perché sono già stata abituata pian piano ad avere dei doveri.
    Per questo credo che la giovinezza non sarà qualcosa da rimpiangere, ma da ricordare di certo!
    Sono d’accordo con il Carpe diem , quindi, ma non solo per godersi la giovinezza, ma tutta la vita.
    Forse è proprio un sogno da giovani, ma voglio conservarlo per sfruttare tutta l’energia che dà crederci!
    In particolare ho letto da poco un meraviglioso libro dal titolo e dalla storia un po’ malinconica, ma scritto da una ragazza non molto più vecchia di me e i cui sogni potrebbero essere quelli di chiunque. Si chiamava "Prima dell’ultimo battito" e questo piccolo libriccino non molto conosciuto mi ha ricordato per l’ennesima volta l’importanza di cogliere e vivere ogni attimo, di sognare desiderando sempre la felicità, a partire dalla giovinezza per poi procedere con maggiore convinzione nel resto della vita!
    Debora Carolo 3^ds

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  12. La giovinezza non è direttamente legata alla felicità. La ricerca di questo sentimento è in atto ogni secondo della nostra vita, poiché spesso si è portati a non accontentarsi e a volere di più. Come dice Federica (con la quale sono pienamente d'accordo!) bisognerebbe rendersi conto che nella vita di tutti i giorni, anche il più piccolo gesto può regalare un'emozione. Anche solo un sorriso o una parola detta al momento giusto cambiano le cose.
    Spesso però ci si dimentica di apprezzare le piccole emozioni, soprattutto quando si è giovani e ci sono una miriade di avventure nuove ogni giorno. Bisognerebbe però imparare da subito, per non ritrovarsi poi pentiti per aver perso l'occasione di godersi la felicità.
    Penso comunque che questo sentimento sia qualcosa di indescrivibile e inspiegabile, qualcosa che ogni persona trova in gesti o occasioni differenti; l’importante è saperlo riconoscere e apprezzare fino in fondo, ogni volta in modo diverso per poter alla fine dire di essere stati felici almeno un po’.

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  13. Assolutamente si!!! Felicità e giovinezza sono due cose simili ma anche diverse, certamente dalla prima dipende l'altra. Non bisogna commettere l' errore di definire una persona giovane solo per la sua età. Basta guardare i "giovani" di oggi, vecchi già a 20 anni con un sacco di problemi e di pensieri per la testa. Molto più giovane è "la signora del bowling" amica della prof d'inglese, che alla bellezza di 60 anni tutte le mattine andava nei prati dell'Australia per giocare a bowling. La giovinezza non è solo quello che una persona trasmette attraverso l' aspetto fisico o l' età ma il modo di pensare e di comportarsi. Se poi vi può aiutare, secondo mia zia l'unico segreto per mentenersi giovani è non avere figli!!
    Laura Babbolin 2el

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  14. Assolutamente no! La giovinezza é un' età ricca di incognite e domande... e con questo però non voglio dire che noi giovani non abbiamo il tempo per essere spensierati.
    O emglio lo siamo ma anche quando lo siamo ci chiediamo se lo siamo veramente e se lo facciomo solo per non pensare ai problemi; tutti mi dicono che la giovinezza è l'età migliore in cui non si hanno problemi a cui pensare e a nussuno a cui rendere conto; bhè io direi che non è proprio così, nessuno mai pensa che prorpio noi giovani veniamo stressati fino alla "nausea" dagli adulti, per via della scuola e dello studio, che precisiamo sono molto importanti per tutti, ma comunque sia siamo dei ragazzi e alcune volte dobbiamo vivere come tali; trovo assurdi quiei giovani che non pensano ad altro che alla scuola, per carità quella è importantissima nella vita, ma sono anche dell'opinione che se non le viviamo adesso certe esperienze quando mai potremo viverle... a 40 anni no di certo!
    Quindi faccio un appello a tutti i ragazzi della mia età, viviamoci la vita finchè possiamo... sempre però nel limite del possibile!

    GIULIA BELLOTTO 2Ell.

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  15. Per me la giovinezza non è l’età della felicità anche se, in questa fase della vita, si hanno meno responsabilità. Come tutti, anche noi giovani abbiamo le nostre paure, le nostre preoccupazioni, i nostri momenti di sconforto e le nostre insicurezze. La gioventù è un periodo della vita in cui si vorrebbe fare tutto, spaccare il mondo, essere liberi di fare quello che si vuole ma anche un periodo in cui si pensa al proprio futuro, le paure ti assalgono e ogni difficoltà ti sembra insormontabile. Insomma una fase della vita in cui si è un po’ “confusi”. In conclusione, credo che quando si è giovani si è spensierati, si ha molta voglia di vivere ma non penso che sia l’età della felicità. Ogni età ha il suo fascino e vale la pena di viverla sia nel bene che nel male perché da ogni esperienza che vivremo ricaveremo insegnamenti preziosi.

