Non conosco l'arte.
La mia cultura
storico artistica è assai limitata. Non un esame di storia dell'arte inserito
nel piano di studio universitario, poche letture riguardanti l'argomento, un
numero di musei visitati probabilmente superiore alla media nazionale ma non
certo elevato. Posso conoscere a grandi linee le caratteristiche di uno stile o
di un determinato periodo artistico, magari facendo il nome di un qualche
autore punto di riferimento. E poco altro. Se vedo un quadro, o se sento il
nome di un autore che non sia il solito Raffaello o Picasso, non arrivo
nell'immediato a contestualizzarlo, immaginando una dopo l'altra le opere che
portano la sua firma, come invece potrei fare con gli autori della letteratura
italiana.
Sono insomma un
semianalfabeta artistico. E se aggiungiamo il fatto che le mie doti grafiche
nell'utilizzo della matita o dei pennelli hanno solo il merito di farmi
prendere del ridicolo, posso certamente dire che non sono certamente una
persona dalla formazione o dalla cultura artistica.
All'arte però mi
sono avvicinato anch'io. In punta di piedi direi, con la posizione distaccata
di chi sa di non sapere. Forse non ho scelto di avvicinarmi, ma mi sono trovato
lì. E il contatto è stato sicuramente privilegiato. L'arte la sto conoscendo
partendo dagli artisti, che questa volta non sono morti da almeno cent'anni, ma
se ne stanno lì, davanti a me, a raccontarmi la loro storia. Per il lavoro che
faccio, infatti, mi è capitato e mi capiterà di raggiungerli, ascoltarli e
raccontarli attraverso un articolo, o una mostra.
E' buffo, perchè
sarebbe più logico pensare che questo possa capitarmi con la letteratura. E
invece no, a prendermi per mano sono gli artisti delle arti figurative e
pittoriche, oppure gli architetti e i designer, a metà strada fra arte e
professione. Nel tempo ho cominciato a conoscerli, inizialmente
osservandoli in silenzio.
Con loro in molte
occasioni si è creato un rapporto di reciproco scambio, dove io me ne stavo ad
aspettare che si creasse quel clima che mi permettesse di chiedere loro
qualcosa, spesso indipendentemente dalla necessità giornalistica. Da uno sono
diventati due, poi tre......ora non saprei contarli tutti, ma ho una certezza.
Conoscere l'arte attraverso questo modo è decisamente meglio. Capire, o cercare
di capirla direttamente dall'incontro con persone come Bruna Lanza, Giorgio
Dalla Costa, Mattia Trotta, Toni Zarpellon, Stefano Luciano ed altri ancora è
un privilegio. Anche loro sono tra i protagonisti dalla contemporaneità. Sono loro che
vedono le cose prima degli altri e che possono anticiparcele, mostrarcele. Ed è
un enorme privilegio. Non solo per il fatto che spesso e volentieri i nostri
incontri si concludono con una loro opera che mi viene data in omaggio, ma
soprattutto perchè mi consentono di guardare le cose con uno sguardo diverso,
che spesso si spoglia di una serie infinita di costrizioni e pregiudizi che in
modo quasi paradigmatico abbiamo.
Bruna Lanza |
Toni Zarpellon |
Mattia Trotta |
Giorgio Dalla Costa |
Stefano Luciano |
Ieri ad esempio ho
conosciuto Toni Zarpellon, un artista da cui dovevo stare poco più
di mezz'ora. Alla fine le ore sono diventate quattro, in mezzo c'è stato un
trionfo di penne all'arrabbiata e tante, tante storie raccontate. Le storie
delle cave di Rubbio, dove con pennelli e colori ha trasformato la roccia in volti e sensazioni umane, oppure la storia che l'ha portato a cercare una pace
quasi in mezzo al bosco, sulle colline di Marsan, dove la sua casa/studio è un
deposito di memorie, teorie, opere. "Geni si nasce, imbecilli si
diventa". Questa frase era scritta in un cartello appeso
all'entrata di casa sua, fiera e rivelatrice di una verità forse un po'
scomoda. Una grande verità. Eppure pare quasi che ogni giorno, quasi
faticosamente, scegliamo un po' tutti di diventare imbecilli, scordandoci di
alcuni bisogni naturali, del contatto con noi stessi, l'altro, la natura,
risucchiati come invece siamo dalla frenesia e da tempi che corrono e
stritolano.
Arte per me è anche
questo, incontrare una persona che aiuta a far pensare, a mettere in
discussione alcune proprie sicurezze, a sentirsi stabili nell'instabilità.
p.s: Toni Zarpellon
è un signore. Mi ha accolto a casa sua e mi ha offerto un pranzo che non
dimenticherò.