Evento inaugurale di Corriere innovazione |
È difficile,
dopo aver partecipato all’evento per la presentazione del Corriere Innovazione, nuovo format/magazin/sito/comunità made in Corriere, essere propositivi rispetto
la questione scuola/istruzione/. Soprattutto se, poche ore prima, il
contenitore del mio tempo non era il Diesel Village di Breganze ma l’aula
insegnanti del liceo dove insegno.
Due
pesi due misure si dice.
E invece
no. I due pesi dovrebbero avere le stesse misure. Gli stessi colori e lo stesso
impatto. Solo il pubblico poteva cambiare.
Perché scuola
e innovazione dovrebbero essere un tutt’uno. Una sorta di Giano bifronte iper
connesso , ma speculare. Un costrutto
unico, che si fonde e diviene simbolo del divenire. Parole a vanvera diranno
alcuni, e forse è vero. Ma intanto dentro di me immagino un nuovo reality show
in cui l’obiettivo, per una persona normale, è resistere all’interno di una
scuola. Magari all’interno di un collegio docenti, dove si può discutere per
oltre un ora su quali possano essere i criteri da adottare nella selezione
degli eventuali studenti in esubero al
momento dell’iscrizione. Piccolo
particolare, nella scuola in questione c’è il problema opposto. Di studenti
negli ultimi anni ne stanno arrivando sempre di meno, mettendo a rischio alcuni
posti di lavoro dimostrando che c’è qualcosa che non va. Resistere in un
reality in cui in gioco si mette il non senso, lo spreco dei talenti, o la loro
demolizione (una delle attività preferite della scuola)
Mi
raccomando però, non diciamolo.
La
scuola preferisce continuare a vivere un mondo in cui non esistono
interlocutori se non sé stessa o il passato. Un mondo in cui non ospitare
eventuali confronti ed ascolti, ma dar
spazio alla sola, unica e indissolubile via. Quella dell’autoreferenzialità,
della chiusura. E guardare il resto come se fosse sempre un male.
La vedo
proprio così la scuola. Come un parco giochi dell’irrealtà. In cui si gioca a
un gioco senza senso, che insegna le regole di un mondo vecchio e superato, e
allontana invece ciò che di reale c’è fuori dalle sue porte.
Aiuto
Simone Ariot
p.s: comunque, fuori dalla scuola le cose si muovono. O per lo meno desiderano muoversi. Almeno li'
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