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  16. Molto spesso la giovinezza è considerata come il periodo più felice e spensierato della nostra vita in quanto non bisogna ancora assumersi completamente le proprie responsabilità, non bisogna badare a se stessi e soprattutto si ha sempre l'appoggio e la protezione dei genitori.
    Si pensa quindi che con l'invecchiare la nostra felicità diminuisca, o possa addirittura scomparire definitivamente, a causa delle grandi responsabilità, dell'impegno del mondo lavorativo, delle lotte continue con i problemi la vita reale ecc. Sembra quindi che tutti gli uomini siano destinati a essere sempre infelici.
    Io penso invece che la felicità possa essere raggiunta in qualsiasi momento della vita e secondo me essa è soggettiva perché può avere differenti modi di presentarsi ad ogni individuo.
    Quindi si potrebbe dire che è vero che "la giovinezza è l'età della felicità" ma solo perché quando una persona è felice si sente rinascere e si sente di ritornare libera come nell'età della spensieratezza.

    Cecilia Bruni 3FLL

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  17. Giovinezza sembrerebbe sinonimo di bellezza, felicità, spensieratezza, perché la giovane età effettivamente dovrebbe essere tutto questo. I grossi problemi della vita non sono ancora arrivati, le importanti scelte devono ancora essere fatte, i genitori aiutano a superare ogni difficoltà. Ma questo basta ad essere veramente felici?
    Tutti noi sappiamo che la giovinezza è ricca di gioie, speranze, sfide, sogni, obiettivi, opportunità, amori, ma anche di momenti bui e grigi come la sofferenza e la solitudine, ostacoli difficili da scavalcare che talvolta portano ad arrendersi.
    In altre situazioni vediamo giovani che assuefatti dalla noia di possedere tutto e stancati dall'abitudine di essere accontentati non vedono mai momenti positivi arrivando a sprecare questa bella età.
    Io credo che la giovinezza sia meravigliosa, dobbiamo amarla non solo quando riceviamo soddisfazioni, ma anche quando assaporiamo piccoli piaceri; dobbiamo viverla al meglio, anche nelle difficoltà, nel timore e nella preoccupazione e non dobbiamo mai dimenticare il bello che ogni età ci riserva.

    Carlotta Frison 3FLL

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  18. Si, penso che la giovinezza sia l'età della felicità solo che molte volte non ce ne accorgiamo perchè vediamo solo i problemi, le difficoltà. Ce ne rendiamo conto dopo che la giovezza era la parte "semplice" della nostra vita. Certo in quel periodo di non lo sapevamo.. È un' età importante, di crescita, di nuove amicizie,amori, esperiemza che ci saranno utili dopo. Credo peró che tutta la vita sia felice nonostante tutti i problemi, difficoltà che possiamo avere e incontrare.. Tutto sta nel vederla in un modo o in un altro.
    L. 3FLL

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  19. Oscar Wilde affermava che la felicità non sta nell’avere ciò che si desidera, ma nel desiderare ciò che si ha. Molto spesso, al contrario, le persone si considerano felici e realizzate solo quando possiedono qualcosa: soldi, una bella casa, la macchina nuova… senza rendersi conto che la felicità proveniente dalle cose materiali è volubile e passeggera e che presto quel senso di completezza derivato da essa si trasformerà di nuovo in un insaziabile desiderio di avere. Anche noi giovani a volte ci consideriamo felici solo se “possediamo” o “siamo” qualcosa. Nell’età adolescenziale, la felicità si presenta come qualcosa di effimero: infatti, ogni giorno in noi ragazzi si alternano tante emozioni, spesso contrastanti, e basta poco per passare improvvisamente dal sentirsi “la persona più felice della Terra” allo sprofondare in uno stato di tristezza e insoddisfazione. Di conseguenza, non credo che la giovinezza possa essere considerata “l’età della felicità” in maniera assoluta; anzi, secondo me non esiste un periodo della vita che possa meritarsi a pieno questa definizione. Certo, ogni età ha in sé qualcosa di meraviglioso, e l’adolescenza occupa un posto particolarmente importante perché è l’età in cui scopriamo noi stessi e ci avviamo a diventare le persone adulte che saremo; tuttavia, si tratta anche di un periodo difficile e, come ho già detto, caratterizzato da forti contrasti. Credo quindi che la felicità sia una scintilla che può accendersi in qualunque momento della nostra vita; nasce da un gioco spensierato fatto da bambini, dal sentirsi realizzati nel lavoro in età adulta, dal percepire attorno a sé il calore di una famiglia quando si è ormai anziani. La felicità non è la prerogativa di un’età piuttosto che di un’altra, ma l’emozione che caratterizza momenti diversi della nostra vita, rendendoli speciali e memorabili. Proprio per questo è importante fare nostra la filosofia oraziana del Carpe Diem (Cogli l’attimo) e godere a pieno di ogni istante di vita, per quanto piccolo e insignificante, perché la ricetta della felicità sta nel vivere con passione!

    Sofia Bellini, 3FLL

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  20. La giovinezza è l’età della felicità? No, non penso che la giovinezza sia il periodo della felicità. Si può essere felici a qualunque età e in qualsiasi momento, poiché la felicità è qualcosa che ti senti dentro, che sale, ti avvolge e ti solleva da terra.
    La giovinezza la paragonerei invece alla primavera, un periodo verde, di speranza e di rinascita. L’autunno è finito, ma l’estate è ancora lontana. È anche una fase di transito, dove un attimo c’è il sole e poi compare improvvisamente la pioggia. Dubbi, certezze, soddisfazioni e delusioni ci assalgono, si susseguono e ci attanagliano. Ogni ostacolo superato ci fa assaporare la felicità. Essa è una conquista, bisogna viverla, saperne cogliere ogni attimo. Anche quando la vita ci fa venir voglia di mollare o ci fa desiderare di essere vecchi perché pensiamo che saremmo capaci di affrontare con successo le difficoltà. Ma sono convinta che una volta raggiunta quella tappa mi rattristerebbe il pensare a quegli istanti, a tutte quelle sensazioni che mi sono passate davanti agli occhi e non ho saputo afferrare.
    La giovinezza è un periodo in cui le emozioni si amplificano, è forse il momento più instabile e burrascoso… ma si può essere felici sempre, a tutte le età, basta volerlo e aver voglia di vivere la vita.
    Lisa Barausse, 3FLL

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  21. La felicità è complicata. È una di quelle poche cose che non puoi rinchiudere in una gabbia e affidare a pochi eletti. La felicità appartiene a ogni persona, che sia un bambino, un adolescente, un adulto o un anziano. Dubito che si tratti di una condizione mentale o di un concetto astratto, né tantomeno di un traguardo, di un obiettivo. No. La felicità è una cosa vera perché la possiamo vedere, sentire, percepire. La felicità esiste. È come una spilla, una collana, un bracciale, possiamo nasconderla, esibirla, tenerla in un cassetto, dimenticarci di averla, proteggerla, custodirla o buttarla via. La felicità non scappa. La felicità non resta. La felicità, semplicemente, è nostra e per essere felici l'unica cosa che conta è volerlo. Possiamo volerlo sia quando abbiamo il mondo ai nostri piedi, sia quando cerchiamo di aggrapparci a qualcosa per sopravvivere alla "tempesta", sia quando siamo soli, sia quando siamo in compagnia. La felicità non si trova nelle grandi cose e nemmeno in quelle piccole. Perché ci ostiniamo a cercare la felicità? La felicità è già nostra.

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  22. Secondo me più che della felicità, la giovinezza è l'età della spensieratezza: i ragazzi non sono pienamente a conoscenza della realtà che li circonda e non hanno ancora delle grandi responsabilità. E' il periodo della vita nel quale non si pensa al domani, ma ci si gode il presente.
    "I giovani, a differenza degli adulti, non sanno abbastanza per essere prudenti e quindi tentano l'impossibile, e lo ottengono, generazione dopo generazione".
    3^FLL

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  23. C'è una stagione dell'esistenza di ognuno che chiamiamo gioventù. Spesso si sente dire che una volta passata, la si rimpiange come età dell'oro perduta e ritrovata solo nel ricordo della memoria. Alcuni nel disperato tentativo di ritrovare un'apparente, eterna giovinezza si prestano alle prove più ardue, ma non è questione di maquillage o cure estetiche; sono lo spirito e la mente che hanno la capacità di farti sentire giovane e felice per sempre. La giovinezza e la felicità sono qualità del cuore, di alcuni vecchi diciamo che sono giovani perché qualcosa brilla ancora nei loro occhi; di alcuni giovani al contrario diciamo che sembrano vecchi perché qualcosa in loro si è spento. La giovinezza è il periodo in cui si cerca di capire su cosa fondare la propria vita, su ciò per cui vale la pena spenderla. E' la ricerca del nuovo, di ciò che arricchisce lo spirito e dona felicità al cuore.
    "e sorridevi
    e sapevi sorridere
    coi tuoi anni portati così
    come si porta un maglione sformato su un paio di jeans
    come si sente la voglia di vivere
    che scoppia un giorno e non spieghi il perché
    un pensiero cullato o un amore che è nato e non sai che cos'è..."
    Cit. di un cantautore
    A.O. 3FLL

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  24. La giovinezza è l'età della felicità? No, felicità non è sinonimo di giovinezza, si può essere felici in qualsiasi momento, a qualsiasi età. E come la felicita può essere vissuta in istanti diversi, anche la giovinezza può essere vissuta in modi diversi. Il fatto che per molti gli anni della giovinezza siano anni sereni e spensierati ciò non significa che lo siano per tutti.
    Come diceva Oscar Wilde 'Non c'è nulla al mondo che valga la giovinezza', la giovinezza secondo me va vissuta senza troppe preoccupazioni, godendosi il presente, ma allo stesso tempo deve essere vissuta con responsabilità e coscienza.
    Per trovare la felicità basterebbe dunque vivere senza rimpianti perché sono del parere che sia meglio avere dei rimorsi piuttosto che rimpianti.

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  25. Ogni stagione della nostra vita, ma anche ogni momento, anche il più breve, può essere colmo di felicità, non concordo con chi la ritiene appartenere alla sola età fanciulla. Felicità e tristezza, momenti di gioia a cui ne seguono di bui, sono sentimenti ed esperienze con le quali dobbiamo convivere sin da tenera età . Ritengo personalmente, anche sulla base delle mie, ancora scarse esperienze, che l'avanzare degli anni non provochi un indebolimento nella ricerca della felicità, ma ci consegni una maggiore consapevolezza dell'intrinseco significato di cosa questa parola rappresenti nella realtà. In pratica mi sento di poter affermare che alla mia età si tenda ad essere più spensierati, dando minor peso alle delusioni. Purtroppo non mancano nella cronaca casi esattamente contrari a quanto da me affermato, per fortuna isolati, ma non per questo meno gravi. Noi ragazzi, o quantomeno il sottoscritto e coloro con i quali abitualmente interagisco, di norma siamo più allegri e più felici, di chi ha qualche primavera in più sulle spalle. In base a quanto espresso nelle righe precedenti, credo che la ricerca della vera felicità duri tutta la vita poiché non si può sapere quando la si potrà trovare.
    BR

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  26. Prima bisogna chiarificare cosa intendiamo esattamente per "giovinezza". È forse quel periodo dell'adolescenza dove nascono i primi amori 'seri' e si esce spesso con gli amici e ci si diverte? Se s'intende questo allora come la mettiamo con la scuola? Gli impegni presenti e futuri sommergono molti studenti che, pur non dovendo pensare al mantenimento di un lavoro o di una famiglia, sono comunque stressati e oppressi e il tempo che rimane a loro a disposizione per essere "spensierati" è molto poco. Contiamo anche il fatto che la così bella giovinezza 'si fugga tuttavia' e il gioco è fatto. La vita è già tutta programmata Scuola-(Università)-Lavoro-Famiglia ed è subito vecchiaia. Non esiste più quel "non-luogo" dela giovinezza spensierata; la verità è che noi giovani d'oggi non abbiamo più le risorse e il tempo materiale che avevano a Firenze tanto, troppo, tempo fa ...
    E P

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  27. La felicità è un'emozione, e come tutte le emozioni, fa parte di ognuno di noi. Mi piace pensare a due tipi di felicità: una felicità "istantanea", effimera e passeggera, forte, esagerata, euforica; è tipica dei bambini, che per pochi minuti sprizzano di gioia per un nuovo giocattolo, destinato ad ammassarsi in fondo ad una cesta. Generalmente questa felicità provoca sbalzi di umore drastici e imprevedibili, e se prima il sorriso era smagliante, un attimo dopo, la facile irritabilità e il nervosismo precoce hanno la meglio. Poi, invece, c'è una felicità duratura, che non è di un unico momento, ma di tanti istanti; è la felicità di una mamma e un papà che vedono nascere e crescere il loro bambino, oppure la felicità di dedicare la vita a un lavoro che appassiona. Credo che tutti, prima o poi, finiscono per sperimentare entrambi i tipi di felicità. Da sempre, nella poesia come nella letteratura in generale, la felicità è uno stato d'animo associato indiscutibilmente alla giovinezza. Vero, in parte. Per dare una risposta il più possibile simile alla realtà, penso sia opportuno prendere in considerazione e valutare il contesto storico, sociale e politico che si respira. Non è difficile immaginare che i ragazzi e i giovani del 1490 fossero allegri e spensierati: per loro, la felicità stava nel vedere terminato un fiorente raccolto, oppure nel ricevere un saluto dalla ragazza amata o semplicemente nel partecipare alla festa del paese o al Carnevale. Ecco che quindi l'invito di Lorenzo De Medici a cogliere l'attimo per essere felici è comprensibile e indubbiamente azzeccato per la categoria "giovani" del suo tempo, in cui l'età adulta (dopo il matrimonio) segnava il termine della libera spensieratezza, a causa delle responsabilità e dei doveri da assolvere. Oggi, nel 2014, possiamo dire lo stesso? Credo proprio di no. Con l'amaro in bocca, mi viene da dire che la felicità si sta sempre più allontanando dai giovani. L'insoddisfazione avanza inesorabilmente tra i loro volti: la sazietà non arriva mai. E la vetta della felicità sembra irraggiungibile, offuscata come il fumo che consumano per toccarla, anche solo per un istante, maledetta come il coraggio di mettere fine alla vita. Ad accontentarsi non è più nessuno. Parlare di felicità, ai giorni nostri, sembra un'utopia. Per molti, è più facile parlare di INfelicità. E se all'epoca di De Medici la felicità era un segno di riconoscimento dei giovani, oggi prevaricano la depressione e l'ossessionata insoddisfazione. Ma è davvero impossibile essere felici, allora?
    No. Per fortuna ci sono ancora giovani che incarnano la felicità pura, limpida e semplice. Sono quei giovani con le idee in tasca, con quell'aria pensosa, gli occhi luminosi , le mani sempre indaffarate ma comunque disponibili. Sfornano progetti, hanno sogni nel cassetto e sanno ancora sorridere di felicità, pur essendo sormontati da pensieri e bombardamenti continui dall'esterno. Chi sono questi "giovani"? Non hanno un'età: sono il bambino che da grande vuole andare sulla Luna, il ragazzo delle medie che ha il batticuore per il suo primo appuntamento, la liceale che vuole rivoluzionare la sua scuola, lo studente universitario che partecipa all'Erasmus, il trentenne che sta gettando le basi della sua nuova vita e cerca di realizzarsi nel mondo del lavoro, la cinquantenne che ha ancora la vitalità per lanciarsi in una nuova avventura, il pensionato che con il cuore pulsante d'amore volta le spalle indietro ed è felice della famiglia che ha costruito.

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  28. Giovinezza significherà anche energia e bellezza, ma non sempre a questa si possono associare sentimenti come la felicità. Ci sentiamo dire ogni giorno da persone più mature che la giovinezza è il periodo più bello della vita, dove si passano i momenti più felici, dove risiedono i ricordi più intensi. L'età in cui è permesso fare guai e poi essere perdonati, fare pazzie con gli amici e non curarsi del resto del mondo, scoprirsi pian piano, crescendo e maturando facendo delle scelte. Perciò sì, è vero. Si può affermare che sotto questo punto di vista la giovinezza è un' età spensierata, ma non dimentichiamoci che questa è una delle tante maschere che questa età porta addosso. Questo è anche il periodo in cui si cresce, si cambia, e questi cambiamenti alcune volte fanno paura perciò ci si rattrista, ci si deprime perchè l'unica cosa che si riesce a vedere davanti a sè è un grande muro, che come un ostacolo ci impedisce di continuare per la nostra strada. Anche se in realtà questo è soltanto un muro fatto di nebbia, che ci mette alla prova per aiutarci a superare in futuro i momenti più ardui della nostra vita. Perciò personalmente ritengo che la giovinezza sia il periodo più difficile e intenso, ma anche indimenticabile.
    J.B.

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  29. La giovinezza è l'età della felicità? E chi l'ha deciso? Perchè la giovinezza dovrebbe essere l'età della felicità, e la vecchiaia il momento della tristezza e della malinconia? Personalmente non credo esista un'età della felicità, in cui si deve per forza essere felici, ma esistono solo dei momenti, dei periodi felici, che si possono raggiungere in qualsiasi momento della vita, indipendentemente dall'età. Sarà anche vero che quando si è giovani si è più spensierati, non si hanno troppi problemi per la testa, ma io definirei la giovinezza, in particolare l'adolescenza come l'età del cambiamento, non della felicità. Cambia tutto, ma cambia soprattutto l'umore e lo stato d'animo, continuamente. Ed è così che ci si ritrova ad essere felici, a sentirsi invincibili, si crede di poter fare qualsiasi cosa perchè si è giovani, e poi un attimo dopo è come se si precipitasse dalle nuvole, da questo mondo a parte, per tornare con i piedi per terra, alla dura realtà e ci si sente così tristi e impotenti. Dalle stelle alle stalle, come si dice, in un secondo. Oggi i giovani tentano disperatamente di seguire il carpe diem, "cogli l'attimo", che per i più si traduce in "fai tutto quello che ti passa per la testa fregandotene delle conseguenze perchè tanto sei giovane", nella convinzione che questo porti alla felicità. Io sono convinta che questa felicità sia effimera, per niente duratura e infatti l'attimo dopo si precipita, di nuovo, nella tristezza perchè l'attimo di gloria è finito. Oggi siamo talmente presi dall'idea di dover seguire il carpe diem che alla fine ci dimentichiamo proprio di viverli gli attimi, convinti di dover fare chissà che cosa per raggiungere la tanto ricercata felicità. Tutti che pubblicano ovunque "carpe diem", ma poi in quanti la seguono davvero? ...E alla fine chi crede ancora a questi luoghi comuni che se si è giovani, automaticamente si è anche felici e spensierati e liberi di fare qualunque cosa? Io no, però credo in una felicità reale, che si conquista giorno dopo giorno raggiungendo il proprio equilibrio e seguendo le cose che davvero ci fanno sentire felici, sempre, non solo nell'attimo in cui le facciamo.
    Silvia Biasin 3FLL

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  30. La giovinezza è l'età della felicità? Io credo di no. Senza dubbio quando si è giovani (e non adolescenti) si è più spensierati, non si è afflitti dai grandi problemi della vita e tutto ciò sicuramente contribuisce a essere felici. A parer mio, però, la felicità non ha età, la si può vivere in qualsiasi momento della propria vita perchè, anche se molto spesso non ce ne rendiamo conto, è fatta da piccoli ma intensi attimi.
    Ritengo infatti che la felicità provata nel momento in cui si riceve un regalo desiderato da tempo, sia una felicità effimera che prima o poi è destinata a scomparire; ma vi è anche quella felicità più duratura (e forse migliore) tipica di coloro che pensano la felicità non come una destinazione bensì come una direzione.
    Perchè sì, si è felici quando si vede la propria famiglia che lo è, quando ci si rende conto di avere degli amici su cui contare, vedere realizzato il proprio sogno e notare come con un piccolo gesto si possa rendere felice un bambino, un ragazzo o un anziano. Ecco il motivo per cui, per esempio, ci si emoziona davanti a un bambino dei paesi del terzo mondo che sorridono e ti mostrano quella felicità con la "F" maiuscola solamente dando loro un bacio.
    Sofia C. 3Fll

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  31. La giovinezza è l'età della felicità?

    Quando si è giovani ci si sente leggeri, perché non si sono ancora affrontati i veri grandi problemi della vita. È il periodo in cui la vita si affronta con stupore perché si prova tutto per la prima volta. Spesso ci si sente "infiniti", come se il tempo non dovesse finire mai. Non è tutto rose e fiori, certo: come arrivano le prime gioie inevitabilmente si devono affrontare anche le prime delusioni, momenti difficili, in cui tutto sembra buio e senza via di uscita, ma nella maggior parte dei casi si tratta di momenti passeggeri che con l'aiuto della famiglia e degli amici si riescono a superare. La giovinezza è solo l'inizio della nostra vita, il periodo in cui impariamo a conoscerla. Non la definirei l'età della felicità. Di certo è un periodo meraviglioso, frizzante, di cui conserveremo per sempre bellissimi ricordi, ma sono dell'idea che la felicità non abbia età. Come viene detto nel film Into The Wild, "Dio ha messo la felicità dappertutto, in tutto ciò in cui possiamo fare esperienza. Abbiamo solo bisogno di cambiare il modo di guardare le cose". La felicità non ha né luogo né tempo, è ovunque e sta a noi saperla cogliere.

    G.P. 3FL

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